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sab
27
ott 07

Tre dischi per D – Wyatt, Vedder, Raiz

Robert Wyatt – Comicopera (Domino Records)
Ogni volta che il capomacchina degli antichi Soft Machine apre boccca, è meglio stare a sentire. Anche quando gioca e si diverte come sembra fare qui, dove confeziona un’”opera” densa e leggera, ricca di variazioni e di spunti. L’impasto tra il jazz e la canzone (fino all’inno politico) musiche migranti e pop è sapiente e gioiosamente malinconico. Oltre ai suoi pezzi, notevoli le incursioni in casa d’altri, da Garcia Lorca a Hasta Siempre Comandante Che Guevara, e persino la morbidissima versione di un pezzo italiano (Del mondo, dei Csi). Disco vario e sorprendente, cosa abituale per Wyatt; qui c’è anche una dolcezza sincera e trattenuta. E non mancano gli amici, da Paul Weller a Brian Eno e tanti altri.

Eddie Vedder – Into The wild (Sony-Bmg)
La storia (regia di Seann Penn, da un romanzo di Jon Krakauer) è quella di un ragazzo perso nel Grande Nord, esule volontario nelle foreste dell’Alaska. E così il primo album solista del leader dei Pearl Jam è una colonna sonora. Strabiliante, perché contiene canzoni rurali, bozzetti, accenni e micro-canzoni che sembrano traballare e invece danno equilibrio, si assestano, suonano perfette, sembrano abbozzi e poi scopri che non potrebbero avere altra forma. La cover di Hard Sun (brano di Gordon Peterson, illustre sconosciuto) è pura giustizia resa a una canzone bellissima passata inosservata. Ottimo anche senza aspettare il film (arriverà l’anno prossimo).

Raiz – Uno (Universal)
Reggaedub made in Napoli, della miglior specie, un po’ struggente, un po’ ipnotico, dondolante e variegato. Incursioni sapienti nella musica mediorientale, qualche accenno persino ai neoromantici del Golfo, alla poesia persiana e poi mix e remix, suoni energici un po’ root, ma anche levigature jazz. Non c’è dubbio che Raiz abbia trovato il tiro giusto, le canzoni sono ottime e l’impasto totale più che convincente. Forse sarebbe fare un torto a questo disco dire che si tratta di un ritorno (gradito) al vecchio suono Almamegretta. Perché c’è quello, ma  anche molto d’altro e di più.

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