Piano piano, il Jobs Act prende forma, ed è pronto il primo decreto attuativo. Tra le cause di licenziamento economico con indennizzo (che verrà stabilito in un altro decreto attuativo) c’è lo “scarso rendimento” del lavoratore, una cosa abbastanza difficile da quantificare. E così va a posto un altro tassello della legge sul lavoro: l’assoluto, totale, incontrovertibile potere dell’imprenditore di decidere che lavora e chi no. Chiedere diritti, condizioni migliori, razionalizzazione di orari e mansioni, domandare chiarimenti su strategie aziendali, contestare decisioni ingiuste o perniciose per i lavoratori, sono tutte cose che potranno essere rubricate alla voce “scarso rendimento”, per decisione univoca e incontestabile del datore di lavoro. Si compie così con un decreto attuativo la sostituzione del Charlie Chaplin di Tempi moderni con il volonteroso e crumirissimo Gian Maria Volonté di La classe operaia va in paradiso. E anche quella non operaia, ovvio. Ma soltanto se non è colpevole di “scarso rendimento”, che diamine, non vorrete che il paradiso venga paralizzato da una scarsa “flessibilità in uscita”, no?
Piede Libero va in vacanza, rendendosi in questo modo colpevole di scarso rendimento. A gennaio, di nuovo qui. Auguri
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Jobs Achtung
da david - venerdì, 19 dicembre 2014 alle 09:50
Di nuovo in vacanza ? Non eri appena andato in vacanza l’anno scorso …
OK, per quest’anno chiudiamo un occhio …
Buon Natale e auguri di buon rendimento l’anno prossimo !
da Marco da Zurigo - venerdì, 19 dicembre 2014 alle 16:56
Quando i lavoratori acconsentono di perdere i loro diritti, magari adducendo come motivo abbiamo famiglia, abbiamo il mutuo… ingenualmente avviano il motore per un percorso di perdita generale dei diritti per tutti gli altri lavoratori. Ecco perchè Confindustria si sta fregando le mani dal piacere di avere ottenuto una legge del tipo Jobs Act… del finale travolgente, ‘mmiez’a tutta chella gente, se fumarono a dignità!… Dove sta dignità?! Uh, Madonna mia… Come fa dignità, senza buonsenso dell’elettore? (Chiedo scusa agli autori di “Dove sta Zazà” (1944) – Raffaele Cutolo, parole, e Giuseppe Cioffi, musica – per la mia libera trasformazione di una parte del testo della loro meragliosa canzonetta).
da Vittorio Grondona - sabato, 20 dicembre 2014 alle 11:43
Questo post è francamente scritto come si deve,
come tutto il il sito (https://www.alessandrorobecchi.it) .
Da vostro lettore, continuate così.
altri articoli sono disponibili a codesto sito
da ballato - martedì, 22 dicembre 2015 alle 14:06