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Da vedi alla voce Radio Popolare – Piovono Pietre

Da Vedi alla voce Radio Popolare, autobiografia collettiva di una radio ancora libera, a cura di S. Ferrentino, L.Gattuso e T. Bonini, edizioni Garzanti, 2006

 

PIOVONO PIETRE striscia quotidiana a cura di Alessandro Robecchi. Durata, 11 minuti. In onda dal lunedì al venerdì. Prima puntata 7 gennaio 1997. Ultima puntata 14 giugno 2001.

Piovono Pietre fu un lento avvicinamento. La direzione della Radio (Piero Scaramucci) mi forniva indicazioni sull’orario: dalle otto meno un quarto alle otto, l’assoluto prime-time degli ascolti, un pubblico reso fedele dalle abitudini, cui dare un appuntamento quotidiano, una sveglia, una scossa. Nessun altra indicazione se non l’ovvio: il dna della radio, del suo pubblico, quello che siamo e che vogliamo dire. Ci aggiungevo il mio: ritmo spedito, cose da ridere, nausea e sarcasmo per quel buonismo che imperava all’epoca. Sono le otto meno un quarto. La gente va a lavorare, è in coda, è incazzata, è immersa in questi anni di marmellata in cui tutti dicono non ci sono nemici, soltanto avversari. A me sembrava pieno di nemici, invece. Ero incazzato anch’io, ma guardando le cose da sopra, come dalla nave marziana, oddio quant’erano assurde. Un americano usa 500 litri di acqua al giorno, un mozambicano 8. E ogni mozambicano che nasce deve dare 800 dollari all’America. Questo è il mondo, è assurdo, bisogna che qualcuno lo dica, non solo che succede, ma anche che è assurdo. La politica, la vita, il mondo. L’Ulivo era appena andato al governo, la destra catodico-razzista sembrava tramortita, si sarebbero detti anni grigi, senza passione. Ma erano sempre le otto meno un quarto, la gente era incazzata lo stesso, la vita era grama lo stesso, Piovono Pietre era rubato al più poetico dei Ken Loach. Disoccupati che rubano pecore per campare. Eccoci, c’era il titolo.

Con Gianmarco Bachi, che credo mai mi perdonerà, costruimmo alcune tonnellate di nastri di numeri zero, prove, controprove. Lui venne anche per qualche settimana (le prime puntate) a tenere il mixer, prima che mi impadronissi dei cursori e facessi da me. Trovai la sigla, una canzone a me carissima ancora oggi che dava al programma quel tono che il programma voleva essere. Simmer Down è stato il primo ska cantato da Bob Marley. E’ scanzonato e paraculo. Saltella. E’ mesto con la mestizia di chi ci ride sopra. Un po’ amaro, un po’ allegro. Contiene il più bell’assolo di trombone che abbia mai sentito. Contiene la più inspiegabile delle cose inspiegabili: come possano stare insieme sofferenza e gioia, come si possa ridere anche piangendo un po’. Era l’unica sigla possibile. Ci respirai sopra, ci parlai, ci entrai i mezzo, mi sovrapposi e la lasciai scorrere a briglia sciolta per quasi ottocento puntate. Era più che una sigla, era l’idea della forma di Piovono Pietre.

Struttura elementare. Una battuta “sul bianco”, poi la partenza della sigla, i saluti, le battute fresche di giornata sull’attualità. Poi tre-quattro piccoli brani letti (letti veloci, alla garibaldina, come non leggere) su quel che il mondo ci riserva oggi. Stacchi feroci, ska sparato, contrappunti che rimbombavano come schioppettate, e la voce seguiva. Il commento politico, la satira, la notizia che nessuno dà, i primi echi di quello che dopo, molto più tardi, sarebbe stato noto a tutti come lo scandalo della globalizzazione. Ma già allora si privatizzava l’acqua, già allora c’erano guerre (e nostre, dicevano, e giuste, dicevano), già allora la politica non era il palazzo e la vita non era solo qua. Era diverso da quello che si sentiva in giro, ecco, questo lo sentivo anch’io. Era diverso da quel tono di captatio benevolentiae che le radio hanno nei confronti di chi le ascolta. Era un’aggressione affettuosa. Su, è tardi, correte, andate a lavorare! A produrre, bastardi. Era una frustata, niente sconti, questo è il vostro mondo di oggi, bella merda. Faceva ridere. Faceva incazzare.

