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mer
22
apr 15

Responsabilità politica, qui nessuno paga mai niente

Fatto220415Gente, abbiamo un problema. Cioè, parecchi, ma uno in particolare, che si potrebbe riassumere cosi: “chi paga?”. E non si parla di soldi: l’ossessione per il “quanto ci costa?” è diventata un esercizio retorico, una molla di facile indignazione (gratis, almeno quella). No, si parla qui di pagare in termini di responsabilità politica, e pare un conto che nessuno salda mai. Gli esempi sono infiniti, a cominciare dalla tragedia immane del Canale di Sicilia. C’era un sistema che funzionava, Mare Nostrum. Costava un po’ caro ma salvava delle vite, molte vite. Poi si passò a Triton, un sistema che costa meno ma le vite non le salva, o ne salva molte meno. Il passaggio da Mare Nostrum a Triton è avvenuto durante il semestre della presidenza italiana della Ue. Il minimo che si può dire, dunque, è che l’Italia nei suoi sei mesi di presidenza – sbandierati come un successone – non è riuscita a difendere una cosa che funzionava sostituita da una cosa che non funziona. In italiano (credo anche in altre lingue) questa si chiama “responsabilità politica” a cui per ora il premier ha risposto con un argomento inoppugnabile: “No alle polemiche”. Un po’ poco.
Naturalmente la questione della responsabilità politica (uh, che parolone!) si può declinare in molte circostanze, grandi e piccole. Per esempio si può passare dalla tragedia umanitaria al dramma economico. Come quello dei 186 lavoratori della Call&Call di Cinisello Balsamo (Milano), licenziati su due piedi mentre l’azienda (varie società collegate) assume in altri posti con il nuovo mirabolante Jobs act. Si era ampiamente detto e previsto: attenzione, questa nuova legge sul lavoro porterà a un giro vorticoso di licenziamenti e riassunzioni a condizioni migliori (per gli imprenditori). E la risposta era sempre quella: eh, che gufi! Perché pensare sempre che l’imprenditore se ne approfitti? Ecco. Ora che qualcuno se ne approfitta (com’era ovvio) sarebbe bello cercare i responsabili, e certamente i 186 lavoratori a spasso vorranno sapere chi ringraziare. La possibilità di licenziare uno che guadagna milleduecento euro e assumerne un altro che ne guadagna mille, dopotutto non era così imprevedibile, anche se a chi la prevedeva si dava allegramente del disfattista conservatore. L’elenco potrebbe continuare. Fino alla riforma della scuola, venduta come il toccasana per cui insegnanti alunni e genitori facevano la òla, che oggi si scopre mettere diverse categorie di precari le une contro le altre in un’entusiasmante guerra tra sfigati perenni.
Si noti però che questa faccenda dei nodi che non vengono mai al pettine, della responsabilità che non è mai di nessuno, non è cosa di oggi, ma un grande classico del Paese. L’Expo ce ne dà una plastica dimostrazione, come fosse (e lo è) un caso di scuola. Il grande evento mondiale sul cibo è diventato una specie di grande ristorantone accanto alla tangenziale. Bello, speriamo che ci vadano in tanti e si mangi bene (è un ristorante dove si paga l’ingresso, oltre che il conto). Ma quel che era stato promesso ai milanesi, agli italiani e a tutti gli altri era parecchio più ambizioso. Dunque si è finiti (tra terreni, infrastrutture non finite, lavori in corso e adeguamenti) a pagare una lambretta come una Porsche e si dice ora: ehi, non gufate guardate che bella Lambretta! Lady Moratti, che per sventura del mondo fu sindaca di Milano, se ne sta nei suoi palazzi ad aspettare l’invito alla pomposa inaugurazione. Non è più sindaca, e questo è tutto il suo pagamento. Un po’ poco.

4 commenti »

4 Commenti a “Responsabilità politica, qui nessuno paga mai niente”

  1. Ho letto proprio oggi che secondo l’opinione di manager al di sopra di ogni sospetto l’unico governo al mondo competente ed efficiente sia quello cinese.
    Sulla responsabilità i manager non si esprimono … honny soit qui mal y pense!

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 22 aprile 2015 alle 16:25

  2. C’è sempre il tuìt di Orfini, che risolve e non impegna

    da david   - mercoledì, 22 aprile 2015 alle 17:03

  3. Buona parte degli italiani meritano i logorroici clown che si succedono nei tempi,chiedendo scusa ai veri professionisti del settore.

    Ora per non perdere consensi vuole bombardare non si sa che cosa e soprattutto con quali mezzi,e per ciò che riguarda l’imminente kermesse gastronomica ho l’impressione che toccherà quantificare il volume del flop.

    Come ha affermato Carlin Petrini a Milano manca chi la lavora la terra,al contrario gli amici di fonzie li hanno ospitati con i tappeti rossi.

    da Ivo Serentha   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 09:00

  4. hai centrato il problema, come ti capita spesso…
    si potrebbe allargare il discorso: agli inizi di tutta questo, mi ricordo di essere inorridito quando l’allora dirigenza FFSS disse che la ferrovia Milano-Lecco era un ramo secco da tagliare (ma come, potenziandola e facendola funzionare tutto il traffico della Brianza ne trarrebbe beneficio!) . E invece, voilà, ecco la Bre-be-mi nel 2015. Quanto costa? Chi ne trae beneficio? Chi paga? Mah…
    L’area Expo, per chi non lo sapesse ancora, ospiterà il nuovo stadio del Milan. O lì, o al Portello, ma state sicuri che lo stadio nuovo si fa (Milan o Inter, o magari entrambi: ecco le cose importanti, la macchina e lo stadio del calcio)

    da giuliano   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 12:36

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