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Come nasce una narrazione. La bufala dei giovani fannulloni che dicono no all’Expo, una storia vera

Ma dunque cos’è la “narrazione”? “I ristoranti sono pieni” è una narrazione. “Ho abolito il precariato” è una narrazione. Una narrazione è il racconto di una cosa immaginaria venduta come vera. Oppure di un allarme comodo e facile che diventi in fretta luogo comune.
Ecco una narrazione di questi giorni: quella dei giovani che non hanno voglia di lavorare e che, gentilmente chiamati dall’Expo e pagati profumatamente, non si presentano o si ritirano al momento della firma del contratto. Parte tutto da un articolo del Corriere della Sera di ieri, prima pagina, taglio basso

Expoprecaricorriere

E’ un titolo ad effetto che dice sostanzialmente: si parla tanto di crisi e poi ‘sti fannulloni… Ma vediamo cosa scrive Elisabetta Soglio a pagina 23 (quasi un’intera pagina):

“Per gli uomini di Expo reclutare le seicento persone da mettere al lavoro durante il periodo dell’esposizione non è stata una passeggiata, in particolare se si guarda alla fascia sotto i 29 anni, giovani ai quali veniva proposto un contratto di apprendistato: parliamo di 1.300-1.500 euro al mese suppergiù, comprensivo di festivi e notturni come da contratto nazionale. Dunque, il 46 per cento dei primi selezionati (645 profili su 27 mila domande arrivate alla società Manpower, cui era stato affidato il compito della raccolta dei curricula e della prima selezione) è sparito al momento alla firma. Sparito anche nel senso letterale del termine: qualcuno non ha neppure mandato una mail per dire «Grazie, ci ho ripensato».
E quindi via così: con il secondo gruppo di selezionati e poi con il terzo. Alla fine, si può considerare che circa l’80 per cento delle persone arrivate a un passo dalla firma abbia lasciato spazio ad altri. Adesso le assunzioni sono firmate: ed è la squadra che si occuperà degli 84 quartieri nei quali è stato suddiviso il sito espositivo per la gestione operativa. In sintesi: ognuno diventa responsabile in una zona circoscritta e fa da punto di riferimento per i Paesi o per i visitatori, oppure ancora segnala tutte le problematiche che si possono presentare (la coda fuori da un padiglione, la persona che ha bisogno di assistenza…) alla centrale di controllo che comanda l’intervento conseguente”.

La fonte della notizia è una sola: il fornitore di mano d’opera Manpower che ha dovuto (ach, ogni tanto tocca lavorare…) rimettere mano a graduatorie e selezioni. Ah, no, c’è anche il parere del commissario unico di Expo  Sala che dice: “Il dato ha stupito anche me”. Segue focoso editoriale in video di una grande firma del giornale, Aldo Grasso, con l’edificante chiosa che “I giovani non hanno voglia di lavorare” (video qui).

Riassumiamo: chi ha letto il Corriere – su carta o in elettronico – apprende che il lavoro ci sarebbe (quella grande occasione dell’Expo), ma che i giovani “choosy” (cfr Elsa Fornero) sono degli inguaribili fancazzisti.
Passa qualche ora ed escono le prime reazioni. Qualcuno, per esempio, si ricorda di andare a sentire questi famosi giovani “fannulloni”. E la verità comincia a venire a galla.

La storia di Andrea (pubblicata dal giornale online Vita) è qui. Spiega perché non ha accettato, e sono dinamiche perfettamente inerenti al mercato del lavoro: sei mesi (notti e sabati e domeniche inclusi) con uno stipendio di 1.300 euro, senza alcuna garanzia per il dopo e senza troppe speranze sul futuro “curriculum”. Lui ha scelto altro (meno soldi, più garanzie, più formazione).
Altre storie interessanti di giovani che hanno rifiutato il lavoro sono qui (NextQuotidiano) e qui (Il Fatto Quotidiano), oltre a un buon fact-checking di Valigiablu (qui). Un altro fact-checking (Giornalettismo) è qui. Da leggere anche la lettera aperta di Alessandro Gilioli ad Aldo Grasso (è qui). Più di tutto, comunque,  conviene leggere le testimonianze, è parecchio istruttivo. Bastava qualche telefonata. Ma l’occasione di buttare merda su “i giovani” scansafatiche, choosy, fannulloni (e magari pure un po’ gufi) era troppo forte