Arrivavo in radio alle sei, uscivo alle otto e dieci, e si ricominciava: dieci quotidiani, le agenzie, i siti internet, tutto per scovare altre notizie, altre assurdità dal mondo, le più grottesche ingiustizie. E poi scrivere, creare i tormentoni, smontarli, indossare la tuta anticazzate davanti alle più strampalate dichiarazioni dei nostri politici, giocare. Un lavoraccio. Che mi parve strabiliante soltanto dopo – qualche mese dopo – constatandone l’impatto sugli ascoltatori. Da aver paura. Cos’era dunque Piovono Pietre? Cosa diavolo avevamo messo in piedi?
Era un’autocoscienza, anche. Un corsivo politico, anche. Una voce incontrollabile, pure. Controinformazione, certo. Informazione, anche di più. E faceva ridere. Sghignazzare. Incazzare. La gente scriveva per chiedere se era vera la tal notizia, o la tal altra. Era impossibile. Era enorme. Uno chiese indicazioni per comprare parquet equi e solidali. Chiedevano di parlare di più della guerra in Congo, dell’acqua in Bolivia, di quel pirla del sindaco di Milano. Denuncie di ingiustizie,  invocazioni di appelli. La casella mail riceveva centinaia di messaggi. Una piccola trasmissione stava diventando una specie di coscienza collettiva, e quindi appuntamento fisso, irrinunciabile.
Da qualche parte della Bosnia o della Serbia, o non so, un cronista di un telegiornale Mediaset indicò una immensa montagna di ossa umane, cadaveri estratti da una fossa comune, e disse “dedichiamo queste immagini a certi commentatori di Radio Popolare”. E questo perché Piovono Pietre non voleva la guerra, laggiù, come da nessun’altra parte, del resto. Non credevo si potesse arrivare a tanto.
La cosa era più grossa di undici minuti. Premeva. Debordava. Produceva lettere d’amore. Mi dedicavano cataste di morti ammazzati. Ricordo un abbonaggio (in gergo, la campagna abbonamenti di Radio Popolare) in uno degli anni di Piovono Pietre (sarà stato il ’97, il’98, o anche il ’99) in cui sembravo la Madonna Pellegrina. C’era felicità per il successo del programma, gioia per gli ascolti, e un imbarazzo grandissimo, una vergogna profonda per un culto della personalità che era anche affetto vero, ma pesante, presente, di tipo “televisivo”. Andava bene anche quello. E’ la radio. Con la liquidazione di Cuore comprai la casa con la mia compagna. Il notaio non mi fece pagare la mia quota, “perché lei mi fa ridere alla mattina”. Qualche politico della sinistra riformista si fece sentire al telefono col direttore. Non mi venne mai passata una telefonata e quando mi si disse questa volta hai esagerato non c’era nulla, in quella frase, che dicesse anche non esagerare ancora. Piovono Pietre è stato per me soprattutto questo: uno spazio assolutamente, strepitosamente, incredibilmente libero.

Io venivo dalla carta, comunque, dalla satira, sì, quindi da una carta particolare, ma pur sempre scritto, mai parlato. Scoprivo che la voce ha la sua punteggiatura e che le sfumature sono infinite. Che si può essere emozionali con molto meno di un punto o di una virgola. Che si seduce e si respinge. Che una chitarra o una tromba che entrano giuste sono un moltiplicatore di senso. Che Billy Wilder diceva: “Se proprio devi dire la verità, falli ridere. I comici saranno risparmiati”. Dopo decine di puntate, spingere e tirare i cursori del mixer era come respirare, ma più consapevole: come decidere il respiro.

Che gusto c’è a fare il buffone? Perché è bello dire cose che gli altri non sanno e in qualche modo renderli più ricchi? Perché è bello quando ridono a una tua battuta. Io non so dire queste cose e non facciamolo poi così lunga, era solo un programmino alla radio. Nell’anno 1999, però, Piovono Pietre vinse un premio, un premio importante, Il Premio Viareggio per la Satira Politica, sezione radio. Feci il bagno al Forte e mi misi una bella giacchetta e andai alla Bussola, alla serata di gala. Volevo fare un discorsetto, ma prima di me premiarono un signore, un buffo e piccolo curdo di Turchia, direttore della rivista satirica Piné. Incarcerato, picchiato, represso in tutti i modi, e ancora capace di fare la satira, di pensare che far ridere è meglio di tutto, che la gente capisce meglio. Non mi sembrava aria di discorsetto, lui mi sembrava così grande, e alla fine, tutto il resto, anche Piovono Pietre, così piccolo.

Ma Piovono Pietre si mangiava da sola. Dopo cinque stagioni, quasi ottocento puntate, il gioco diventava una citazione di se stesso. Gli stessi che cinque anni prima dicevano mi piace perché fa ridere, ora dicono meno male che c’è almeno quello. E’ consolatorio, dice ciò che l’ascolto di Radio Popolare vuole sentirsi dire. Uno di quelli del marketing direbbe che il prodotto fidelizza i clienti (e come!), ma anche che non ne guadagna di nuovi. Io invece ero stanco di dire sempre, tutti i giorni, qualcosa di intelligente (presunto tale, ovvio) su qualunque cosa, battuta, giochetto, freddura passeggera, ragionamento, parodia, comizio, invettiva, paradosso. Le chiavi erano infinite, e solo una era esclusa: quella di non aver per una volta niente da dire, quella di tirarsi un po’ fuori dalla corrente.
Quello che ho fatto il 14 giugno del 2001, salutando con la solita (dis)grazia paracula e strafottente, chiudendo con una puntata standard, veloce, scanzonata e poi:

“…è l’ultima puntata di piovono pietre… come farete senza di me… ma soprattutto, come farò io senza di voi… ehi… ho un’idea beviamo tutti insieme del cianuro…”

Finiva così, come dire, perché è bello lasciarsi. Anche se poi se ne dissero e chiesero di tutti i colori e le telefonate degli “orfani” di Piovono Pietre si infilarono in onda e fuori onda più volte. Era così semplice, invece: quasi ottocento puntate, oltre un centinaio di stacchi musicali, testi per quasi tremila cartelle, cinque anni di tutto questo.
Ma erano sempre le otto meno un quarto, la gente era in coda, andava a lavorare. Era incazzata come prima e forse di più. Era semplicemente ora di smettere.

