Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
mer
25
feb 15

Lavoro a minuti e nero di gruppo, così si licenzia il precariato

Fatto250215La nuova disciplina del lavoro (job) varata pochi giorni fa dal governo (government) e ottusamente osteggiata dai sindacati (trade unions), rappresenta per i lavoratori italiani una grande occasione di riscatto, crescita e progresso (anal intruder). Ce lo confermano, tra l’altro, i festeggiamenti di numerosi lavoratori precari sottopagati, italiani fin qui ignobilmente sfruttati che finalmente vedono una luce in fondo al tunnel, gente come Sergio Marchionne, Angelino Alfano, Maurizio Lupi, e Giorgio Squinzi, titolare di un’associazione che li riunisce da anni. Naturalmente ci vorrà qualche tempo perché la grande riforma si affermi nel Paese, un periodo di assestamento necessario a migliaia di imprenditori per accorgersi che un lavoratore venticinquenne affamato e disposto a tutto è preferibile a un lavoratore cinquantenne cresciuto dando un certo valore alla parola “diritti” (rights). Molto bene anche la legalizzazione della pratica del demansionamento (mobbing) per cui un impiegato potrà essere spostato al reparto pulizie cessi senza possibilità di ricorso, e se deciderà di licenziarsi per questo non potrà contare sul reintegro ma soltanto su un risarcimento economico (two onions and one tomato). Ma la più entusiasmante novità riguarda la scomparsa dei lavoratori precari, che da oggi non esistono più e sono un ricordo del passato, anche se alcune categorie di privilegiati ancora resistono ed altre se ne creeranno. Eccole:
I Lavoratori a Progetto del Settimo Giorno – Chiamati il giovedì per un progetto che terminerà il venerdì mattina, potranno puntare tutto su un malore del capo del personale che li proroghi fino a domenica sera (il famoso settimo giorno). Compiuti i settant’anni, avranno una pensione commisurata al loro impegno, pari al decimo della somma algebrica tra giorni lavorati e settimane passate a curarsi l’ulcera, per un somma non eccedente i sei euro al mese.
I Lavoratori Intermittenti – Ispirati alle allegre lucine dell’albero di Natale, potranno mangiare solo in alcuni giorni e digiunare invece a intervalli regolari. La riforma prevede per loro un’indennità di disoccupazione, quantificata in sette undicesimi della quarta parte del salario dell’ultimo giorno lavorato, solo se precedente al giugno del 1924. In più, alcuni benefits, come la pensione sociale – dopo i settant’anni – di euro 4,75. Lordi.
I Lavoratori Licenziati Collettivi – Nonostante i volenterosi sforzi del governo, non si è trovata parola più gentile di “licenziati” (nemmeno in inglese, straordinario!) per definire questi (ex) lavoratori. Il fatto di essere licenziati in compagnia (collettivamente) addolcisce un po’ il loro triste destino: non saranno soli, insomma, ma in compagnia dei loro (ex) colleghi. Questo potrà garantire qualche forma di socialità, come per esempio il digiuno collettivo, il lavoro nero collettivo, lo sfratto collettivo (per quelli in affitto).
I Lavoratori a Partita Iva – Sicuro rifugio dalla crisi, molti lavoratori ex-precari cederanno alla tentazione di diventare imprenditori, aprendo una Partita Iva e avviando così una revisione della loro collocazione sociale che avrà come primo passo l’aperto disprezzo per i lavoratori dipendenti, considerati privilegiati con troppi diritti.
Come si vede, ogni sostanziale riforma richiede tempo. Ma tutti questi piccoli problemi aperti non possono fare ombra alla grande novità, quella accolta con fragorosi applausi di approvazione delle parti più deboli della società, come Giorgio Squinzi e Sergio Marchionne.