Riassumendole brevemente si può dedurre che i numeri e le cifre non erano corretti. Che Manpower ha effettuato colloqui e selezioni nel giro di mesi e poi i prescelti (wow!) sono stati chiamati a pochi giorni dall’inizio del lavoro senza preavviso, come se uno, aspettando la cortese risposta di Expo per mesi, fosse vissuto d’aria. Che i colloqui sono stati a carico dei candidati (trasporti, cibo, pernottamenti). Che alcuni sono stati allertati della grande occasione lavorativa, ma tenuti in stand-by perché “L’Expo non ha ancora deciso”. Che certe posizioni riguardavano “stipendi” intorno ai 500 euro, senza prevedere nemmeno il rimborso dei trasporti per recarsi all’Expo, riducendo quindi la retribuzione a una mancia.

Dunque se appena si scava un po’ sotto la narrazione si scopre che i giovani che hanno declinato l’invito a lavorare per Expo lo hanno fatto per motivi logici, a volte ovvi e perfettamente razionali, e ad essere irrazionale era invece l’offerta. Poco importa che dopo 24 ore di ditini alzate e lezioncine Mapower abbia fatto retromarcia, chiarendo i dati veri e rivelando che il grande scoop era in realtà una bufala (qui). Non importa, le notizie si smentiscono, le bufale si smontano, le “narrazioni” restano. Vi capiterà di sentir dire in giro che i giovani non hanno voglia di lavorare, come quella volta che li chiamò l’Expo e loro, quei fancazzisti…

16 commenti »

16 Commenti a “Come nasce una narrazione. La bufala dei giovani fannulloni che dicono no all’Expo, una storia vera”

  1. Nen ultimo, non sono otto su dieci nemmeno per la fonte “di parte” Manpower, che li quantifica in un 46% circa.

    da gabrielik   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 14:30

  2. Ma il bello è che Manpower, che è una spa con scopo di lucro ed oggetto sociale il caporalato legalizzato, è considerata una fonte autorevole tipo agenzia pubblica di collocamento.
    La reazione di un giornale serio dovrebbe essere “è Manpower è giusto non andarci”

    da david   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 15:09

  3. Continuo a pensare che l’articolo sia stato concepito per creare l’ennesima cortina fumogena atta a coprire un’altra delle inadempienze di questa grande e sfortunata esposizione.
    Non si nega la volontaria caparbietà di chi ha rifiutato per vari motivi di lavorare:condizoni asssurde, chiamate a distanza ravvicinata all’evento, retribuzioni scarse, sfruttamento evidente.Sono invece convinto che si sia trattato, anche, di un nuovo fallimento organizzativo.Pure comprensibile, se pensiamo che per questa esposizone molta parte di ciò che era stato programmato non sarà realizzato, ma non accettabile, nell’era della modernità cinguettante.

    da adriano sgrò   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 15:48

  4. quei 55 milioni di euro che Expo ha destinato a case editrici e di stampa (citate dall’articolo su Vita e di cui ho altri riscontri) servono a narrare. a che altro?

    da chiara   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 15:55

  5. Expo 2015: nutrire il pianeta, affamare i lavoratori.

    da r1348   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 16:53

  6. Sarebbe interessante capire qual’è la somma che ha percepito manpower per questa selezione. Ho una vaga impressione che il confronto con la spesa relativa alle assunzione direbbe molto. Manpower prende i quattrini ed i ragazzi………..

    da Peppino   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 17:04

  7. Ma lo schifo delle agenzie di somministrazione, meglio non dire niente se non che il contratto c.d. somministrato è uno dei contratti atipici che il jobs act doveva eliminare per sostituirli con l’unico a tutele crescenti (tutele si fa per dire), se non che non solo non lo ha eliminato ma lo ha reso più conveniente ed ha ridotto il risarcimento per il lavoratore.

    da david   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 17:31

  8. Per me anche questa vicenda è solo la punta dell’iceberg. In merito ai tempi di preavviso di Manpower, si sa che le agenzie di lavoro interinale o in somministrazione, agiscono con queste tempistiche, e che, comunque ormai il mondo del lavoro sta subendo una irrefrenabile corsa al ribasso dei salari, dei diritti e della dignità dei lavoratori. Ho sentito a prima pagina (rai radio 3) di questo articolo e chissà, forse anche in base alla mia esperienza di disoccupato over 50, ho subito pensato ad una bufala…… e pensare che 4 anni fa mi sentivo dire:” per ora non c’è nulla da fare, ma con la sua esperienza almeno con EXPO troverà sicuramente un lavoro stabile e ben remunerato”. Sto ancora aspettando…. eppure Manpower aveva anche il mio CV….