Forse serve un pistolotto finale. I complimenti. I ringraziamenti. Dopo di allora ho fatto altre cose e anche le stesse cose. I corsivi di Ballarò (Ballarò, RaiTre, stagione 2001 e 2002) contenevano qualcosa di Piovono Pietre. I siparietti politici scritti per Markette (Markette, di Piero Chiambretti, La Sette, stagioni 2004 e 2005) pure. Verba Volant, (Verba Volant, RaiTre, stagioni 2004 e 2005), il mio programma (con Peter Freeman) ne contiene ancora degli echi. Eppure il senso di assoluta libertà di appartenenza al mezzo che attraversavo per uscire, di famiglia e di tribù che ho trovato intorno facendo Piovono Pietre non c’è stato più. Era proprio un incontrollato stupore: primo, che si potesse fare. Secondo, che lo si facesse davvero.

82 commenti »

  1. Indimenticabile. Indimenticato.
    Un abbraccio
    Piero

    da Piero Scaramucci   - mercoledì, 9 maggio 2007 alle 14:08

  2. Una trasmissione che non si è più ripetuta! Esilarante, intelligente, mi dava la carica ogni mattina.
    Peccato sia finita!
    un abbraccio
    ico gasparri

    da ico gasparri   - lunedì, 21 maggio 2007 alle 22:57

  3. … andavo al liceo in quegli anni, ogni mattina simmer down e robecchi mi facevano ridere e riflettere – quale migliore abbinamento! –
    e “piovono pietre finisce qui” era il perfetto saluto per spegnere la radio ed entrare a scuola. (o se lo sentivo appena uscita di casa.. era il chiaro segno che ero in ritardo e dovevo correre!) :) (mi manca)
    petra

    da petra   - mercoledì, 30 maggio 2007 alle 00:28

  4. immenso, sempre e comunque!

    da Valeria   - giovedì, 7 giugno 2007 alle 11:31

  5. Me lo ricordo. Un periodo in cui era bello svegliarsi.

    da severine   - mercoledì, 20 giugno 2007 alle 17:56

  6. piovono pietre. trasmissione meravigliosa che manca tanto.
    era la carica per affrontare la giornata.
    qualche nuovo progetto????

    da Nicola   - martedì, 10 luglio 2007 alle 13:53

  7. quanto mi manchi!!!

    da miti feliciani   - domenica, 22 luglio 2007 alle 16:45

  8. Quando ascoltavo piovono pietre facevo un lavoro di merda da operaio in catena di montaggio per una azienda di lavoro iterinale. Un lavoro che odiavo, eppure ogni mattina, prima dimettere piede in quella fabbrica di tubi, ridevo di quel riso ironico che ti fa sentire bene.

    Grazie.

    da Alessandro   - mercoledì, 25 luglio 2007 alle 16:56

  9. Il cane Ombra cosa fa adesso che non è più al controllo del mixer?

    da Gibi   - mercoledì, 1 agosto 2007 alle 21:35

  10. Era il 1997 avevo appena lasciato il Salento e con la mia fiat uno diesel targata LE percorrevo tutte le mattine la tamgenziale + l’autostrada da Segrate a Lainate: un inferno.
    Abituato alle strade del Salento qui mi sembravano tutti pazzi nevrotici, e poi finalmente arrivava dalla radio quella melodia di Bob e le notizie-assurde con i commenti che mi facevano tornare il buon umore, ricordo ancora, in coda, una signora che si truccava in auto mi vide che ridevo, e pensando che ridevo per lei si rivolse al marito che era al volante e solo dopo avergli spiegato a gesti che sentivo la radio smise di urlare come un cretino, a che tempi.
    Ciao dal Salento, Agostino

    da Agostino   - martedì, 11 settembre 2007 alle 13:21

  11. Ciao a tutti i compagni di Radio Popolare, vorrei approfittare di questo spazio per comunicarvi l’ apertura di un nuovo progetto musicale in quel di Varese, si tratta della formazione del nostro gruppo che sta finalmente sbocciando e spero passiate a far visita al nostro blog che per il momento è in costruzione…

    Grazie!
    Chimerical Wedding

    da A. Giovanna   - lunedì, 1 ottobre 2007 alle 10:36

  12. Ecco cosa mi manca la mattina, una boccata d’aria fresca.
    Indimenticabile

    da Mondo   - venerdì, 28 dicembre 2007 alle 00:37

  13. Piovono pietre e’ stato il mio primo incontro con Milano e con ERREPI.
    Anche oggi la radio mi fa ridere e incazzare (anche con lei [essa? no, lei!]) e proprio per questo la ascolto. Ma piovono pietre era una specie di droga per tutti i motivi che hai ricordato. E’ bello lasciarsi (con un po’ di cianuro) ma e’ stato bello anche incontrarsi (per parafrasare qualcuno piu’ capace di me con le parole)

    p.s. anche gli editoriali “festivi” di Piero, lenti e pacati, contrapposti all’incalzare della “feriale” piovono pietre hanno lasciato la stessa sensazione.

    da Stefano   - giovedì, 10 gennaio 2008 alle 01:17

  14. Ti ho seguito per anni, tutte le mattine alla radio. Riprendo da qui. Ciao.

    da Natalino   - giovedì, 10 gennaio 2008 alle 16:21

  15. radio popolare ho scoperto di poterla ascoltare anche nella mia città forse intorno al 2000, fuori tempo massimo,; da quanto apprezzavo le rassegne stampa di Robecchi posso immaginare…purtroppo oramai posso solo immaginare.

    da lia   - domenica, 13 gennaio 2008 alle 19:21

  16. Un programma entrato nel mito, che ha lasciato un vuoto incolmabile.

    Ancora ricordo il magone in occasione dell’ultima puntata, forse ho anche pianto (tra una risata e l’altra).

