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Due o tre cosette sui vinti, i vincitori, il Colle, le volpi e le pelliccerie

Sarebbe bello iniziare con una citazione, ma le cose si mettono male fin da subito. A proposito del capolavoro di Matteo Renzi – l’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella, capolavoro di tattica e furbizia – viene in mente quel che Bettino Craxi disse del furbissimo Andreotti: “E’ una vecchia volpe, ma prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria”. Citazione malvagia, perché in pellicceria ci finì Bettino, e malamente, e perché se oggi la volpe è Renzi va detto che in pellicceria sono finiti più o meno tutti gli altri. Dunque si vedrà, ma per il momento, e nel caso specifico del Quirinale, c’è un solo vincitore – Renzi – e una miriade di perdenti. Volendo fare della retorica (abbonderà nei prossimi giorni, prepariamoci) si può aggiungere che hanno vinto anche quelli che speravano in un Presidente della Repubblica ineccepibile, difficilmente contestabile, non-Nazareno, fedele alla Costituzione e insomma, diciamo, ci è andata bene (visti certi nomi che giravano). Se si può fare una notazione in margine, piuttosto, riguarda tutta la fuffa propagandistica su rottamazione & dintorni, perché Mattarella dimostra che in quella generazione Prima Repubblica c’era non solo del buono, ma del buono assai resistente.

Ma veniamo agli sconfitti. Sulla pattuglia alfaniana non c’è molto da dire: il piatto di lenticchie del ministero dell’Interno è più che sufficiente – come gli ha ricordato a brutto muso Renzi – per tenerlo al guinzaglio, e il minimo sindacale di ammuina di Angelino and friends non ha convinto nessuno. Silvio Berlusconi, invece, porta a casa una sconfitta più cocente. I suoi giornali hanno un bel gridare al patto tradito, al Nazareno stracciato e agli accordi saltati unilateralmente (“l’inaffidabile Renzi”… ma va?). Ci sarà del vero, ma come si sa in politica si può dire solo questo: fesso Silvio che si è fidato, e ci si può vedere un divertente contrappasso, o persino citare Pertini (“A brigante, brigante e mezzo”). Ora Silvio si ritrova con una minoranza interna ringalluzzita, un consigliere-braccio destro (Verdini) sbertucciato da tutti e proclami di guerra aperta a cui nessuno crede più. Anche perché le “sue” schede bianche sono state assai meno di quelle ci dovevano essere (104 arrivate su 140 attese), che, fatti i conti della serva, vuol dire che oltre il 30 per cento dei suoi non l’ha seguito. E’ una sconfitta bruciante, ma – come nota qualcuno – fino a un certo punto: Fedele Confalonieri e la figlioletta Marina non saranno poi così delusi, sapendo entrambi che le aziende è meglio non stiano troppo all’opposizione o, se ci stanno, lo facciano "responsabilmente". Comunque sia, se conosciamo i polli di Silvio, ora ci sarà da ridere sulle dinamiche interne di Forza Italia.

Sulla destra non-Nazarena (Salvini, Meloni) preferirei astenermi. Se vuoi fare il duro e puro e come candidato di bandiera non trovi niente di meglio di Vittorio Feltri, beh, auguri ecco.

E la sinistra? Discorso più complesso. Dal punto di vista del risultato potrebbe anche segnare un punto a favore: al Quirinale va un non-Nazareno, e addirittura il nome di Mattarella era stato fatto, in tempi precedenti la battaglia, da Nichi Vendola. La sinistra del Pd ha votato compatta senza doversi turare il naso e tutti sono contenti. Ora bisogna vedere se questa vittoria sarà una vera vittoria, cosa di cui dubito. Se ricompattarsi su un nome per il Colle significa ricompattarsi anche sulle politiche sociali e sul disegno centrista di Renzi (come i renziani sperano), la simil-vittoria si tramuterà presto in una vera sconfitta. E poi, sapete come la si pensa qui: va bene la politica, la tattica, la strategia, ma la sinistra si fa nel paese, tra la gente, nelle lotte sociali, come insegna Syriza in Grecia, e senza quello diventa una faccenda per feticisti delle cronache parlamentari.

