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Un po’ di tristezza e tanto affetto. Perché lascio il manifesto

Ecco un pezzo (un post, come dite voi) che non avrei mai voluto scrivere. Però, che cazzo, può succedere. E ora succede.
E io me ne vado dal manifesto, che per quasi quindici anni è stata la mia casa. Una casa calda e comunista, una cosa di cui poter dire con orgoglio: è il mio giornale. Provate voi ‘sto brivido: oggi – ma anche ieri – scrivere per un giornale che avreste anche comprato da lettore è un privilegio non da poco. Per più di dieci anni ho avuto in quella casa la mia stanzetta domenicale in prima pagina: trenta righe per ridere del mondo cattivo. Consolatorio, forse, a volte amaro, un po’ feroce comme il faut (è la satira, bellezza), ma sempre vero. Quella casa oggi non c’è (quasi) più. Il mio tinello marron, era sgarruppato e spartano, ma era mio. Ora un po’ di muri sono venuti giù, il camino non tira, la cena è fredda, Rossanda se n’è andata, alcuni sono stati trattati peggio di quel che meritavano, ed era gente che meritava il meglio (penso a Marco d’Eramo e ad altri). Ma non è questo. Non è solo questo. E’ anche – gli elenchi non mi piacciono e non ne farò – una progressiva irrilevanza, un lento disossarsi, un costante assottigliarsi di senso. La sensazione è che sul manifesto di oggi potresti annunciare la terza guerra mondiale e nessuno ne terrebbe conto. Facciamo notizia, noi del manifesto, solo quando ce ne andiamo sbattendo la porta.
Quando ho letto l’annuncio che Rossana se ne andava con eleganza, quella meravigliosa ragazza del ‘900, la notizia era su tutti i siti di tutti i giornali. Su quello del manifesto no. Per dire. Nemmeno sulle nostre vite siamo rilevanti. E quel titolo “Noi siamo qui” che ne ha dato notizia il giorno dopo sul quotidiano era lo stesso che si fece dopo una bomba fascista alla sede del giornale. Insomma, un po’ troppo (segue ritiro delle firme di alcuni… uff!… giornalisti… non sono cattivi, è che li disegnano così).
So perfettamente che i compagni che fanno il giornale sono assediati. Che hanno i creditori alla porta, il curatore fallimentare in casa, come in una canzone di Paolo Conte. E che fanno quello che possono, un po’ con la sindrome di chi sta in trincea, di cui non si può fargli una colpa. Non è per loro che me ne vado, anche se dopo tante letture non so bene ancora cosa possa capitare al manifesto. E non è furore o rabbia, non è sbattere la porta, non mi va di farlo a casa mia, e non ne ho motivo.
E’ solo la grande tristezza di dover traslocare da un posto che ti piaceva perché non è più tuo, e questo lo capiranno tutti quelli che dormono in letti in prestito o che cercano un posto dove stare. Tutti vogliamo cose che non abbiamo più. Io ne rivorrei tante, e tra queste rivorrei anche il mio manifesto come l’ho avuto per anni. Ma so che non si può. E quindi. Non facciamola lunga.
Ho un vantaggio rispetto a tanti compagni che stanno lì, che ne sono usciti da poco o da tanto: io ero fuori dalla mischia. Milanese e corsivista, lontano dalle dinamiche del gruppo, all’oscuro (volutamente) dei giochi interni, distante dai personalismi e dalle paturnie che ogni collettivo, inevitabilmente, contiene. Dunque, si capirà che non sono iscritto a una fazione o a quell’altra (sì, mi dicono dell’esistenza di fazioni…) e non me ne frega niente. Nessuno, in più di dieci anni di corsivi cattivi, incazzosi, ridanciani e assurdi mi ha mai toccato nemmeno una virgola. Di questo (e di altro) ringrazio tutti i direttori che ho incontrato e avuto al giornale. Nessuno mi ha detto “è meglio non scriverlo”, nessuno mi ha ricordato una linea da seguire. E’ un privilegio immenso, che non posso scordare. Una bella cosa: da un lato stempera la rabbia, e dall’altro aumenta la tristezza.
Io spero vivamente che il manifesto viva e che abbia una buona vita futura. Mi dicono che è assai difficile, ma gli auguri, sapete, non devono mica essere in discesa. Mi piace pensare che lo leggerò e comprerò ancora, magari con quella nostalgia di chi passa davanti a un palazzo e dice: io una volta abitavo qua. Lo spero, per loro e per quelli che lo leggono. Il Fatto Quotidiano mi offre ospitalità. Avrò lì una mia stanzetta, sarà ugualmente libera e ugualmente (spero) divertente. Come dire: non vado su Saturno, non sparisco. Resto qua. Solo, trasloco. E’ triste, ma succede. Ciao.