    Grazie Grazie Grazie

    In bocca al lupo!

    da Max   - venerdì, 25 gennaio 2008 alle 15:49

  17. grande alessandro!!!
    Era il secondo miglior modo per iniziare la giornata!!!
    Ma possibilità di recuperare file audio??
    Alla radio non stavano facendo un archivio audio??

    Saluti
    Scinti

    da Scinti   - giovedì, 14 febbraio 2008 alle 14:29

  18. ciao,anch’io ogni mattina l’ascoltavo in auto andando al lavoro…cacchio mi piaceva un casino!!!grazie!
    Marco, Valtellina.

    da marco   - venerdì, 15 febbraio 2008 alle 00:31

  19. conservo orgogliosamente (da psichiatria lo so..)in fondo alla memoria del pc una tua mail di cogratulazioni. si era la vigilia del g8 di genova, ci si sbizzarriva a mandare consigli ‘sovversivi’ via mail.

    da daniele   - domenica, 17 febbraio 2008 alle 12:13

  20. Azz…mi ricordo ancora l’ultima puntata!
    Semplicemente geniale!
    Grande Alessandro!!!

    da Davide   - mercoledì, 27 febbraio 2008 alle 11:15

  21. Svegliarsi la mattina e capire che non sei stata l’unica ad aver trovato assurde certe cose. Grazie per aver trasformato in fatale ironia le assurdità quotidiane di questo mondo di pazzi.

    da Delfina   - domenica, 9 marzo 2008 alle 16:27

  22. Mi ricordo che la mattina alzarsi per andare al lavoro non era cosi gioioso, ma poi in auto con piovono pietre era un buon inizio giornata. VERA SATIRA POLITICA E SOCIALE

    ps: CI MANCHI TANTISSIMO, UN GRANDE ABBRACCIO.

    da claudio   - giovedì, 13 marzo 2008 alle 13:01

  23. Spettacolare,unico…il miglior programma radiofonico che abbia mai ascoltato! Era un appuntamento fisso. Spero che ci sia anche solo una minuscola possibiltà che tu possa rifare qualcosa del genere.

    da Axel 68   - mercoledì, 16 aprile 2008 alle 17:11

  24. facevo il liceo, sperduto in un paesello in brianza, e grazie a piovono pietre ho scoperto vicende e paesi di cui non sospettavo l’esistenza. spesso capitava che fossi così incazzato (o commosso) che entrare a scuola era ancora più difficile
    come dimenticare poi l’invito a beccarsi tutti a genova alla fine di una delle ultime puntate (forse proprio l’ultima?).
    da quando è finita la trasmissione non mi è praticamente più capitato di svegliarmi prima delle otto meno un quarto

    grazie ancora, assai

    da avtpea   - mercoledì, 21 maggio 2008 alle 15:11

  25. Quando facevo i turni di notte nel reparto di medicina A, tornavo a casa distrutta, preparavo la moka, puntavo la sveglia (nel caso fossi stramazzata sul letto) e ti aspettavo.
    tu mi restituivi integro il piacere dell’ascolto, sorridevo amaro, raccoglievo i tuoi pensieri come un rosario da sgranare prima di addormentarmi e intanto crescevo.
    ti voglio bene (anche a Ombra, tanto).

    da marialuisa   - venerdì, 23 maggio 2008 alle 15:40

  26. “Buongiorno ! Buongiorno !” una trasmissione fondamentale … non e’ possibile risentirne qualche puntata qui o sul sito di Radio Popolare ? magari scopriremmo che la politica di quegli anni era quasi quasi meglio..

    da piero   - venerdì, 6 giugno 2008 alle 13:52

  27. quanto ci manca PiovonoPietre! e quanto mi faceva incazzare, all’epoca, ricordo che certe mattine NON l’ascoltavo per non guastarmi la giornata…
    però mi unisco al coro qui sopra: posta qualche spezzone audio :) o meglio ancora, fai un PiovonoPietre settimanale, di materiale ce n’è in abbondanza

    da steff   - martedì, 10 giugno 2008 alle 16:02

  28. le pietre di Robecchi la mattina erano meglio del famoso caffe’ di manfrediana memoria – piu’ le mandavi giu’ e piu’ ti tiravano su’ – metto una croce anche io sul pezzo audio sul sito, anzi perche’ non fai come travaglio e ti metti live con la webcam?

    da zioFa   - mercoledì, 11 giugno 2008 alle 11:01

  29. erano anni strani, purtroppo la trasmissione era in un orario infame per un operaio, riuscivo solo a sentire l’introduzione, poi dovevo spegnere ed entrare in fabbrica, nonostante ciò mi è rimasta nel cuore.