Due parole, invece, sul vincitore indiscusso, Matteo Renzi. E’ vero che in certi casi si vince per assoluta inferiorità dell’avversario, e che questo è uno di quei casi, ma che abbia vinto non c’è dubbio, anche se sembrava un po’ il Real Madrid iscritto al campionato interregionale. Su questo, due piccole notazioni. La prima: Renzi si conferma eccellente equilibrista, re delle maggioranze variabili. Uno che fa le riforme costituzionali (non belle) e la riforma elettorale (pessima) con Berlusconi, a cui sa di potersi rivolgere in caso di bisogno su leggi orribili che mortificano il mondo del lavoro (il Jobs act). Uno (sempre lui) che governa con Alfano e i suoi voti determinanti. E uno (ancora lui) che trova la quadra sul Quirinale con Sel e la sua propria sinistra (ma sì, i “parassiti”). Bravo, ma cammina su un filo, il che ci riporta alle volpi e alla pellicceria dell’inizio.
La seconda notazione è più un’avvertenza, un consiglio a tutti i renziani acritici e adoranti che si affannano ora a dire che il Nazareno è stata un’invenzione (dei grillini, del Fatto Quotidiano, della sinistra Pd… Silvio sarebbe stato più sintetico e avrebbe detto: dei comunisti…). Perché il patto è lì, nella legge elettorale e nelle riforme istituzionali, vivo e vegeto, indiscutibile, rivendicato e citato in lungo e in largo da entrambi i contraenti. Che non contemplasse il Quirinale (vulgata renziana), oppure che lo contemplasse e sia stato tradito (vulgata berlusconiana) non toglie che sia ancora lì. Un po’ appassito, forse, non più tanto luccicante (questo si vedrà da come Berlusconi riuscirà a tenere le redini dei suoi con Verdini in disgrazia), non abbastanza per creare una linea editoriale come volevano fino a tre giorni fa i genietti de Il Foglio, povere stelle, ma insomma c’è. Basti pensare che solo qualche giorno fa – con il voto sull’Italicum – si vagheggiava di un ingresso di Berlusconi in maggioranza. Quindi, viene da dire, calma con la “narrazione” (uff) di Matteo che sconfigge Silvio, perché non è del tutto fondata e Silvio, a Matteo, tornerà utile di nuovo.

Chiusi i giochi, insomma, si comincia a giocare, e verrebbe da dire: finalmente. Vedremo se il presidente Mattarella sarà davvero (al momento non è lecito dubitarne) garante di tutti, non come quell’altro di prima che controfirmava il lodo Alfano, per dire, o che sgridava Monti per il ricorso alla fiducia senza dir niente a Renzi che lo usava il doppio delle volte… Dunque, più che un "si ricomincia", è un "si comincia". Come diceva un mio vecchio caporedattore all’Unità, sù, sù, al lavoro e alla lotta. Poi rideva di gusto.

PS. Come si vede, da tutto questo discorsetto-pippone è totalmente esclusa la pattuglia grillina, la forza politica più inane e irrilevante dai tempi di Nabucodonosor (634 a.C). So che alcuni mi sgridano sempre perché non ne parlo. Di solito sono renziani di stretta osservanza che li additano come il nemico, e mai come questa volta mi chiedo come si faccia a indicare, come nemico pericoloso, il nulla.  

14 commenti »

14 Commenti a “Due o tre cosette sui vinti, i vincitori, il Colle, le volpi e le pelliccerie”

  1. bravo, con molta leggerezza e ironia lei ha colto gli aspetti più veri della vicenda politica.

    da tiziana   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 17:13

  2. Ma scusa, ribadisci che esiste il patto del Nazareno per quanto riguarda legge elettorale e riforme, quando nessuno lo ha mai negato e anzi, il fine del patto è da sempre è stato quello (sono davvero pochi anche a sinistra quelli che sostengono che quel tipo di riforme si facciano da soli, senza opposizioni, forse tu?). Ma non ricordi tutte le illazioni, anche tue, su annessi e connessi al patto, candidati al quirinale, salvacondotti, leggi ad personam, inciuci ovunque. Tutto spazzato via dalla realtà. Che il patto del Nazareno esiste lo sapevamo tutti e lo sappiamo ancora. Che fosse come dicevi tu si è rivelata una cazzata, perdonerai. Pertanto, se proprio un elenco un po’ sciacallesco di sconfitti (facile, no?) bisogna stilare, una mezza parola di autocritica ci poteva stare, no?

    da Sandra   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 17:21

  3. Cara Sandra, io credo che del Patto si parlerà ancora. Che il Quirinale ci fosse o no (Renzi dice di no, Silvio dice di sì) non lo sapremo mai. Sarebbe bastato renderlo noto invece che “secretarlo”. Che Renzi faccia patti e non li rispetti non mi stupirebbe più di tanto (vedi “Mai al governo senza elezioni”…). Comunque sia, abile mossa tattica.
    a.r.