40 commenti »

40 Commenti a “Un po’ di tristezza e tanto affetto. Perché lascio il manifesto”

  1. la tristezza è vedere che anche chi, come te, che sta(va) fuori, invece di buttarsi nella mischia e lavorare per salvare il giornale – “la tua casa”, abbandona allettato dalle offerte dello squalo di turno.
    si tristezza, ma anche un po’ codardia.

    da iggy   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 10:42

  2. Alessandro, hai fatto benissimo, mi chiedevo cosa ancora stessi aspettando. Il manifesto e` morto, qualcosa di diverso rinascera` dalle sue ceneri.

    da Enrico Marsili   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 10:48

  3. Capisco l’amarezza di a.r…. A volte si lascia anche per il troppo amore… In bocca al lupo nella nuova stanzetta indipendente del Fatto Quotidiano.

    da Vittorio Grondona   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 10:56

  4. Sono un lettore del manifesto da sempre, fin dal suo primo numero. Dai miei sedici anni ad oggi, il manifesto mi ha aiutato a comprendere il mondo, fornendomi dei preziosi strumenti: tra questi ci sono stati anche i corsivi di Alessandro, sempre divertenti ma soprattutto acuti e stimolanti. Ma ora una straordinaria esperienza durata oltre quaranta anni sembra essere giunta al suo termine. Un enorme IN BOCCA AL LUPO! ad Alessandro. E a tutti noi, lettori e simpatizzanti del manifesto, ne abbiamo tanto bisogno.

    da Sandro Vasselli   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 10:56

  5. Spero che ci darai la possibilità di entrare nella tua prossima stanzetta (blog) del Fatto per leggere e commentare i tuoi pezzi. Tutto cambia prima o poi. Questo giornale da molto naviga con mare forza 7 e non è un bel navigare. Noi siamo stati fortunati a goderci il meglio fin dalla sua nascita. Comunque sia andrai a stare in un posto senza editori impiccioni e rompiballe. Buona domenica a tutti. Sono andato al seggio alle 9 e anche oggi c’è la fila. Incrociamo le dita.

    da Edoardo   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 11:32

  6. Caro Alessandro,
    come sai, che te ne vada ci dispiace assai. Non è possibile descriverti l’atmosfera di ieri in redazione senza avere il tuo corsivo da passare e titolare. Credo che oggi i lettori provino lo stesso. Soprattutto perché al tuo posto c’è l’annuncio della vendita del giornale entro il 17 dicembre.
    Molte cose, forse, si spiegano così, senza tanto girarci intorno.

    Mi dispiace soltanto che qui scrivi cose un po’ diverse da quelle sul giornale e diverse, anche, da quelle che ci siamo detti a lungo per telefono. Non mi stupisce ormai più niente. Però se perfino te rilevi che il sito del manifesto è stato fermo il giorno dell’addio di Rossana mi cadono le braccia.
    Non so come dire, al sito non c’è NESSUNO. E’ un lavoro volontario aggiuntivo rispetto a quello per il giornale cartaceo. Forse queste cose almeno tu le sai. Altro che “manipolo”, qui ci sono volontari che provano a dare una seconda chance a una storia di 40 anni. Stremati, inadeguati, soli.

    Del titolo “siamo qui”: in centinaia di lettere nessuno ha pensato che il “siamo qui” del 2012 fosse identico al “siamo qui” del 2000. Se poi pensi che abbiamo voluto dare consciamente o inconsciamente della fascista squilibrata alla nostra fondatrice non lo so. “Siamo qui” nasce proprio da questo: dalla risposta a un giorno di assurdo bombardamento mediatico partito da MicroMega grazie alla complicità di qualcuno di noi (che si è guardato bene dal manifestarsi) e dilagato sull’homepage di Repubblica, Sole, Stampa, Unità, etc. Lette, come sai, da milioni di persone. Non c’è nessuna “sindrome da trincea”: il giornale è fallito il 3 febbraio. Scaricare tutte le responsabilità di questo fallimento su chi rimane (tu non lo fai ma altri sì) lo trovo la cosa più violenta (e falsa) mai subita in vita mia.