    da felice   - venerdì, 13 giugno 2008 alle 11:53

  30. ti odio, ché certe trasmissioni mica le si smette così..

    da iggy   - sabato, 14 giugno 2008 alle 11:10

  31. piovono pietre era l’appuntamento mio e del mio papa’ quando mi accompaganva al liceo in macchina (erano proprio gli stessi 5 anni, dal 1997 al 2001). ora che vivo all’estero, se ascolto Simmer down (il titolo della canzone me lo avevi detto tu, qualche anno dopo, ti avevo contattato per e mail) sorrido e mi viene un po’ di nostalgia.
    grazie di quei momenti e di tutte le pietre che ci hai regalato

    da Chiara   - martedì, 1 luglio 2008 alle 11:58

  32. Anch’io come Agostino ero appena arrivata a Milano da Roma, e tutti i giorni mi facevo la tangenziale per arrivare poi a Lainate…Ascoltavo, no, che dico, mi lasciavo travolgere dalla musica, dalle parole…le parole che in quel periodo facevo fatica ad esprimere. E poi arrivavo a Lainate, parcheggiavo sul piazzale, una macchina parcheggiava a sua volta. Mi giravo, ed era Agostino che rideva, come me e per lo stesso motivo…Piovono Pietre! Ci guardavamo e ridevamo insieme… E mi sentivo decisamente meglio. Ma Piovono Pietre si può fare da soli, ogni mattina, compreso il weekend…Basta essere SVEGLI! Grazie

    da Scilla   - giovedì, 14 agosto 2008 alle 10:28

  33. ho appena risentito “la musica di piovono pietre”, bob marley mi perdoni….. e ovviamente brividi e ricordi di 4 anni di liceo (finire così, e lasciarmi da solo di fronte alla quinta, farmi affrontare la maturità senza piovono pietre, è stata decisamente una carognata, ma non te ne voglio…)

    voto anch’io per i file audio sul sito!!! comunque vedere negli anni successivi i vari ballarò e markette, e sentire i tuoi corsivi, era pensare quasi con orgoglio “questo prima era radio popolare… e io lo ascoltavo!” (paragone un po’ bastardo, ma la stessa cosa succede con la gialappa’s e barsport..)

    da fra   - venerdì, 5 settembre 2008 alle 10:40

  34. …e ripenso al Cane Ombra…

    da Francesca   - mercoledì, 17 settembre 2008 alle 15:44

  35. Sciiiiillaaaa come stai?????????? E’ una cosa surreale incontrarsi dopo 11 anni a commentare Piovono Pietre.
    Sei sempre a Milano? Io sono tornato nel Salento. Scrivimi assolutamente.
    e-mail: agostino.perrino@libero.it

    da Agostino   - giovedì, 9 ottobre 2008 alle 20:11

  36. Un vuoto, ho sentito -e sento- un vuoto ogni mattina: manca qualcosa. Una sferzata. Un sorriso a denti stretti. La Tuta Anticazzate…
    Manca la messa in parole, la verbalizzazione, dell’incazzatura intestina, della delusione per ciò che fanno e dicono i più che mi circondano in questa milano (minuscolo) di oggi: sempre più nemici e sempre meno avversari. E beceri. Manca qualcuno che urli “Il Re è nudo!” come tu hai fatto per ottocento volte.
    Affrontavo con più serenità il lavoro – e, lì, di pietre ce ne sarebbero da far piovere, a catinelle!
    Grazie, quasi dieci anni dopo!
    Ma… Il gioco è bello quando dura poco!
    Grazie di cuore.
    Paolo

    da paolo   - domenica, 9 novembre 2008 alle 02:22

  37. Ti rendi conto del segno che hai lasciato…..dopo tutti qs. anni ancora si scrivono commenti. Non sono molto convinta che “l gioco è bello quando dura poco” e argomenti ne avresti forse anche più di allora. Io spero sempre nel ritorno di Piovono pietre.
    Rita

    da Rita   - martedì, 18 novembre 2008 alle 11:15

  38. hem…
    da dove si scaricano tutte le 800 puntate di Piovono Pietre?…
    Io ho solo l’ultima…

    :(

    da Franco Gengotti   - martedì, 25 novembre 2008 alle 18:20

  39. ti assicuro che il giorno in cui dalla nostra radio si udì sibbillina la frase:
    “hanno arrestato il braccio destro di Cito…… a quando il resto del corpo”….
    capimmo cosa voleva dire la sintesi radiofonica.

    da vittorio   - martedì, 2 dicembre 2008 alle 12:37

  40. andavo a lavorare come operaio da un leghista-berluscono-fascista e quegli 11 minuti di aria pura prima di entrare e respirare aria velenosa mi hanno aiutato a sopportare meglio quel periodo schifoso della mia vita.
    avevo 18-19 anni
    grazie

    da davide   - sabato, 6 dicembre 2008 alle 04:35

  41. Grandissimo Alessandro!!!!Ero un tuo fan già dai tempi di CUORE,che conservo ancora gelosamente.Ho degli splendidi ricordi di piovono pietre ,che ascoltavo su radio città del capo da Bologna,splendida la sigla ska era perfetta per il tuo stile.
    Dovete assolutamente riproporla in questi tempi di informazione oscura(ta).Comunque, almeno,la domenica ti becco sul MANIFESTO.Sei un grande,buona fortuna Piero (imola)
    PS.Il tuo ex collega a CUORE Luca Bottura fà qualcosa di simile(LATERAL)su Capital alle 8:20 tutte le mattine,ma non c’è paragone.