    da a..r.   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 17:29

  4. L’insonnia dei Robecchi genera analisi ineccepibili e di grande utilità.

    Grazie. Da parte di coloro che ogni tanto si assopiscono.

    da Carlo Ridolfi   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 17:34

  5. Certo che se ne parlerà ancora. Ma le cose sono andate così. Renzi ha detto: io e B. abbiamo un gatto. Tu e tanti altri avete gridato allarmati:attenzione, quel gatto non è un gatto, è un cane. Oggi abbiamo visto tutti quell’animale e ha pure fatto un forte miao. Ora scrivi: attenti Renzi e B hanno un gatto e ne sentiremo parlare. Tu oggi devi dirci del cane… (scusa la stupidità dell’esempio, era per farmi capire).

    da Sandra   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 17:40

  6. Bene ma vinto che cosa? Renzie e berlusca l’è istess, Mattarella o Paperino cosa cambia? e i “mercati” si fregano le mani. (Inutili poi…)

    da Gianni   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 18:32

  7. Cara Sandra, sì il gatto di Matteo e Silvio è la “narrazione” in voga, si bene. Ma (per curiosità) lo sconto del 3 per cento vergognosamente votato in CdM la notte di Natale abbaiava o miagolava? Per sapere eh (e ci sarebbero anche altri “bau”), a cercarli… Vedi, qui il problema non è tanto dare delle risposte, ma farsi delle domande, non fermarsi sempre alla versione ufficiale da abbracciare come “il verbo”… Alla fine è questo che rende molti ultras renziani assai simili ai seguaci della setta grillesca…

    da a..r.   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 19:36

  8. Certo, certo, o così o è “il verbo”. E quelli che se lo bevono tutti scemi. Intanto Berlusconi non è mai stato così vicino all’uscita di scena. Quindi ribadiamo: analisi perfette quelle tue, del Fatto e di tanti altri sul Nazareno. Da riscrivere domani, paro paro. Brasile – Germania sei mesi dopo coi verde oro nella stessa formazione, stessi effettivi, stesso modulo. Loro sono il Brasile.