    I traslochi sono comunque una cosa positiva.
    Qui hai conosciuto persone che ti vogliono bene. E te ne vogliono ancora.
    Ciao. Noi siamo qui.

    Matteo Bartocci

    da Matteo Bartocci   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 11:42

  7. D’accordo che il Manifesto viva una spirale d’evanescenza, sia diventato sempre più di nicchia (non di minchia spero) e non so che beghe interne abbia, però date il senso di chi abbandona un familiare sul letto di morte. ADDIO all’ennesimo quotidiano, e forse ultimo baluardo, della SINISTRA.

    da Giorgio Barletta   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 11:51

  8. Caspita, se mi dispiace!!!!!!
    Leggo il manifesto da vent’anni, l’ho portato nelle scuole nelle quali ho lavorato, nelle loro biblioteche. Ci sono numeri antichi, se non sono stati buttati via, come molto altro, nella biblioteca del liceo dove ho lavorato per 14 anni. Da quei numeri, dalle giornate nelle quali arrivavo al lavoro con il manifesto tra le mani, ho tratto conoscenza per me e per molti alunni di allora. Attraverso il manifesto mi facevo anche conoscere, ché, mica tutti lo leggevano, e, soprattutto, non ne facevano bandiera. Io sì. Convinta della sua indipendenza, della qualità della sua informazione, della sua onestà. No, non ho seguito molto questa lenta fine. Ancora oggi nutro molto affetto per il manifesto, non capisco bene i motivi, come se non volessi, se stessi sperando che una fine non ci sarà mai…però, tutti questi abbandoni. Mi dispiace, ecco. Davvero, molto. Continuerò comunque a leggerlo e a leggere te, qui o dove andrai. Ciao

    da Tiziana   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 11:54

  9. mi mancherà il pezzo domenicale… in bocca al lupo!

    da eve   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 12:16

  10. Questo non fa affatto bene!
    Non va bene che tu lasci il Manifesto in questo momento difficile. Non va bene che traslochi in quel covo di carbonari destrorsi che è il Fatto.
    Tu non hai bisogno di “moneta”: sei un autore brillante, oltre che “corsivista”.
    E allora perchè non rimanere per tentare di salvare un “bene comune”?
    Perchè approdare in un giornale che è esattamente l’opposto (come formazione di chi scrive, come ideali, come qualità dell’informazione, come livello intellettuale) del giornale che ti ha formato e tanto ti ha dato (almeno questo sembra di capire dalle tue parole)?
    Io credo che siano state delle cattive “sirene” a farti prendere questa decisione e spero che, presto, quando Il Manifesto ritornerà alla “tranquillità”, tu potrai ritornare nel posto che più è adatto ad uno come te.
    Io non compro quello schifo di giornale, per cui continuerò a leggerti solo qui: seguo il tuo blog e ti seguo anche su twitter, quindi difficilmente mi scapperà qualche tuo pezzo.
    Ti auguro tutte la fortuna del mondo, perchè sei maledettamente in gamba; ma noi qui si continua a leggere comprare e sostenere Il Manifesto…

    P.S. Per assurdo preferirei saperti collaborare con La Repubblica o con La Stampa: avrebbe più senso…

    da Yerle   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 12:24

  11. L’ultima cosa e poi lascio per sempre.

    La domanda è: chi reclama (giustamente) il diritto individuale a “traslocare” è disposto a concederlo anche agli altri?
    Perché, caro Alessandro, tu dici che è giusto voler cambiare aria, e di quelli che restano invece dici che trattano male gli altri e “ne hanno fatte un po’ troppe”?

    E se volessimo traslocare proprio il manifesto, ma non come singoli, come collettivo? Se stessimo proprio cercando di ritirare su quel muro sgarrupato e quel camino che non tira? Oppure se volessimo andare in una casa senza camino ma con i termosifoni, che sono passati 40 anni?