    da PIERO   - sabato, 31 gennaio 2009 alle 19:49

  42. ma non c’è verso di riascoltare niente???

    da matteo   - lunedì, 9 febbraio 2009 alle 14:59

  43. Quando ripenso a simmer down rivivo i più bei risvegli mattutini degli ultimi 15 anni. Lo sò sembra una lettere di ammirazione di una ragazzina per una rock star, ma a mè piovono pietre manca ancora, ricordo le mattine in cui avrei potuto dormire ma piazzavo la sveglia per ascoltare quella manciata di minuti per poi rimettermi a dormire. Hò un ricordo nitido della nascita del movimento NO GLOBAL con le manifestazioni di Settle e la tua voce che quella mattina chiudeva con “FORZA RAGAZZI SIAMO CON VOI”. Vorrei tanto avere qualche registrazione è possibile?

    da stefano   - giovedì, 19 febbraio 2009 alle 17:29

  44. Credo di avere ancora qualche cassetta (le cassette…) con un po’ di puntate registrate… si, le registravo, per i tempi di carestia, che sarebbero arrivati prima o poi.
    Stasera ho scaricato dalla rete la sigla (legalmente, obviously) … dalla tivù (senza audio) solo pietre.
    Grazie ancora.

    da Gianluca C.   - lunedì, 30 marzo 2009 alle 21:50

  45. stavo pensando proprio adesso alla mitica e mai dimenticata Piovono Pietre!!! Che nostalgia…..

    da rossella   - venerdì, 17 aprile 2009 alle 23:47

  46. Mannaggia la mattina non è più la stessa …. senza quel vetriolo nell’etere che la mattina mi svegliava sul serio …. senza quello ska a tutto volume che mi faceva ballare sul serio (in macchina ed in coda) …. !!!

    Ciao Alessandro … ciao Ombra !!!

    Filippo

    da Filippo   - martedì, 12 maggio 2009 alle 18:32

  47. Accompagnavo la figlia alle elementari la mattina e inisieme ascoltavamo Piovono pietre.Era un appuntamento inderogabile; in macchina nel traffico di milano “piovono pietre” era già un buon inizio.
    Adesso per invece il traffico è aumentato, la distanza pure e non c’è “piovono pietre”…

    da Maurizio   - martedì, 21 luglio 2009 alle 14:00

  48. era un bellissimo attimo prima di mettersi a testa bassa a lavorare….cosa dire, grazie

    da marcello   - mercoledì, 29 luglio 2009 alle 18:29

  49. All’epoca avevo sviluppato una specie di dipendenza da piovono pietre, poco prima che finisse mi trasferii a Lecce e fu una ricerca disperata della trasmissione da una delle radio del network che trasmetteva da Taranto ma la programmazione in quella fascia oraria era diversa, allora (non avendo internet da casa) mi recavo prima al lavoro per poterla ascoltare in streaming dal sito. Bei tempi, conservo ancora l’mp3 dell’ultima puntata che ogni tanto riascolto con nostalgia.

    A

    da Antonio   - martedì, 11 agosto 2009 alle 14:49

  50. Si può scaricare l’ultima piovono pietre. Magari la posto io qui appena riesco

    da Vittorio   - venerdì, 4 settembre 2009 alle 01:26

  51. Ha coinciso proprio con i miei 5 anni di liceo. Ogni mattina arrivavo costantemente in ritardo perché non uscivo prima della fine di Piovono Pietre. La miglior trasmissione della radio, di sempre.

    da ele   - giovedì, 17 settembre 2009 alle 13:56

  52. ciao Alessandro, perche’ non metti online le mitiche puntate di piovono pietre? non esiste un solo motivo al mondo per non farlo.

    Simmer down, like you never did before…

    :-)

    tieni duro!
    ciao
    gg

    da R.Gigi   - venerdì, 25 settembre 2009 alle 23:52

  53. Uno dei tanti che ti ha intasato la posta, incredulo e meravigliato, esiliarato ma puntuale. Uno dei tanti che ha modificato lo stile di vita per quella mezzora di vita, tutto girava intorno a quel tempo. Ed una volta, duramente ma giustamente finito, ho cambiato ancora…resiliente si dice…ho adattato il trauma di non sentire più Piovono Pietre e te Alessandro, c’est le vie…
    Ascolto Manu Chao e sento te.
    ciao

    da valentino   - mercoledì, 21 ottobre 2009 alle 09:26

  54. caro alessandro è un anno che sono scappato dalla lombardia ho appena messo il computer e stavo cercando qualche cosa riguardo povono pietre volevo far sentire a mia moglie come si fa a rendere la giornata + viva con sana informazione libera.oggi mi rendo conto[non avevo dubbi]che tante cose sono andate come tu dicevi.il nano pelato il nazifascio della mivar le scorie nucleari in africa e milioni di notizie ti farei direttore produttore e commentatore del tg1 e cancellerei tutti gli altri tg va bè la biaca b.la teniamo.spero tanto di poter ascoltare le puntate di piovono pietre….grazie fenomeno.