    da Sandra   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 20:39

  9. Cara Sandra,
    mi spiace questa tua impostazione. Del Nazareno hanno parlato tutti, anche Renzi (in certi termini), anche Berlusconi (in altri termini). Trattandosi di un patto segreto (rivendicato da ognuno in modo diverso), le illazioni e le interpretazioni fanno parte del gioco. Pensare che ancora il falso in bilancio non sia reato in Italia (!) o che si debba (sinceramente me ne sfugge il motivo) fare uno sconto a chi froda il fisco (mentre ci si riempie la bocca ad ogni passo di “lotta all’evasione”) non solo incrementa, ma rafforza certe interpretazioni. Ora, quando parlo di “verbo”, intendo che c’è una “linea ufficiale” e che si compie una specie di sacrilegio a metterla in dubbio. Non tutte le analisi sul Nazareno sono corrette ovvio (io per esempio non ne condivido parecchie, e le dietrologie sono state tante), ma che ci fosse (che ci sia) un patto in qualche modo “scellerato” con l’avversario è acclarato. Io non sono giustizialista (e in questo abbastanza “fuori linea” sul giornale su cui scrivo, ma sono un commentatore esterno e posso permettermelo), ma certe cosucce le ho notate anch’io. Poi, si sa, le cose cambiano, evolvono (a volte in meglio, a volte in peggio). Per esempio esiste una corrente di pensiero (cito Jacoboni della Stampa, per dirne uno) che sostiene che quella di Berlusconi sul caso Quirinale non sia del tutto una sconfitta, e a quanto dice Bechis (Libero è Libero, d’accordo, ma lui ci becca spesso) Mattarella non era poi così sgradito a Berlusconi. Dunque secondo me il Brasile oggi scenderebbe in campo con un’altra formazione, sì, ma sempre in 11 e sempre vestito di giallo, perché le cose non sono tutte come si disse (si disse addirittura la Pinotti al Quirinale!) né tutte come si dice oggi. Del resto, mi pare di aver riconosciuto a Renzi una sua netta abilità (addirittura “capolavoro”, ho scritto, mi pare), ma resta il fatto che di quel patto non sappiamo tutto e può essere (spero di no) che altre cose verranno fuori. Mi limito a dire che noto nella tifoseria renziana (di cui mi sembri esponente moderato, altri e ben più trinaricuti mi trollano…) prevalga un atteggiamento fideistico per cui si crede a tutto ciò che si dice dal vertice in modo abbastanza acritico. Chi dubita o avanza distinguo e dubbi è via via bollato di essere “grillino”, o “parassita” (la minoranza interna), o gufo, o disfattista. A volte stupidamente (dare del grillino a me, per esempio, è una scemenza grossa). E’ una cosa che dispiace perché invece la sinistra che conosco io (di origine Pci, dove pure la disciplina di partito era considerata preziosa) era molto critica con i suoi vertici. Ecco, tutto qui, ma è solo un pezzettino di quella mutazione genetica di cui ho scritto certe volte. Qualunque altro governo repubblicano avesse approvato una norma a favore degli evasori in consiglio dei ministri, ritirandola due giorni dopo e lasciando una specie di “giallo” su chi l’avesse scritta, per esempio sarebbe stato sbertucciato dai suoi stessi sostenitori, mentre qui la cosa è passata inosservata. Io ricordo molto bene il programma di Renzi alle primarie, e quasi nessuna delle cose poi fatte era scritta là. Ipotizzo che molti di quelli che lo votarono allora abbiano qualche perplessità. Ma forse questi sono dettagli. Quel che conta, secondo me, sono le politiche sociali, la riduzione delle diseguaglianze e la difesa del welfare, cose che non trovo (o trovo in negativo) nelle politiche del governo Renzi, che d’altronde – mi rendo conto – governando con Alfano e in certe occasioni con i voti di Berlusconi – non può fare molto di più (e io credo che non vorrebbe comunque). Dunque non c’è “o così o il verbo”, come dici tu, perché le cose non sono mai così semplici, ma guardare senza troppi obblighi di obbedienza a questa o quella segreteria mi sembra l’unico modo di capire cosa succede, di leggere la situazione. Io (al contrario di altri più “nazarenisti” di me) credo che oggi Berlusconi abbia perso una battaglia importante, ma credo anche che vedremo altre battaglie e che forse ce lo troveremo schierato accanto a Renzi in determinate circostanze, come è già successo, nelle cose che si fanno (la riforma della giustizia che i magistrati contestano, e a cui si risponde con la scemenza delle ferie, per esempio) e soprattutto in quelle che non si fanno (falso in bilancio, conflitto di interessi ecc.). Spero di sbagliarmi, ovviamente, anche perché la materia è assai “volatile”, ma spero che anche chi è così arcisicuro e convinto e fideisticamente avvinto prenda in considerazione la possibilità di sbagliarsi, non sempre, ogni tanto.
    PS) sul consiglio dei ministri della notte di Natale, se abbiaava o miagolava, comunque, non hai risposto, pazienza.
    a.r.

    da a.r.   - sabato, 31 gennaio 2015 alle 21:12

  10. Molto lucido e condivisibile. Vorrei fare una precisazione, o forse esprimere una speranza: non è la sinistra, ma tutta la politica che si (dovrebbe) fa(re) nel paese, tra la gente!

    da Roberto   - domenica, 1 febbraio 2015 alle 10:50

  11. … infatti da domani si vedrà.
    Si vedrà se:
    – Mattarella firmerà a piè di lista tutti i DL e gli atti del Governo. Se è verò metà di ciò che dicono sulla sua integrità morale dovrebbe rimandarne alle Camere oltre il 90%. Staremo a vedere appunto.
    – Silvio continuerà a fare la stampella di Matteo sulle riforme istituzionali o lo sfanculerà alla prima occasione. A quest’ultima ipotesi non credo perchè l’Italy-cum e un Parlamento di nominati sta bene anche a lui; quando poi in campagna elettorale (cioè il prossimo anno se passa le legge elettorale) B. avrà ancora voglia di smazzarsi, si metterà a tavolino con la Meloni e Salvini (quest’ultimo in grande ascesa al nord) e saprà fare ciò che ha sempre saputo fare meglio di renzi… le alleanze variabili. Ad Alfano è stato garantito un posticino nel PD, in caso contrario dovrebbe accontentarsi della ciotola con i bocconcini se tornasse nel centrodestra. Vabbè che con renzi avrebbe in più la scodella con l’acqua di rubinetto, ma uno come Alfano altro non merita…
    – Vendola, Civati e la sinistra PD alla fine faranno anch’essi parte del partito di renzi. Ora poi che la congiuntura economica internazionale sfavorevole sembra allentarsi un po’ (petrolio e svalutazione dell’euro varranno pur qualche decimale di PIL anche per noi) sarà matematico vedere i renziani attribuirsi i meriti dello 0.00001% di occupati – precari – in più e chissenefrega se sotto i 25 anni quasi la metà delle persone è a casa.
    – Ah il Movimento 5 Stelle vero… Beh quel “nulla” alcuni mesi or sono è servito ad eleggere un giudice della corte costituzionale (e se non erro Mattarella lascia libero proprio un posto di quelli che devono essere eletti dalle camere in seduta comune). Se dovesse esserci lo stallo come allora sarebbe l’ultima occasione per il “nulla” di battere un colpo.