    Fuor di metafora, il manifesto di 20 anni fa era sgarrupato come oggi, non era mica una portaerei molto più rilevante di adesso (in proporzione allo stato della sinistra, anzi, oggi siamo dei giganti).

    A volte, in chi lascia, ho come l’impressione che dica: io sono cambiato, voi anche. Però il mio cambiamento è bello e legittimo, il vostro è brutto e non mi piace più. Provare a cambiare insieme, invece, non è stato fatto. E questo mi dispiace moltissimo.

    C’è sempre una lettura nostalgica del manifesto, una mitizzazione del passato. Tipo quanto era verde la mia valle. E invece non lo è mai stata. Mai. Nemmeno agli inizi. E’ stato scontro e incontro tra diversi. Sempre. Gli ammutinati del Bounty…

    Il manifesto è una vecchia quercia. Che forse non si può trapiantare, di certo nessuno la vuole potare trasformandola in un bonsai da salotto.

    Matteo Bartocci
    (il manifesto)

    da Matteo Bartocci   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 12:51

  12. per anni Il Manifesto mi ha dato il piacere di leggere un quotidiano, purtroppo ora non é piú cosi
    Robecchi ti seguiró sul Fatto, perlomeno questa é una notizia positiva, sarebbe potuta andar ben peggio, metti che andavi all´unitá…no questo é impossibile, un comunista che scrive sull´unitá questa é fantascienza

    da king Mob   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 14:21

  13. porc.. mi dispiace, per il Manifesto soprattutto, che comunque contibuerò a comprare. E beh si sa che il Fatto tira, merito di chi lo dirige e di chi ci scrive ovviamente e di cosa c’è scritto (non sono d’accordo che il Fatto sia un covo di carbonari destrorsi, a loro modo una rivoluzione -quella per la legalità- l’hanno fatta e la stanno facendo (e il cielo sa se in questo paese ce n’è bisogno), ma ovviamente ci sono ancora tante ‘rivoluzioni’ da fare e c’è spazio assolutamente per tutti. In bocca al lupo doppio, a te e al Manifesto :)

    da paola   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 18:10

  14. dal Manifesto (e da Radio Popolare) sono usciti tanti bravi giornalisti. Una specie di super scuola di giornalismo, per decenni.
    Se si va a vedere, negli ultimi anni gli unici quotidiani che hanno avuto successo sono stati Libero e il Giornale: il momento è quindi dei peggiori… Speriamo nel Fatto, e speriamo anche che il Manifesto possa continuare.

    da giuliano   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 20:09

  15. L’hanno detto in tanti che è una notizia triste, lo dico anch’io. Dopo tante domeniche di “voi siete qui” mi sento divisa in due: c’è una parte di me che non riesce a capire la decisione di lasciare il manifesto in un momento come questo, rinunciando a sporcarsi le mani e credere ancora un po’ nella possibilità di ricreare uno spazio di cui abbiamo disperatamente bisogno (un bisogno che il Fatto non soddisfa, ma acuisce. Almeno per me.); c’è un’altra parte di me, però, che si fida di te, che sa che non può essere una scelta motivata dai soldi, dalla pigrizia, dalla codardia. E allora magari la sto facendo troppo lunga, ma te lo devo chiedere: perché non ci credi più? Cos’è che veramente ti ha impedito di restare? Perché è “un posto che non è più tuo”?
    Insomma, il manifesto dice “noi siamo qui”, tu non dici più “voi siete qui”, però “resti qua”…io mi sento persa. Chissà che tu non possa aiutarmi a capire.