18 commenti »

18 Commenti a “Lavoro a minuti e nero di gruppo, così si licenzia il precariato”

  1. C’è un aspetto collaterale del jobs act che pochi (anche giornalisti) sottolineano e su cui mi permetto di soffermarmi un attimo qui.
    Uno dei meno noti aspetti di diniego dei diritti dei lavoratori (cominciato già con la Fornero, per il vero) è quello per cui il legislatore limita – espressamente – il diritto del Giudice del Lavoro ad interpretare le norme di diritto ed i fatti posti a base del licenziamento, con conseguente limitazione della tutela del lavoratore.
    Approssimando di molto si potrebbe dire che il Giudice del Lavoro dovrà limitarsi a leggere cosa c’è scritto nel jobs act e “fidarsi” di quello che dice/scrive l’imprenditore.
    L’idea sottostante è ovviamente più ampia ed è la solita, cioè quella per cui l’Imprenditore (anche se un bandito) non può doversi preoccupare dei Giudici mentre lavora e quindi il Governo sacrifica il diritto/dovere costituzionale del Giudice di interpretare la legge.
    L’argomento è noioso e complesso e mi scuso per l’approssimazione con cui lo ho affrontato, ma a mio avviso l’idea di limitare i poteri interpretativi del Giudice (a favore di certe “classi”) è un altro aspetto di scarsa “democraticità” del Governo (altri ce ne sono, come la nuova responsabilità civile dei magistrati).

    da david   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 09:11

  2. D’accordo con Robecchi, si può commentare solo come ha fatto lui. Sale un groppo alla gola di fronte a un’operazione ignobile che ha portato alla distruzione di più di cent’anni di lotte e sacrifici dei lavoratori e delle lavoratrici. Complimenti a quel che resta della sinistra che non è riuscita che ad applaudire o a fare distinguo a posteriori.

    da dada   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 09:14

  3. E comunque si sottolinea sempre troppo poco che il governo Renzi è veramente di sinistra

    da david   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 09:30

  4. L’uso dell’inglese, come fai notare spesso, non è solo un vezzo (di chi, secondo me, soffre di un complesso di inferiorità) o la ricerca di una espressione sintetica di un concetto un po’ più complicato.
    L’esempio dell’espressione jobs act è l’evidenza: se si fosse usato il termine italiano (JOBS ACT = statuto dei LAVORI! che è una cosa molto diversa da Statuto dei LAVORATORI)non sò quali arrampicamenti lessicali del 7° avrebbero dovuto trovare politici della cosiddetta sinistra pd, tipo l’ex ministro Damiano, per giustificare il loro voto favorevole.

    da dario   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 10:03

  5. In un periodo in cui la “neolingua” di orwelliana memoria la fa da padrona, finalmente il Jobs Act ha introdotto la chiarezza. Non esistono più lavoratori precari, a tempo determinato, ma soltanto lavoratori assunti a tempo indeterminato, che non significa “senza limite di tempo”, ma a tempo non definito, quindi anche un anno, un mese, una settimana od addirittura un giorno. Un plauso all’onestà di Renzie, che finalmente ha chiamato una cosa con il proprio nome!

    da Confucius   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 11:46

  6. Grazie al “jobs act” niente più precariato e contratti atipici. Da oggi solo lavoro a tempo indeterminato, nel senso che non si è in grado di “determinare” quando si verrà licenziati, anche se empiricamente possiamo pensare che avverrà entro i primi tre anni, quelli a “tutele crescenti”.

    da Roberto Rizzardi   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 12:26

  7. Dategli tempo e questo si scopa pure la parola lavoratore per sostituirla con la piu` consona(alla luce del jobs act): collaboratori
    Deve solo trovare un hashtag all`altezza per rifinire un suo vecchio classico: #elavoltabuona

    P.s. no sul serio, come cazzo si slogga questo commediante senza che in cambio ci sia dato un governo monti, e tornando ad essere una democrazia quasi compiuta?

    da diamonds   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 14:14

  8. OT Mediaset vuole comprare le torri Rai, il Corriere online titola “Altolà del PD: il 51% resti pubblico”; cioè l’altolà sarebbe che vendono allegramente il 49% a Berlusconi; viva Renzi, coi maestri vinceremo