    Ma mi permetta una considerazione: il Nazzareno è figlio del risultato del M5S alle politiche del 2013. R&B quando si sono incontrati si devono essere detti “Houston, abbiamo un problema!” e la soluzione che hanno trovato è la riforma del titolo V e l’Italy-cum (ho il copyright su questo nome, quindi diffido chiunque d utilizzarlo senza chiedermi il permesso :)).
    Per questo credo che il patto del Nazzareno reggerà. Nasce come patto “contra movimentum” e contra qualsiasi futura forza “terza” che vada a rompere le uova nel paniere dell’eterno inciucio.
    Solo quando saranno finalmente defunti i sessanta-settantenni obnubilati da 30 anni di tivù di regime (mediaset e RAI), solo allora un progetto che ponga la rete al centro della propaganda politica potrà avere successo. Grillo ha avuto troppa fretta (lo capisco, anche lui è alla fine delle sue sabbie), ma la visione sull’evoluzione dell’informazione ci sta tutta. E quel 42% di disoccupati sotto i 25 anni saranno coloro che faranno piangere Renzi ed il PD… lacrime amarissime temo, anzi no, mi auguro!

    da Giorgio N.   - lunedì, 2 febbraio 2015 alle 00:00

  12. >>> Vedi, qui il problema non è tanto dare delle risposte, ma farsi delle domande,

    questa sarebbe troppo complicata per Marzullo :)
    non è tanto l’uovo, quanto la gallina ?

    >>> non fermarsi sempre alla versione ufficiale da abbracciare come “il verbo”

    ah ecco! epperò la versione ufficiale risulta essere «Renzi è un grande stratega»

    er cane dice bao, er gatto dice miao, son già le tre, ciao

    da root   - lunedì, 2 febbraio 2015 alle 02:53

  13. Beh!… Le 2,53 non sono esattamente le tre… In sette minuti un Parlamento nominato, retto da una persona che ha in sostanza il potere politico di tradurre i suoi desideri nella realtà esecutiva senza tanti fronzoli, come per esempio sfornare una legge crudele che potrebbe spgere un popolo nel baratro tragico di disgrazie impensabili. Oppure (e dagli) autoinculcarsi la fantastica convinzioni che la nota “Ruby” è la nipote di Mubarak (e basta!…). Al di là dell’esito delle votazioni presidenziali di questi giorni, positivo e negatico che sia stato secondo i vari gusti di storia politica, una cosa che personalmente non mi va a genio è il fatto che un Presidente del Consiglio possa nei fatti eleggere direttamente il Capo dello Stato. Con le buone o con le cattive… Con o senza un accordo Nazareno… Un capo partito democratico dovrebbe raccogliere prima i pareri dei suoi seguaci “grandio elettori”, poi decidere il da farsi. Dalle pedanti ed inutili informazioni emanate a iosa in proposito dai media, mi sembra che nel caso che ci occupa non sia avvenuto questo semplicissimo atto, appunto, democratico… O no!…

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 2 febbraio 2015 alle 12:30

  14. @ 12:30

    Assolutamente d’accordo — a patto che sia stato effettivamente lui, il grande stratega, a sceglierselo.

    Di democratico poco o nulla. Forse perché sono troppo presi, come si può ben vedere dallo inutile posto scriptumo, dagli sputi democratici sul m5s.

    «Se questa è una democrazia» — ci sarebbe da scrivere un libro intero, in volumi …. sputa su questo, sputa su quello, siamo er mejo, do’ vai, perché mai :)

    Figli della cultura comunista, del «siamo er mejo», a prescindere.

    da root   - lunedì, 2 febbraio 2015 alle 13:39

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