    da Luca   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 18:39

  9. mi stupisco che sfugga il vero motivo per cui una balla sesquipedale come questa venga messa in prima pagina dal Corriere dei PAdroni. Il senso è molto chiaro “cari giovani, mettetevi in testa che da oggi col Tilicenzioquandomipara act” 500 euro al mese è un miracolo se li vedete.
    Non c’è niente da fare, la borghesia italiana è sempre la stessa, di fronte alle sfide della modernizzazione reagisce sempre scaricando l’intero costo della crisi sui lavoratori. Nel ‘500 la reazione alla Riforma fu la Controriforma e economicamente il ritorno al latifondismo, ovvero alla servitù della gleba de facto. Nel ‘900 la reazione fu l’invenzione del fascismo, che stronccò per 20 anni i salari dei lavoratori. Il padronato italiano sarà sempre così: “c’è meno da mangiare perchè il mio modo di fare impresa è decotto? No problem, IO CONTINUO A MANGIARE, il piatto in meno sul tavolo è il tuo (del lavoratore)”.

    da GIOVANNI   - giovedì, 23 aprile 2015 alle 21:30

  10. Perché una narrazione abbia successo, oltre a cinismo e arroganza, servono un’informazione amica, o perlomeno neutra, ma va bene anche confusa, e un opportuno trattamento della consapevolezza della gente, ottundendone il senso critico e sventolando “opportunità” straccione dopo aver creato condizioni oggettivamente marginali.
    Chiedo scusa per l’eloquio oscuro e contorto, ma era per rimanere in poche righe.

    da Roberto   - venerdì, 24 aprile 2015 alle 07:53

  11. non mi stupisce che la bufala – pardon, narrazione, provenga da una fonte abituata a rubare il lavoro intellettuale altrui (l’instant book dopo la strage a Charlie Hebdo), o a citare virgolettati inesistenti (intervista a Varoufakis, e addirittura le parole del Cardinale Scola ai funerali in Duomo per le vittime a Palazzo di Giustizia).
    grazie per i riferimenti precisi e il lavoro di fact-checking: un giusto e ottimo esempio di come si dovrebbe far giornalismo.

    da matteo   - venerdì, 24 aprile 2015 alle 11:59

  12. Attenzione che la prossima narrazione patocca sul lavoro riguarderà il progetto Agenzia Giovani, in realtà fallimento costosissimo (con risorse pubbliche, of course).
    Un saluto a Poletti, che tre mesi di vacanze son troppi.

    da david   - venerdì, 24 aprile 2015 alle 14:32

  13. il jobs act ha cancellato gran parte delle cazzate diventate legge e conservate per un decennio sotto il governo delle destre. Da qui a dire che è una buona cosa ce ne corre, e tanto.

    da giuliano   - venerdì, 24 aprile 2015 alle 15:03

  14. Lo stipendio di un assunto a tempo determinato nel meccanismo Expo rappresenta l’effetto leva di un derivato. L’azienda che lo assume si garantisce infatti a poco costo dal rischio ben maggiore che subirebbe nel caso in cui la sua avventura risultasse incongruente dal punto di vista della manodopera. In un paese civile dovrebbe essere vietato assumere per pochi mesi una persona a soli 1300 euro mensili, comprendendo fra l’altro nell’impegno richiesto perfino orari festivi ed anche notturni.

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 27 aprile 2015 alle 11:04

  15. che ti devo dire…grazie.
    E poi perché mai Aldo Grasso si mette a parlare di questo? Non gli bastano i talent televisivi??? bah…

    da Nina   - lunedì, 27 aprile 2015 alle 14:00

  16. All’indomani di un mio commento ad Alfabeta2, la Manpower (anche a me Peppino piacerebbe sapere a che condizioni queste “somministratrici” riducono i nostri CV a brandelli per ottimizzare la selezione) ha “pescato” il mio indirizzo per invitarmi a visionare le occasioni di lavoro offerte da Expo: 10 posti da “torrefattore” di caffé!

    da libertad   - giovedì, 30 aprile 2015 alle 09:59

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