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Giuseppe Sala sul palco della Nazione, sipario a sinistra

salapag99Sono le 23 e sei minuti quando Giuseppe Sala, detto Beppe, entra tra gli applausi nel Teatro Elfo Puccini, acclamato come nuovo sindaco di Milano e non – come la cronaca vorrebbe – soltanto candidato. Parte a tutto volume Heroes di David Bowie, e vabbé, dettagli. La forbice che lo divide dalla seconda classificata. Francesca Balzani, non è ampia come si credeva (24.961 voti contro 20.056), e anche il terzo classificato, Pierfrancesco Majorino se l’è cavata bene (13.589). Del quarto aspirante, Antonio Iannetta, votato più o meno dai parenti (432), non è il caso di dire, ma insomma, quel che si mormora in teatro, dalla parte degli anti-Sala, è che il tafazzismo ha vinto ancora e che le due sinistre di Balzani e Majorino, correndo divise, consegnano Milano al manager spinto da Renzi, votato da Cl, endorsato da Verdini e incoronato re dell’Expo.
Corsi e ricorsi: cinque anni fa (era il 31 maggio del 2011), in quello stesso teatro si celebrava il battesimo di una delle pochissime cose di sinistra funzionanti in Italia, l’esperienza arancione di Giuliano Pisapia. E oggi, senza malizia, se ne celebra il funerale. Il candidato sindaco del centro sinistra a Milano (o del pd tout-court) è stato per anni il direttore generale del Comune gestione Moratti. Come dire un ribaltone notevolissimo. Lo spirito quasi risorgimentale che aveva accolto Pisapia muta oggi in Restaurazione piena, il che – dice qualcuno – racconta bene di come la moderna città di Milano non sia così diversa dalla morta gora della politica romana: un uomo di destra alla guida della sinistra.
Sul palco del Teatro Elfo Puccini domina quel che ha dominato – al netto di qualche minuscolo sgambetto – durante la campagna elettorale, cioè un appiccicoso fair-play. Nessuno tira in ballo i cinesi beccati a fotografare la scheda elettorale – come si fa in certi posti calabri e siciliani – e la loro massiccia partecipazione (le interviste e i filmati sono a tratti esilaranti), ed è giusto così: nessuna polemica, nessun complottismo. Milano, da sempre laboratorio politico nazionale (da qui venne Craxi, da qui venne Silvio buonanima, da qui venne anche l’eccezione Pisapia), si mostra oggi allineata e coperta alle scelte nazionali, e Sala è un sindaco perfetto per il renzismo: non è un politico (basta Lui), non è uno stratega (basta Lui), è un funzionario (basta a Lui), una specie di prefetto, una continuazione di Matteo Renzi con altri mezzi. Perfetto. Assai divertente lo scenario se verrà confermato come sfidante di destra quello Stefano Parisi che fu anche lui direttore generale della Milano morattiana, una specie di derby Milan-Milan, o Inter-Inter. Insomma, due candidati, uno di destra e uno di sinistra, con la stessa identica storia: di destra. Fin qui la bella serata a teatro.
E poi c’è Milano. A votare alle primarie sono andati in 60.900, bella cifra anche se lontana dai 67.000 che votarono a quelle vinte da Pisapia. Più che i numeri, in questo caso parla il clima: poco entusiasmo, battimani moderati, nessuna esultanza, come avviene in quelle partite di cui si sa già il risultato. E anche le promesse elettorali, tutte un po’ annacquate: scoperchiare i Navigli (Sala) o mezzi pubblici di superficie gratis (Balzani) non sono cose che scaldano i cuori come cacciare la “junta” Moratti dalla città. Non si farà né l’una né l’altra cosa, ovvio, e anche tutte le belle parole sulle periferie resteranno periferiche. Milano, con un certo spirito conservativo, si aggrappa al suo sogno appena finito, l’Expo, si affida a chi l’ha saputo portare fino in fondo e a chi ne ha sostenuto la narrazione di operazione vincente. Anche le richieste di far vedere i conti di quella vittoria, per ora soltanto presunta, sono cadute nel vuoto, e si capisce ora che erano soltanto piccole schermaglie. Brindano oggi i renziani di stretta osservanza, Cl che si credeva ferita a morte e ha ora un candidato sindaco vincente, i poteri forti che con un manager tratteranno come in un consiglio d’amministrazione, e i critici del “partito della Nazione” che potranno tuonare il loro noiosissimo “io l’avevo detto”.

Il teatro si svuota lentamente tra chiacchiere e sigarette fumate al freddo: qui c’era stato il battesimo della sinistra al governo della città, qui si è svolto il festante funerale, e di sinistra a Milano non si parli più. Anzi no. Al bar del teatro, se chiedi una Coca-cola ti dicono che hanno solo quella de L’Altromercato, equo e solidale. Ecco. Parola d’ordine: accontentarsi.