    da michele   - mercoledì, 18 novembre 2009 alle 19:53

  55. buongiorno buongiorno, e adesso come la mettiamo con l’ex capo dei fascisti dell’illinois che è inopinatamente passato nella categoria dei “buoni”. tu cosa ne pensi, Alessandro ?

    da walter   - sabato, 21 novembre 2009 alle 00:24

  56. Programma unico, intelligente e simpatico che per anni ha accompagnato il mio risveglio da liceale. Con mia madre che mi svegliava saltellando per casa con “Simmer down”. Grazie grazie e ancora grazie!

    da Andrea   - martedì, 29 dicembre 2009 alle 14:35

  57. Indimenticabile!!!!!!!!! ma come si chiamava il cagnolino…….

    da loretta   - giovedì, 31 dicembre 2009 alle 06:56

  58. Ascolto sempre Radiopopolare, non c’e’ di meglio, ma manca la tua striscia… fenomenale! Te lo sei fatto poi il passaporto francese? Mi è capitato di pensarci sempre più spesso ultimamente!

    da ELENA   - lunedì, 4 gennaio 2010 alle 18:34

  59. era veramente forte mi ci svegliavo apposta e volte o tardato un po per non perderla poi RCF a smesso di trasmetterla e io o smesso di ascoltare RCF.

    da camilla   - martedì, 5 gennaio 2010 alle 00:15

  60. Sarebbe una delizia poter riascoltare la voce di AR in quella magnifica trasmissione che era “piovono pietre”.
    Si possono recuperare da qualche parte le vecchie puntate?

    grazie

    da Tommaso   - domenica, 14 febbraio 2010 alle 10:35

  61. PAZZESCO robek neanche il nazareno per quanto divino manca alla specie umana quanto te e piovono pietre , ma dai è allucinante oltre che crudele per noi tutti orfani che tu e radio pop non riproponiate almeno degli spezzoni di quella STRATOSFERICA TRASMISSIONE UNICA ED INEGUAGLIABILE ! ALESSANDRO mettiti una mano nel cuore e torna anche in versione ridotta MA TORNA TI IMPLORO !!!!! GRAZIE DI ESISTERE !!!! MI MANCHIIIIIIIIIIIIIIII

    da alessandro   - domenica, 6 giugno 2010 alle 23:03

  62. Sfogliando il programma del festival della mente di Sarzana ho visto il tuo nome e mi sto apprestando ad acquistare il biglietto!!
    Anche mia figlia, che ha visto la stessa cosa e mi ha chiamata immediatamente, ha ricordato quando lei ed il padre erano perennemente in ritardo a causa di ‘Piovono Pietre’ …. grazie di esistere e di averci fatto riflettere divertendoci.

    Arrivederci alle 10 di domenica 5 settembre

    da giuliana   - giovedì, 29 luglio 2010 alle 11:06

  63. E’ stato l’unico periodo che nonostante andavo al lavoro, lungo il tragitto ridevo da matti.

    da Claudio66   - mercoledì, 6 ottobre 2010 alle 09:24

  64. …A distanza di anni, oggi più che mai sento l’esigenza fisica di un programma come “piovono pietre”….maledetta l’astinenza!!!

    da rosario   - martedì, 12 ottobre 2010 alle 09:43

  65. Per quattro anni sono entrato tardi al lavoro per seguire per intero il programma. E ne è valsa la pena. Ero quasi contento di mettermi in macchina per andare al lavoro perchè sapevo che il programma mi avrebbe strappato delle risate. Alessandro sei grande. La tua ironia è inarrivabile.

    da fabio70   - sabato, 30 ottobre 2010 alle 19:57

  66. tanti bei ricordi, per un quarto d’ora (in cui andavo a piedi dalla metro Piola all’ufficio) che mi faceva ridere e riflettere…
    sempre grata ad Alessandro!

    da Sabrina   - martedì, 2 novembre 2010 alle 15:06

  67. Alessandro non trovi che sia tornato il momento giusto per dare la carica all’insegna dell’ironia con qualcosa di simile a Piovono pietre??
    tornare alla realtà finalmente, ma sarà dura…ci siamo parecchio imbruttiti in questi anni.
    Occorrerà ridere con intelligenza perchè sarà comunque dura. dai!!!!!!! (e intanto sottoscrivo quanto detto da molti: dateci la possibilità di riascoltare Piovono Pietre..ti rendi conto che ci sono giovani ormai ventenni che non ne sanno nulla di quella bellezza?? :-))

    da giulia   - sabato, 20 novembre 2010 alle 11:54

  68. Che bei ricordi, che modo spassoso di iniziare la giornata! Questa è l’occasione per ringraziarti. Ascoltavo il programma su Radio Città Futura durante gli ultimi anni di università. Piovono Pietre era un rituale irrinunciabile. A volte registravo su cassetta le puntate per farle ascoltare al mio ragazzo o ai compagni di casa. Pensavo che un programma del genere non sarebbe mai stato concepito in un paese normale. Oggi, che vivo in Svizzera, ne sono ancora più convinta.
    Ancora grazie!

