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set 06

Smemoranda 2007 – Ministero della libertà

E’ giovedì, e questo è bene. Ogni giovedì il Ministero della Libertà emana le direttive per i sette giorni seguenti, un lunghissimo e dettagliato elenco di tutte le cose che siamo liberi di fare. Le sezioni locali del Ministero della Libertà si assicurano che le libertà siano garantite e praticate con buona lena dai cittadini. Siamo davvero molto liberi.
Settimana scorsa ci sono state molte sorprese, alcune gradevoli, altre meno. Siamo stati liberi di mangiare aringhe, cosa che qui facciamo raramente. Ebbri di questa nuova libertà, abbiamo mangiato aringhe a pranzo e cena, manco fossimo norvegesi, e se devo essere sincero si sono sentite anche alcune lamentele tra la gente, libera, sì, ma un po’ stufa delle aringhe. Naturalmente nulla vieta il mugugno o lo scontento popolare: alcune libertà non piacciono a tutti, e c’è pur sempre la libertà di lamentarsi. Naturalmente, prima bisogna finire le aringhe.
E’ proprio vero che l’esercizio della libertà è una cosa difficile e complicata. Il Ministero della Libertà ha messo ordine dopo secoli e secoli in una materia delicata, che ognuno interpretava a suo modo, creando grossi casini, conflitti, gente che portava la libertà ad altra gente con le bombe, eccetera eccetera. Erano tempi grami. Ora, alla mattina di ogni giovedì, abbiamo un nuovo bel ventaglio di libertà, e le cose sembrano andare un po’ meglio. Certo, non mancano errori e disguidi. Ricordo che la libertà di vestirsi con il cappotto imbottito fu diramata per errore un giovedì della seconda metà di luglio. In questi casi è un problema, ma il sistema sa correggersi. Sono previste Circolari Urgenti in cui si concedono Libertà Supplettive. Allora, ricordo, il Ministero comunicò che ognuno era libero di portare anche in spalla, senza allacciarlo, il cappotto imbottito. Da un errore nacque insomma una grande vittoria: le nostre libertà ci sembrarono più ampie.
Una delle prime libertà concesse (parliamo di secoli fa) fu quella di diventare ricchi. Era ovvio: non c’è libertà migliore di una cosa che desiderano tutti. In quel caso – a differenza elle aringhe e dei cappotti imbottiti – non tutti, anzi pochissimi, riuscirono ad esercitare la loro libertà, ma quella volta non fu diramata nessuna Circolare Urgente di Libertà Suplettive. Strano.
Si capisce benissimo, dunque, perché il giovedì sia un giorno di fibrillazione in tutto il popolo: l’aria è festosa e carica di attese, tutti aspettano di sapere quali strabilianti libertà saranno comunicate oggi, e già prima di pranzo molti le applicano diligentemente, direi quasi con convinzione di tipo religioso. La libertà di cambiare la macchina, di avere un nuovo telefonino superaccessoriato, la libertà di visitare una città diversa, persino, a volte, la libertà di consumare prodotti a cui non avremmo mai pensato (fu il caso, due anni fa, degli elettrostimolatori per addominali, e tutti i cittadini sobbalzarono per una settimana alla piccola scossa degli elettrodi).
A parlarne così tutto sembra piuttosto banale e ovvio, invece no: abbiamo dovuto lottare e sacrificarci per giungere a questa condizione di libertà per tutti.
E ve lo dice uno, badate bene, che non è sempre stato d’accordo, che spesso è passato per nemico. Eppure, anche nella mia condizione, so apprezzare il valore della libertà. Ho la libertà di camminare in cortile per un’ora al giorno. Ho la libertà di chiedere un colloquio una volta al mese e, naturalmente, sono libero di occupare il mio tempo in cella come più mi aggrada. Se c’è il sole, sono assolutamente libero di guardarlo, anche se la finestra non permette di vedere il cielo, ma se c’è un po’ più di luce me ne accorgo. Non è mica una libertà da poco!

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