    Non ti seguirò sul Fatto, ma continuerò a leggerti qui. Perché dei tuoi pezzi ho e continuerò ad avere bisogno!Ciao.

    da Cecilia   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 22:07

  16. posso aiutarti a chiudere gli scatoloni?

    alba

    da alba   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 22:12

  17. Grazie a Matteo Bartocci per averci informato della vendita del giornale. E`la giusta conclusione, sperando (davvero) che qualcuno possa ricominciare, magari in rete o su altri media.
    La prima pagina Siamo qui del 2001 la ricordo benissimo, ho fatto diffusione sotto via Tomacelli il giorno dopo.
    Stavolta e`stato un titolo sbagliato, capita.

    da Enrico Marsili   - domenica, 2 dicembre 2012 alle 23:10

  18. perdemmo il Robecchi di “piovono pietre”, adesso perdiamo il Robecchi de “il manifesto”.
    ma tanto, da qualche parte, gente come noi ci si rincontra. sempre.

    hasta la victoria!

    da stella   - lunedì, 3 dicembre 2012 alle 12:54

  19. Alessandro (scusa se ti dò del tu anche se non ci conosciamo, ma avendoti letto in tutti questi anni….) non sai quanto mi dispiace di non trovare più la tua rubrica. Cosa possono fare i tuoi lettori del manifesto per convincerti a rimanere???? Non voglio credere che lo fai come ha commentato qualcuno per accettare le lusinghe dello squalo di turno……. Ma dai… la tua casa è anche un po’ la nostra casa (da lettori), perderti è come perdere uno che fà parte di un mondo che pensi ti appartenga (nel senso di appartenenza politica). Anche perchè, ma sono io un po’ duro di comprendonio…., dalla tua lettera non mi sembra che ci siano fratture così insanabili oppure c’è qualcos’altro???? Anch’io penso che la gente come noi ci si incontrerà da qualche parte
    saluti comunisti

    da Pierluigi   - lunedì, 3 dicembre 2012 alle 15:10

  20. Si va dove si guadagna bene, dove si consolidano rapporti con persone con tutti e due i piedi bene dentro il circuito televisivo. Arriba il Fatto quotidiano e pazienza per il comunismo, aspetterà (del resto, Riondino e signora con i loro scudi fiscali, il compagno Vauro e vari altri della stessa specie già ci avevano indicato la via della riscossa). Saluti liberisti, come direbbe Travaglio.

    da gino   - martedì, 4 dicembre 2012 alle 13:20

  21. Mi dispiace continuerò a leggerti qui, non sul Fatto giornale anticomunista ciao buona fortuna.

    da Antonio Minino   - martedì, 4 dicembre 2012 alle 16:05

  22. Buona Fortuna,

    Angela

    da ab   - mercoledì, 5 dicembre 2012 alle 07:45

  23. ma il perchè ?

    da alberto   - mercoledì, 5 dicembre 2012 alle 08:17

  24. Credo tu abbia fatto sia bene che male. Il “Manifesto” e’ un cadavere e l’unico dovere dei cadaveri e’ di obbedire al becchino. In questo senso hai fatto bene a lasciarlo. E’ tempo che muoia in pace, altrimenti come potrebbe rinascere?
    Invece, secondo me, hai fatto male a scegliere il “Fatto”: proprio non riesco a farmelo piacere, ma saprai tu meglio di me quello che hai fatto e perche’ l’hai fatto.
    Ultima chiosa sui commenti: alcuni sono veramente pietosi, compreso il mio. Si inizia dai duri e puri, pronti al “dagli al traditore”, continuiamo con il redattore che prontamente ti da’ del dell’ambiguo, se non del bugiardo e finiamo con “Hasta la victoria”. Ma la vetta si raggiunge con il dietrologo del liberismo, Riondino, Vauro, tutti ladri ed arrampicatori.
    Il “Manifesto” e’ morto perche’ aveva lettori come voi.

    da Silvia   - mercoledì, 5 dicembre 2012 alle 11:33

  25. Non capisco esattamente cosa stia succedendo al manifesto. E’ senz’altro qualcosa che va oltre la questione economica perché altrimenti molti addii (Vauro, tu, Rossanda soprattutto) non li capisco.
    Purtroppo non lo capisco nemmeno dopo aver letto questo tuo… post.
    Continuerò a leggerti qui.

    da mansion   - mercoledì, 5 dicembre 2012 alle 14:38

  26. ….money…
    è solo questione di money!
    i soldi, s’incanalano dove se ne producono altri. Punto.
    Il Manifesto non viene comprato perchè è un giornale noioso.
    Scusate se lo dico…ma, inutile far finta di niente.

    Prendete spunto da chi si è fatto dare 2 euro per le primarie.
    Mica scemi, loro!!

