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lun
16
lug 07

Tre dischi per D – Strummer, McSolaar, Luttazzi

Joe Strummer – The future is unwritten (Sony/Bmg)
Inutile dire che siamo tutti debitori a Joe Strummer. Per quello che ha fatto con i Clash e anche per altre cose che hanno a che vedere con la vita e il rock’n’roll. Julian Temple gli ha dedicato un film, e questa è la colonna sonora, che è a sua volta una biografia. Perché qui dentro suonano i Clash, ovvio, i Mescaleros, ovvio pure questo. Ma ci sono anche altre canzoni, scelte proprio da Strummer durante i suoi passaggi radiofonici. Spunta un Dylan e occhieggia un Elvis, Nina Simone e gli MC5, Guthrie e Cochran. Insomma, non solo la musica di Strummer, ma quella che  amava. Costruito come uno show radiofonico, il film esce ora in Usa, il disco è bellissimo, e farà pensare tutti a quanto ci manca il vecchio Joe.

MC Solaar – Chapitre 7 – (Sentinel west)

Si dice spesso per paradosso che i bravi cantanti possono cantare anche l’elenco del telefono. E allora sentite MC Solaar che mette in fila (in Carpe Diem) tutti gli oggetti della sua gioventù parigina. Elenco di ricordi in forma di oggetti, ma soprattutto il rap più carezzevole, suadente e intelligente che si possa trovare in Francia (e forse in Europa). Le parole (tutte in francese) scorrono lievi, anche quando si passa dal jazzy soft a canzoni più mosse, ad atmosfere più leggere, come in Paris Samba. Alla fine la sensazione è sempre quella: per quanto giochi con le parole e i suoni, intorno c’è sempre aria di Francia, quella Parigi madre e matrigna, quella voce notturna e tranquilla che sembra recitare, e invece canta, e come!

Daniele Luttazzi – School is boring (Edel)

Di Luttazzi si sa tutto. Si crede, almeno. La tivù è i libri, gli spettacoli teatrali e i monologhi: pare proprio un continuo movimento per non farsi intrappolare il cervello. E il suo secondo disco (il primo era l’ottimo Money for dope)  potrebbe essere spiazzante per chi non conosce il Luttazzi musicista. Uno che può mostrarti con coerenza come si possa partire dalla new wave italiana della east-coast per arrivare ai crooner americani, sfiorare il jazz, o il musical. I testi sono in inglese, storie di gente ferita che poi, dice lui, guarda la vita in un altro modo. Un disco sincero e ben suonato, che svelerà a chi non lo conosce in questa veste, un’altra sfaccettatura del talento di Luttazzi. Sorprendente.

1 commento »

Un Commento a “Tre dischi per D – Strummer, McSolaar, Luttazzi”

  1. Credo che Chapitre 7 sia il raggiungimento della maturità di McSolaar. Lo seguo dal suo debut cd e non riesco a non ascoltare questo disco almeno una volta al giorno sul mio Itunes…
    Un cd assolutamente da avere nella propria playlist!

    da Rob Akenz   - martedì, 24 luglio 2007 alle 15:08

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