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mer
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feb 15

Il fact checking è passato di moda: la cazzata (meglio se in tv) è libera

Devo essermi perso qualcosa a proposito di una moda abbastanza recente, molto propagandata e di cui tutti parlano bene, la moda del fact checking. Non è colpa mia se si dice in inglese (mi adeguo), ma tanto per spiegare di cosa si tratta consiglio la lettura di quel vecchio gioiellino che è Le mille luci di New York, primo romanzo di Jay McInerney (1984), dove il protagonista, prima che gliene capitino di tutti i colori, lavora al “Reparto Verifica Fatti” di una famosa rivista. Un lavoro spossante: se un articolo dice che il tale tizio aveva un cappello di pelliccia, lui si attacca al telefono e controlla: è vero? Che pelliccia? Di che forma? Ok, ok, paradosso letterario. Esagerato controllare ogni virgola. E però, sull’onda del sempiterno innamoramento per il giornalismo anglosassone e con la spinta del citizen journalism, sembrava che il fact checking avesse preso piede anche qui, o almeno se ne faceva un gran parlare. Poi capita che un ministro – la ministra delle riforme Boschi – vada in tivù, ospite di una popolare trasmissione (L’Arena, Raiuno) e, nel difendere una contestata norma prima approvata dal Consiglio dei Ministri e poi ritirata con imbarazzo, citi una legge francese. Insomma, è il succo, qui si fa tanto casino per uno sconto con soglia del tre per cento a chi froda il fisco, mentre in Francia quella soglia è del dieci per cento. Spettatori: tra i tre e mezzo e i quattro milioni di persone.
Ecco. Verifica fatti. Fact cheking. Uno si aspetta, il giorno dopo, elaborate infografiche sui giornali, sapienti schemini che mettano a confronto la legge francese con quella italiana. Un lavoro di verifica che riveli alcune cose come, per esempio, che la legge francese dice ben altro, che riguarda l’evasione per errore (per carità, può capitare) ma non la frode, che la soglia è fissata in una manciata di euro (153 per la precisione), che riguarda singole voci dell’imponibile e non, come si è proposto qui, l’intero utile lordo (l’imponibile) di un’azienda, che è una bella differenza. Invece niente, con l’eccezione di questo giornale, qualche sito particolarmente attento e qualche tweet spiritosello.
Ecco. Non è che interessi più di tanto qui dirimere la questione dello sconto fiscale, o tracciare una differenza tra chi sbaglia la dichiarazione dei redditi e chi invece tira a fregare. E nemmeno riflettere su come e se e quando (il 20 febbraio) verrà riproposta, magari riveduta e corretta, la norma. Ci fermiamo un passo prima, e cioè su come e se e quando si possa intervenire con una “verifica fatti” su vere e proprie bugie conclamate, insomma se la moda del fact checking sia una cosa che resiste ai tempi e al fascino di chi mente o se sia uno di quei capi che si tengono nell’armadio e si indossano solo ogni tanto, quando fa comodo. Se così fosse, allora liberi tutti. Sapete cosa fanno in Nuova Zelanda a chi guida contromano? Gli offrono un gelato. E sapete in Polonia cosa accade a chi caccia di frodo? Niente cinema per due anni. Vale tutto, tutto è buono e tutto passa, scorre via come acqua nei tubi e più ampia è la platea che si è abbeverata ai rubinetti della bugia e più sembrano patetici e innocui i puntini rimessi sulle i da pochi volenterosi e tignosi “verificatori di fatti”. Tutto qui: si discute molto di premi di maggioranza nelle leggi elettorali, passate e future, e si pensa poco ai premi di maggioranza concessi alle bugie di chi comanda. Lo sapete che in Scozia se frodi il fisco ti regalano una cornamusa? Ah, non è vero? E vabbé, pazienza.

6 commenti »

6 Commenti a “Il fact checking è passato di moda: la cazzata (meglio se in tv) è libera”

  1. parole sante. Capita tutti i giorni, anche più volte al giorno, mai nessuno che controlli o verifichi o chieda. Un altro esempio: le assunzioni alla Fiat di Melfi. Tutti giovani. Ohibò, e il migliaio e passa che aspettavano di essere reintegrati? (quanti erano di preciso? non lo so neanche più, mi pare un numero come 1500, che fine hanno fatto?) Questo non è giornalismo, così come non è giornalismo dimenticarsi di quel tizio norvegese biondo che solo tre anni fa ha ammazzato cento persone da solo in poche ore… (per poi tacere sugli interventi di Sacconi o di Salvini in questi giorni, ma se stai con gente come Belsito o Previti e Dell’utri e Berlusconi, cosa fai quelle facce da moralizzatore indignato…) (eccetera)

    da giuliano   - mercoledì, 4 febbraio 2015 alle 13:50

  2. come mi piace avere la linea internet a milagigabait per essere veloce. Scopro che nella contea di Bughintaun una maestra ha tenuto un alunno fuori dalla porta al gelo per tre ore. Intanto carico il video del giuramento del presidente della repubblica (r minuscula? facciamo di si). Lo ascolto in sottofondo mentre leggo google news … sport … la viola vende Cuadrado, peccato! Torno al presidente mentre penso a quella st…za di maestra, e un po’ anche a Cuadrado. Che faccia seria che ha, il presidente non Cuadrado. Cosa gli vuoi dire a uno così. Lo ascolto per un po’ e torno a google news, la fotina della Boschi sorridente merita una letta al titolo della news, magari l’hanno beccata nuda. Boschi “In Francia sono peggio di noi, ora avanti con le riforme”. Sono tentato di aprofondire ma non ho tempo. E poi che me frega, tanto tra mezz’ora ne sparano una più grossa. Mi andrò a leggere Robecchi prima di dormire. “…. un gelato? solo uno, in francia ne daranno almeno 3 …. vado a letto. Buonanotte

    da federfix   - venerdì, 6 febbraio 2015 alle 01:38

  3. (sarò anche uno che pensa male, so che mi capita: però questo è uno dei tuoi post con meno commenti in assoluto. Sarà un caso, o qualcuno si è offeso, o l’argomento non interessa?)

    da giuliano   - venerdì, 6 febbraio 2015 alle 11:38

  4. Giuliano,
    Boh… Stare dietro ai commenti è diventato un po’ un casino, perché poi le cose vengono lette e commentate su varie piattaforme (tw, fb, i siti del Fatto o di Micromega…). Non saprei, però se qualcuno si è offeso, io che ci posso fare? Il pezzo è girato molto, specie via tw, ma… Come dire, sta lì, chi lo vuole lo legge… Il dibattito è libero e (per fortuna) facoltativo

    da a.r.   - venerdì, 6 febbraio 2015 alle 11:49

  5. Maccio Capatonda ieri a Servizio Pubblico ha virtualmente ingoiato una pillola che riduce l’utilizzo del cervello dal venti percento standard al due percento netto. Con quella pillola nello stomaco di colpo l’effetto del giornalismo tipo “L’Arena” di Raiuno diventa meraviglioso.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 6 febbraio 2015 alle 14:41

  6. è invece un evergreen il ‘silenzio assordante’.
    Chi parla degli attentati in Siria, della repressione in Egitto e degliscontri nel Donbass?

    da Marco da Zurigo   - venerdì, 6 febbraio 2015 alle 19:56

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