    da Alessia DeM   - venerdì, 10 dicembre 2010 alle 16:12

  69. buongiorno
    E tornato Alcatrz perche non torna piovono pietre?
    Mai come ora sarebbe utile.
    Cordiali saluti
    Ottavia

    da ottavia   - mercoledì, 16 febbraio 2011 alle 12:56

  70. Indimenticabile. Stavo fino all’ultimo appiccicata alla radio e poi andavo in ufficio. Il primo pensiero della giornata.
    Rimasi orfana quasi subito: mi trasferii a Napoli a maggio del 1998 e non c’era modo di sentire. Scrissi anche a Radio Popolare, all’epoca internet non funzionava proprio…
    Grazie per quei giorni. Grazie davvero.

    da Maria Chiaramonte   - mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:06

  71. …che nostalgia..

    da laura casanova   - domenica, 15 maggio 2011 alle 11:22

  72. Ero in Africa a lavorare e mi ci volevano 45 minuti per scaricare ogni puntata in mp3 , ma ne valeva la pena. Concordo, indimenticato.

    da Andrea r   - venerdì, 2 settembre 2011 alle 03:41

  73. Quanto ci manca Piovono Pietre….
    Chissà quanto ci avresti fatto sbellicare in un periodo come questo ( e quanto ne avremmo bisogno)…

    Grazie per tutte le risate ( pensanti ) che ci hai fatto fare in quegli anni.

    da Gabriele   - venerdì, 9 settembre 2011 alle 15:49

  74. Il miglior programma di satira politica che abbia mai ascoltato,
    andavo al lavoro ridendo, mi è mancato e mi manca, scusate la nostagia. Grazie ancora Robecchi e grazie ancora Radio Popolare.

    da Claudio   - sabato, 17 settembre 2011 alle 13:42

  75. Che nostalgia!!! Ma nooo… che bel ricordo il risveglio con la musichetta e l’ineguagliabile sarcasmo. Dai, torna su RadioPop!

    da frensis   - lunedì, 17 ottobre 2011 alle 18:20

  76. Da quando ho cominciato a vivere a Bologna, e la mattina andavo a fare l’obiettore di coscienza…era il 1998. Da li ogni mattina cominciava così.

    Arrivavo a lavorare e si commentava con una mia collega (ci rendiamo conto !!!!) quegli 11 minuti.

    Indimenticabile, Indimenticato come scritto sopra…

    E si può immaginare come sono sobbalzato al riascolto di simmerdown per promuovere il tuo libro…

    Domani vado a rubarlo…

    da Mangoni   - domenica, 23 ottobre 2011 alle 09:57

  77. Radiopop mi accompagna ogni mattina, da anni, da quando apro il primo occhio e rotolo giù dal letto a quando esco sul pianerottolo e rotolo giù dalle scale: una radio accesa in ogni stanza così non mi perdo notiziario e rassegna stampa nell’anda e rianda fra camera, colazione e bagno.
    Però piovono pietre era la ciliegina sui maccheroni (o il cacio sulla torta?).
    E’ con piovono pietre che ho imparato a far tardi al lavoro senza sentirmi in colpa. Vuoi mettere?
    Da allora, in onore del “buongiorno-buongiorno-buongiorno” e del cane-ombra continuo a far tardi al lavoro.
    E a non sentirmi in colpa.
    Luciano.

    da Luciano Cella   - mercoledì, 11 gennaio 2012 alle 17:38

  78. Ah… quanto mi manca quella trasmissione…Sic…

    da Francesco   - lunedì, 18 marzo 2013 alle 15:20

  79. Adesso il comico di RadioPopolare è il prof. di Stefano con le sue elucubrazioni economiche in inglese stentato,una su tutte:
    il “Fanascial taims”…
    Esilarante (a sua insaputa).

    da Pablox   - venerdì, 20 giugno 2014 alle 13:16

  80. Grandissimo!!! PODCAST SUBITO!!!!!! (per favore)

    da Marcello   - domenica, 28 agosto 2016 alle 14:39

  81. Erano gli anni che viaggiavo per lavoro dalla Brianza per il sud Milano. Tangenziali e code. A volte mi piegavo in due dal ridere contro lo sterzo. Entravo al lavoro più disteso di adesso.
    Faresti un bel regalo a condividere qualche puntata!
    Grazie

    da Enea   - venerdì, 30 giugno 2023 alle 07:19

  82. capisco bene quel senso di libertà davanti al microfono: da ventenne del movimento bolognese ho passato quasi tutto il 1976 nel sottotetto di Radio Alice… ma noi eravamo degli sperimentatori improvvisati di un mezzo fino a pochi mesi prima negatoci dal monopolio statale dei mezzi di comunicazione.

    Mi piace pensare “Piovono pietre” come un’evoluzione di quei primi passi. Al di là della satira, intelligente col sorriso (per quanto potesse essere amaro), dimostrava la possibilità di cucire un rapporto tra le strumento e il suo pubblico e, in un certo qual modo, anche quella di interlacciare tutto il suo pubblico intorno ad una idea di critica, di analisi, di riflessione, di introspezione comunitaria di un popolo che ancora poteva definirsi “di sinistra”.
    E’ stato un punto fermo, ogni mattina (e non è poco) per tante e
    tanti che potevano sentirsi di fare parte di qualcosa di intenso, intrecciati dai fili sottilissimi dell’etere nell’idea che poteva esistere un mondo migliore.
    Grazie.

    da Renzo   - giovedì, 8 febbraio 2024 alle 05:40