Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
gio
30
apr 15

In sala il genere catastrofista: se non salvi il governo muori

Fatto300415La filmografia italiana si arricchisce ogni giorno di nuovi generi, filoni, deviazioni stilistiche, innovazioni, remake. Archiviato per sempre il filone cochon e porno soft dell’era “cene eleganti”, si era imposta la corrente grigista-noiosista dei tecnici. Accolta con entusiasmo spropositato solo perché il caposcuola portava il loden, fu abbandonata dal pubblico assai rapidamente. La rapida ascesa del filone giovanil-ottimista fece poi sperare in un rinnovamento del cinema italiano. Camicie bianche, un po’ di paccottiglia finto moderna, retorica della rottamazione, citazioni pop con il famoso metodo “a cazzo”. Insomma, sembrava una scossa, anche se i critici più avvertiti dicevano che, pur con attori nuovi, restavano vecchi film. Ora, primavera 2015, si assiste a un moltiplicarsi dell’offerta nelle sale. Se da un lato continuano ad avere qualche seguito le sceneggiature con il lieto fine – non ci sono più i precari, il paese cresce, il paese ha grande credibilità all’estero, come dimostrato da Obama che da del tu a Matteo – si avanza poderosamente un nuovo filone, quello catastrofista. Ecco dunque alcuni titoli prossimamente nelle sale.
Dignity – Un drammone dai contorni torbidi. Il capo del governo è anche il capo del partito. Dunque dice che se una cosa non riesce al governo (tipo l’Italicum) si abbatteranno piaghe terribili anche sul partito: perdita di dignità, dei capelli, invasione di zanzare tigre, crampi ai polpacci, lanci di ortaggi alle feste dell’Unità e rapimento delle playstation a tutti i primogeniti maschi. Commovente il finale: la minoranza del Pd che sta per essere lapidata decide, nel corso di una drammatica riunione, di lapidarsi da sola. Bello il lungo piano sequenza in cui i vincitori rendono le playstation ai ragazzini e consegnano ottanta euro ai padri.
Scuola o morte – Una lunga, picaresca cavalcata nell’iter della riforma della scuola, per la prima volta con una protagonista che non sa che sta girando un film, la ministra Giannini. Struggente la scena in cui il capo del governo le cambia la riforma sotto il naso senza che lei ne sappia niente. Toni forti, invece, nella scena delle contestazioni alla riforma, dove per descrivere i professori ostili alla sua legge la protagonista li chiama “squadristi”, sgridata il giorno dopo dai suoi stessi capi. Anche qui il filone catastrofista dice la sua: si intravvede un’oscura minaccia che grava sulla terra nel caso la riforma non venga approvata, con pioggia di meteoriti, epidemie, scene di massa tra precari (forse) assunti e precari (di certo) non assunti.
The job after – Propagandata dalla casa di produzione come il più grande successo degli ultimi anni, questa pellicola da poco nelle sale divide la critica e il pubblico. Qui siamo nel dopo-catastrofe: l’umanità rischiava l’estinzione, ma grazie al provvidenziale Jobs act si è salvata ancora una volta, specie quella iscritta a Confindustria. Nel film si narra dunque la lenta e faticosa ricostruzione del genere umano, le migrazioni forzate dai vecchi contratti ai nuovi, la nascita di un nuovo lavoratore, più conveniente, ricattabile e flessibile. Bella e coinvolgente la scena dell’ipnosi, quando si convincono masse infinite di giovani comparse che sono i loro padri, con i loro odiosi diritti, a impedire un corretto sfruttamento dei figli. Successo enorme al botteghino, tanto che alcune grandi multinazionali (come Whirlpool, o Auchan) hanno addirittura deciso di licenziare lavoratori in massa per permettere loro di correre al cinema.

9 commenti »

9 Commenti a “In sala il genere catastrofista: se non salvi il governo muori”

  1. ma anche la catastrofe della Grecia e l’apprezzamento europeo per l’econonomia dell’Ungheria di Orban

    da david   - giovedì, 30 aprile 2015 alle 14:23

  2. Tutte queste pellicole a me paiono come “la corazzata Potemkin”,una cagata pazzesca,il problema è che se fossimo in sala potremmo decidere di uscire in qualsiasi momento,al contrario dalla vita quotidiana dobbiamo continuamente subire,e non possiamo manco emigrare a milioni,ormai gli italiani dopo gli ultimi decenni sono considerati peggio che gli extracomunitari,fortunatamente con le eccezioni di alcuni bravi giovani preparati.

    Un popolo che si beve caimani da decenni,ricchi di soldi o di parole,non ha più alcun credito.

    da Ivo Serenthà   - venerdì, 1 maggio 2015 alle 22:31

  3. per piacere, Ivo Serenthà, la Corazzata Potiomkin è uno dei capolavori della storia del cinema, non dica più di queste fesserie. Il suo commento è la riprova di quanto l’immaginario degli italiani sia stato berlusconizzato in tutti questi anni.
    Vedere circolare ancora e sempre inesattezze e fesserie è davvero qualcosa di deprimente, ma vedo che è diventato impossibile contrastare la deriva.
    Per la precisione, il film di Sergei Eisenstein, che è del 1924, è alla base del montaggio cinematografico come lo intendiamo oggi; tutto il cinema che ne è seguito, e anche tutta la tv di oggi, deve moltissimo alla Corazzata Potiomkin.
    Certo che se si prendono i film di Fantozzi come riferimento culturale… l’Italia è davvero messa male.
    Aggiungo ancora, già che ci sono, che la realtà è l’esatta opposto di quello che si vede nel film di Paolo Villaggio: siamo continuamente costretti a vedere e ascoltare valanghe di merda, e invece conoscere le cose belle e importanti è diventato quasi impossibile.

    da giuliano   - sabato, 2 maggio 2015 alle 11:07

  4. Ogni tanto è giusto ricordare la meritocrazia
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/27/firenze-matteo-renzi-assunto-candidato-pensione-undici-giorni/544314/

    da david   - lunedì, 4 maggio 2015 alle 08:30

  5. Inosmma Fornero e i professoroni – oltre agli esodati – hanno fatto un taglio delle pensioni (anche basse) semplicemente incostituzionale.
    Incostituzionale vuol dire che è stato un furto di denari dei pensionati bello e buono, per dire gli economisti, la confindustria e da dove vengono i soldi della ripresa e del rispetto dei parametri.
    PD

    da david   - lunedì, 4 maggio 2015 alle 17:43

  6. Che poi col contratto unico a tutele crescenti i contratti atipici come i somministrati (Manpower et similia) dovevano sparire, invece il jobs act ha solo ridotto il risarcimento per i lavoratori in caso di somministrazione irregolare.

    da david   - martedì, 5 maggio 2015 alle 08:35

  7. Alert Fornero, è uscito il sottosegretario Zanetti (Scelta Civica) a dire che è “immorale” restituire quanto sottratto ai pensionati da una norma incostituzionale

    da david   - mercoledì, 6 maggio 2015 alle 14:46

  8. Esce Civati ma nel PD campano restano tutti, ha senso.

    da david   - mercoledì, 6 maggio 2015 alle 20:27

  9. articolo al vetriolo, com’è sacrosantamente giusto.
    Anche se non esaustivo con tutta la m..da che ci soffoca
    da tutte le parti (del resto, già da te evidenziata in altri interventi).
    Sempre grazie di esistere e di parlare così efficacemente
    anche a nome mio

    da adele5   - giovedì, 7 maggio 2015 alle 07:24

Lascia un commento