    Baci e Abbracci con affetto.

    da Ste   - venerdì, 7 dicembre 2012 alle 12:51

  27. Ecco… È solo un questione di money… Visto come sono facili le cose certe volte? E come cascano le braccia, anche… :(… Mah!

    da a.r.   - venerdì, 7 dicembre 2012 alle 12:57

  28. …buongiorno Alessandro!
    😀

    da Ste   - venerdì, 7 dicembre 2012 alle 13:06

  29. che delusione, Robecchi! Non perchè hai lasciato il Manifesto, ma per come NON hai spiegato il perchè, nonostante il titolo del post

    da adele5   - sabato, 8 dicembre 2012 alle 09:20

  30. Sono una lettrice del Manifesto sin dalla sua nascita, come tale ricordo bene le sue tante crisi economiche e i numerosi periodi di grigiore giornalistico, quando comunque si comprava il giornale perchè era un’azione politica necessaria.
    Rossanda, Vauro, Robecchi ecc non sempre hanno dato al Manifesto quanto dal Manifesto e dai suoi lettori hanno ricevuto.
    Adesso questo fuggi fuggi al fatto quotidiano non è altro che il corrispettivo della fuga dal marxismo al liberismo; io penso che nei momenti difficili occorra contarsi ed essere pronti a sacrificarsi, meglio che chi preferisce i soldi e “una stanzetta tutta per sè”(individualismo capitalista) se ne vada dove ritiene sia più utile per le proprie ambizioni ma senza ammantarsi dell’aurea vittimistica che troppi transfughi stanno spargendo attorno alla propria miseria umana.

    da gianna   - domenica, 9 dicembre 2012 alle 10:56

  31. Onorato di essere accostato a Rossanda tra quelli che dal manifesto hanno più ricevuto che dato. Bene, con la lucida analisi qui sopra (ahahah) direi che io, Rossana e Vauro, possiamo marciare verso il liberismo. Certo c’è gente a cui il senso del ridicolo manca del tutto. Spero non sia un problema mio pure questo…

    da a.r.   - domenica, 9 dicembre 2012 alle 21:15

  32. Caro Robecchi io sono sicuramente ridicola ma tu sei volutamente ambiguo, dal momento che non hai voluto far capire i motivi della tua fuga verso lidi economicamente più sicuri-
    Sono pronta a fare completa autocritica se ci farai conoscere il motivo del tuo abbandono ma insisto nel dire che tutti i giornalisti del Manifesto hanno avuto da noi lettori più di quanto hanno dato, compresa Rossanda, che in quanto essere umano penso possa essere soggetta a critiche.

    da gianna   - lunedì, 10 dicembre 2012 alle 11:00

  33. Caro Robecchi, legga del Carlo Martello di Camilleri (“La gita a Tindari”, pagine 10 e 11): non è che lei, come altri prima, a cominciato a “ragionare”?… E ragionando ragionando, finisce al “Giornale” di Berlusconi?…. Oppure, citando sempre Camilleri, lei ha fatto solo “teatro, indossando costumi e maschere” da rivoluzionario?… Ci faccia sapere.

    da Giorgio   - sabato, 15 dicembre 2012 alle 19:51

  34. Allora volete proprio costringermi a comprare un giornale borghese, che fa le veci più o meno di un gazzettino della questura?
    No grazie.
    Il Manifesto di questi ultimi mesi sembra sempre più simile alla sinistra che fino a poco tempo fa cercava di riunire: frammentato, disperso, pieno di astio. Ci rendiamo conto che stiamo uccidendo uno degli ultimi presidi della cultura politica di sinistra? davvero volete che rimangano solo prodotti come Il Fatto? Non voglio crederci…che enorme amarezza.