    da david   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 16:27

  9. Davanti a tutto ciò, il sindacato cosa fa?
    Ahimè ,ormai i malfattori hanno preso il sopravvento.

    da Mau   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 20:25

  10. dare la colpa ai sindacati significa scaricare su altri colpe che invece non sono mica di altri. Quando tutto questo è cominciato, negli anni 90, tutto questo era ben chiaro, sul tavolo c’era esattamente questo programma. E gli elettori hanno votato per avere più precarietà, pensioni impossibili, meno servizio pubblico, eccetera. Robecchi c’era e penso che se ne ricordi, io ero in fabbrica e se ne parlava, ma non è servito a niente.
    Il sindacato, qualsiasi cosa se ne pensi, aveva voce in capitolo quando il PCI e il PSI erano in Parlamento con il 40-45 per cento dei voti, cioè prima del 1993.
    Ma tutto questo ormai è storia, neanche un taumaturgo potrebbe rimediare. Solo, per piacere, non scarichiamo su altri colpe che sono solo dell’elettorato: nel 1992 ci fu Mani Pulite, nel 1994 gli elettori diedero la maggioranza a un partito fondato da un condannato per mafia, un altro condannato per corruzione di un giudice, un terzo condannato per truffa ai danni dello Stato. In totale, vent’anni di carcere con sentenza definitiva.
    Si vuol dare la colpa ai sindacati? Prego, fate pure, ma di come sono andate le cose bisognerà pure tener conto.

    da giuliano   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 21:46

  11. Certamente quello che dici ha una sua logica, questi malfa… li abbiamo votati.Io sono un sentimentalista ed i cari vecchi scioperi (che in questi casi dovrebbero essere ad oltranza) dove sono? Io come operaio non posso autoproclamarmi in sciopero ,devo essere autorizzato e spronato da leader sindacali che difendano i miei diritti a spada tratta.Come lavoratore vedo la politizzazione di un organizzazione che non fa più il suo mestiere.Non è uno scarica barile ma un monito alla non azione intrapresa.

    da Mau   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 22:15

  12. in poco più di dieci anni è stato buttato a mare (eufemismo) un percorso che durava almeno dal 1848, centocinquant’anni di dure lotte, nessuno aveva regalato niente, ogni cosa era stata conquistata. Ai ventenni di oggi bisognerà ricordare, per esempio, che loro non fanno il servizio di leva: era previsto il carcere, per gli obiettori di coscienza. Prima ancora, la fucilazione come disertori. Poi, grazie al sacrificio di molti nel corso di molti anni, ecco questa cosa: che non è un privilegio, ma una conquista. Vale anche per il lavoro.
    Ecco, pochissimi anni e si è azzerato tutto.
    I leader sindacali non possono fare niente, in queste condizioni. Poi, anche i sindacati hanno le loro colpe; ma senza un partito grosso in Parlamento è impossibile opporsi anche alla peggiore delle leggi.

    da giuliano   - mercoledì, 25 febbraio 2015 alle 23:07

  13. OT: idee, non correnti: oggi il governo (di sinistra) concede sgravi fiscali (di sinistra) alle scuole private; (ovviamente i soldi non ci sono per i precari della scuola pubblica (nè si parla di ottemperare alla condanna della Corte di Giustizia Europea in materia di precariato nella scuola).

    da david   - giovedì, 26 febbraio 2015 alle 10:33

  14. Sono dell’idea che non sono i partiti o il governo a comandare ma è il popolo o la massa.E’ anche vero che è stato fatto un lavoro di lavaggio mentale con vari strumenti informativi ,rendendo le persone poco propense all’indignazione.Instillando paure si governa il Mondo.

    da Mau   - giovedì, 26 febbraio 2015 alle 14:48

  15. E’ vero, la paura occupa buona parte del cervello e chi governa senza scrupoli non esita a propagandarla per trarne il maggior vantaggio antidemocratico possibile Se poi, insieme alla paura, si generano tafferugli anche per le partite di calcio e si fanno leggi con nome straniero incomprensibile al popolino, il gioco è fatto… Ultima scemata contro col nome fatato è Rai-Way… Chi se lo compra acquista un immenso potere informativo di parte. E tu, pseudo citadino del mondo senza buon senso, va pure alla partita e divertiti a lanciare sassi contro il tuo prossimo.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 26 febbraio 2015 alle 16:39

  16. Con l’agenzia unica degli ispettori per chissà quanti anni non si faranno più controlli, addio tutela dei lavoratori evviva gli evasori…..

    da Maria   - sabato, 28 febbraio 2015 alle 09:27

  17. sbaglio o qui si gufa? orsù, allegria, ottimismo #lavoltabuonizziamoci!

    da paola   - domenica, 1 marzo 2015 alle 22:38

  18. a mau ma quando i sindacati indicevano gli scioperi e le manifestazioni quanti lavoratori li seguivano

    da gian   - martedì, 10 marzo 2015 alle 18:24

Lascia un commento