9 commenti »

9 Commenti a “Giuseppe Sala sul palco della Nazione, sipario a sinistra”

  1. Io l’avevo detto.

    da david   - lunedì, 8 febbraio 2016 alle 09:54

  2. Io non l’avevo detto, ma lo avevo pensato!… Sono le primarie bellezza. Il re è nudo, non è “burqato” con stupidi paraventi. La sinitra si evira per fare dispetto alla moglie? Ma no, la sinistra renziana è così dalla nascita. Speriamo che qualcosa di sinistra torni finalmente alla luce a Milano dalla coalizzazione in pectore dei partiti PRC, PCI e PSI… Altrimenti, buona destra nazionale popolo bue! Grillo?… Assente per motivi di coscienza,

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 8 febbraio 2016 alle 12:58

  3. Il Fatto Quotidiano online ieri titolava “harakiri” della sx del Pd,ho già scritto che sono decenni che la medesima gli piace perdere facile,per simpatizzare con il governo nazionale hanno presentato due candidati simili,il risultato si è visto ieri sera dando strada libera alla protesi del caimano toscano.

    E con una sx del genere mi auguro che turandosi tutti gli orifizi,chi ha votato Pisapia anni fa percorra una sola strada alternativa,quella che non è riuscita a smarcarsi dalle due presenze ingombranti,diventata la vera e propria zavorra del movimento,almeno a livello locale per la regola del meno peggio si può percorrere.

    Sempre in libertà di coscienza chiaramente.
    ..

    da Ivo Serenthà   - lunedì, 8 febbraio 2016 alle 14:37

  4. Da quando esiste la sinistra socialdemocratica ha sempre proposto candidati eleggibili dalla destra. Perchè a destra sono in tanti ed a sinistra in pochi. È solo aritmetica, valevole a tutte le latitudini e per tutti i carrieristi di professione. Pensare che Milano possa essere una zona off-shore dell’aritmetica è purtroppo illusorio …

    da Marco da Zurigo   - lunedì, 8 febbraio 2016 alle 16:39

  5. però una cosa.
    facciamo che avessero vinto balz+majo.
    grande sconfitta del Renzi, certo.

    e poi?

    cioè Balzani e Majorino sono bravi politici che si faranno pure, ma a me non pare che abbiano (almeno ancora)la statura per un progetto Pisapia.

    x cui, se non si riesce a produrre una candidatura migliore, ci sta che pur di poco il candidato + votabile prevalga. Unica speranza: che non parta una crociata per un candidato di sx che non ha partecipato alle primarie, questa sarebbe una grossa scemata

    Del resto questa non è la fine del sogno, o della sinistra. certo bisogna vedere se i due candidati perdenti partecipando al progetto riescono a completarlo tornando a un arancione.

    Alessandro, xché escludere che possa succedere?

    da glk   - martedì, 9 febbraio 2016 alle 12:59

  6. Caro Glk,
    a parte che sui sogni (e sulla sinistra) sono diventato un po’… ehm… realista. Dico solo che Sala non ha una storia di sinistra (anzi, era direttore generale con la Moratti), è un manager a cui hanno arrestato sotto il naso tre o quattro “bracci destri” senza che lui si accorgesse di nulla, ha lungamente mentito sui numeri di Expo… insomma, diciamo che non lo considero adatto a fare il sindaco di alcunché, e certo non con il mio voto… Sul resto non dico, e va bene tutto (nemmeno io penso che Balzani e Majorino siano ‘sti campioni). Penso invece che Pisapia abbia gestito male la sua uscita, che lui e Balzani che vanno a Roma a incontrare Renzi non è un bello spettacolo, e che Majorino avrà prima o poi qualche incarico (deputato? assessore?). Ma mi rendo conto che sono illazioni. Non capisco perché chi vuole non possa partecipare alle elezioni se non ha partecipato alle primarie… esiste pur sempre il diritto di rappresentanza, no? A me dei nomi che girano (Sala, Parisi, Passera…) non mi rappresenta nessuno…

    da Alessandro   - martedì, 9 febbraio 2016 alle 14:12

  7. senza polemica

    ma non c’è un po’ di contraddizione tra esser realista (sul sogno e sulla sinistra) e sul votare chi (pensi che) ti rappresenta, puntando solo al diritto di tribuna?

    in fondo le primarie servono a individuare il candidato in maniera non precostituita: io non sono un renziano, ma bisogna riconoscere che almeno ha saputo perderle.

    dall’esperienza associativa universitaria ho tratto un insegnamento: il miglior candidato è quello che c’è. tra l’altro io votai Pisapia alle primarie senza alcuna speranza; non è corretto ora disconoscerle xché stavolta va su chi non si condivide

    e infine: se deve essere un manager, tra i tre è quello più “socialmente” responsabile. almeno questo..

    ma le tue osservazioni restano sempre da leggere, chiaramente

    da glk   - martedì, 9 febbraio 2016 alle 15:49

  8. Glk,
    ma non è questo! E’ che io non voterò Sala, né nessun altro del Pd. Punto. Spero sia un diritto riconosciuto…

    da Alessandro   - martedì, 9 febbraio 2016 alle 15:56

  9. Ho la brutta impressione che il non votare non sia tanto un diritto quanto ormai la privazione di un diritto, determinata dal maggioritario sempre più esasperato.
    Per questo spero nei comitati per il no al referendum.
    Sulle primarie secondo me se fai le primarie di coalizione ti assumi delle responsabilità politiche; poi certo che puoi fare quel che ti pare ma perdi credibilità (se non l’avevi già persa facendo le primarie di coalizione).

    da david   - mercoledì, 10 febbraio 2016 alle 17:31

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