    da Simone   - domenica, 16 dicembre 2012 alle 03:35

  35. Ciao Robecchi!
    Il Manifesto è stato il mio giornale per molti anni. Cominciai a leggerlo nel periodo 1985-86 e ho proseguito per più di venti anni.
    Negli ultimi tempi il giornale ha effettivamente perso il suo smalto. La scomparsa alcuni dei suoi fondatori si è fatta inevitabilmente sentire (penso ancora a Pintor, con infinita nostalgia per i suoi corsivi). Progressivamente sono venute a mancare anche altre componenti: la sperimentazione, l’originalità, la particolarità… Mi piacevano molto gli approfondimenti dell’ultima pagina, usciti alcuni anni fa. Costituiti spesso con storie minori, dove potevi trovare un pezzo come quello di Prunetti sul mutamento urbanistico e sociale di Marina di Grosseto. Cose che nessun altro giornale avrebbe pubblicato con tanto spazio. Da qualche anno Il Manifesto ha smesso di sorprendere con la sua impagabile straordinarietà. Da lettore assiduo, non ho potuto non accorgermi del mutamento. Con grande dispiacere.
    Capisco, però, le drammatiche difficoltà di un giornale che va controcorrente e ha cercato di non assoggettarsi del tutto alle leggi del mercato. Come sempre, non resta che continuare a lottare. A Il Manifesto e altrove.
    Auguri di cuore a chi se ne va e a chi resta.

    da Fabio   - domenica, 23 dicembre 2012 alle 11:00

  36. Caro Robecchi,

    a parte il dispiacere nel vedere questa diaspora, rinnovo l’invito che gia altri ti hanno fatto nel chiarire quali siano le tue vere ragioni. Sempre che tu voglia farlo qui.

    con immutata stima

    Paolo

    da Paolo   - lunedì, 24 dicembre 2012 alle 16:03

  37. permettetemi..solo un’osservazione su qualcosa che mi è apparso assai strano…tempo fa il Manifesto, 2002 mi pare, scrisse un articolo “I forza buddhisti” di ANNA MARIA RIVERA nel quale si metteva in discussione l’operato della Soka Gakkai, infatti vi fu una baraonda non da poco. Qualche mese fa, con mia grande sorpresa, in prima pagina, un bell’articolo pro SOKA GAKKAI…chiedo delucidazioni, anche alla GIORNALISTA RIVERA, la quale, da principio indignata, poco dopo mi scrive di non essere riuscita a sapere niente..ok..chiedo al Giornale, il quale con freddezza mi risponde che si tratta di un articolo come un altro..Ne dubito ovviamente, da tempo faccio una pubblica denuncia nei confronti della Sètta, E ,NOTARE CERTE INCONGRUENZE è FACILE..CURSIO, PD , CAPOREDATTORE DELLA SOKA, amico di alcuni giornalisti del MANIFESTO, due più due e non si sbaglia,, ora…siamo in pre elezioni…hmmm sarò sicuramente una persona diffidente..ma se tanto mi dà tanto…chi spiega??

    da margherita manconi   - domenica, 30 dicembre 2012 alle 18:12

  38. La crisi della sx è irreversibile, stà imbarcando a dx sperando di vincere, ma si stà scollando dalla base, dall’idea base, anche, e quindi anche se vincesse non potrebbe che govenare come una dx, consegnando le chiavi della società civile al peggiore del capitale: quello finaziario, delle banche e sale contrattazioni che possono tutto distruggere e mangiare! I giornali ne seguono il declino di una popolazione ormai vecchia, invecchiata precocemente, senza voglia di vivere e difendere il suo futuro, in molti hanno lavorato per portarla là, per renderla inerme e non reattiva, a pochi la possibilità di marcare e pensare alle tristi coseguenze che ci aspettano.
    Hanno dato molti giochi, molti passatempo per non pensare per entrare in azione e per scaricare rapidamente l’indignazione, per essere civili, ma si è veramente civili se ci si lascia asportare l’encefalo o se si permette lo facciano ai ns figli?

    da Gromyko   - giovedì, 10 gennaio 2013 alle 07:18

  39. Robecchi, porta le mie congratulazioni ai tuoi compagni del Fatto, Travaglio, Vauro e Padellaro per la magnifica sponda servita a berlusconi con la regia di santoro.
    Vedi, basta aspettare e tutti i nodi vengono al pettine; buon prosieguo di lavoro in quel crogiuolo di menti fini e cuori impavidi.
    gianna libretti

    da gianna   - martedì, 15 gennaio 2013 alle 09:34

  40. Giallo, Robecchi, il Mucchio e il Manifesto
    http://ossessionicontaminazioni.wordpress.com/2013/01/19/giallo-robecchi-il-mucchio-e-il-manifesto/

    da Francesco Mazzetta   - sabato, 19 gennaio 2013 alle 18:23

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