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L’homo renzianus, profilo di un follower

Una settimana fa, pagina99 we mi ha chiesto di tracciare una specie di identikit del nuovo militante renziano, delle affinità e divergenze rispetto al militante tradizionale Pd di scuola Ds (e, prima, Pci). Siccome in settimana si è parlato proprio di mutamenti "antropologici" (uh!) nella base del partito di Renzi, beh, ecco il pezzo. Ci sarebbe altro da dire, molto altro, ma intanto… cominciamo da qualche piccolo tratto cultural-caratteriale.

Militanti, e già cominciamo male.
E sì, perché a voler tracciare una mappa di affinità e divergenze tra il militante del Pd prerenziano e l’homo novus che sostiene il Pd due-punto-zero bisogna rivedere il vocabolario. “Militante” non va più, parola rottamata. Come “padrone” (in renziano: imprenditore), termine vietato, anche nell’accezione di quello “che deve poter licenziare”, che nella tradizione della sinistra era, senza sconti, “il padrone”. E si potrebbe continuare ad libitum, dai matrimoni gay che diventano civil partnership fino al florilegio di anglicismi e riferimenti alla cultura pop da una parte, e vere e proprie espulsioni dall’altra: conflitto, lotta, classe. Il lavoro diventa “job”, gli slogan sono hashtag. Senza contare le parole che sopravvivono solo per scherno dell’avversario: “ideologico”, usato come sinonimo di sorpassato, sconfitto, anacronistico. Fino alla differenza più palmare ed evidente: il nome del partito, che gli antichi militanti del Pci non avevano neppure bisogno di nominare (“il Partito”, punto) e che ora si chiama @pdnetwork. Moderno, smart, twitterico, amabilmente stupidino.

Dietro le parole ci sono angoli, spigoli, giravolte. Il militante renziano è, almeno nell’immaginario corrente, giovane e dinamico, e si contrappone al militante pre-renziano – che pure ha votato il nuovo Pd – considerato mesto e perdente. Qui, più che politica, l’analisi si fa antropologica. Il democrat new edition è assai aggressivo e lo è, in primis, contro il vecchio militante Pd antemarcia. Il suo faro è la vittoria, contrapposta allo sconfittismo quasi compiaciuto della vecchia sinistra. Tanto ambita e voluta, tanto anelata, questa vittoria, che si sospetta sia un valore di per sé. Conta vincere, essenziale è il potere, per farci cosa si vedrà. Il Berlusconi del “noi abbiamo vinto tante Champion League e quindi siamo bravi” non è molto lontano (lo ha notato Michele Serra), ma anche senza paragoni così irrispettosi resta il fatto: la burbanzosa ghigna del vincente, l’arroganza di chi irride lo sconfitto – caratteri tipici della destra – sono stati introiettati in fretta, complici comprensibili frustrazioni generazionali. Che questi toni vengano usati non contro quelli che sarebbero i veri sconfitti (la destra italiana), bensì verso i propri compagni di strada (la sinistra pre-Renzi) è assai indicativo: il militante renziano ostenta un revanscismo feroce, non dissimile da quello dei reduci della prima guerra mondiale nei confronti del “panciafichisti” borghesi che non partirono per il Carso. Maledetti!
Della differenza generazionale si è, in parte, detto. Nella vulgata corrente (nella realtà è tutto da vedere) il follower renziano ha tra i trenta e quarant’anni, più giovane del militante “vecchia gestione”. Sempre secondo l’immaginario, appartiene a quella generazione di “proletari della conoscenza” che sa le lingue, è laureato, si muove agilmente tra le nuove tecnologie, che spesso lo accompagnano nella sua vita lavorativa da precario. E’ insomma portato per un realismo al limite del cinismo. Se l’antico militante Pd di derivazione piciista guarda ancora ai meccanismi sociali come a un portato delle dinamiche economiche tra capitale e lavoro, l’approccio del neoadepto renziano è più pragmatico e sbrigativo: nemmeno lontanamente si contesta un sistema (il capitalismo, il mercato), ma se ne invoca un funzionamento più efficiente. Una plastica riproduzione di questo approccio si è avuta all’ultima Leopolda. Davanti al finanziere Davide Serra che accusava di “furto di futuro” le generazioni andate in pensione col sistema retributivo, affluenti trentacinquenni eleganti, laureati, ambiziosi, applaudivano estasiati, in pratica accusando di “furto di futuro” i padri che li hanno fatti studiare, cioè quelli che un futuro gliel’hanno dato. Bizzarro testacoda.
 
Ma la più portentosa differenza tra il nuovo militante Renzi-oriented e il vecchio iscritto al Pd risulta evidente nel bisogno di autodefinizione. Mai – dal congresso di Livorno fino alla segreteria Bersani – un militante del più grande partito della sinistra europea aveva sentito il dovere di ribadire quasi ossessivamente il suo essere di sinistra: perché sottolineare l’ovvio? Cosa che invece fa ad ogni passo l’homo novus di osservanza renziana. Un mantra, un’autoipnosi: questo è di sinistra, noi siamo di sinistra, quel che facciamo è di sinistra, fosse anche abolire diritti o invocare libertà di licenziamento, fosse anche governare con Angelino Alfano o raccogliere i consigli “riformisti” di Verdini. Fosse anche recitando quel “E’ colpa dei sindacati” che è stato per decenni un ritornello delle destre più o meno liberali. Un vera campagna di autoconvincimento.
Queste alcune divergenze, e le affinità? Ecco la principale: riconoscere nel segretario del Partito (qui torna la maiuscola e scompare la simpatica chiocciolina) di avere sempre e indefettibilmente ragione. Ciò che Giovannino Guareschi, uomo di destra, individuò come tratto precipuo dei comunisti degli anni Cinquanta (“trinariciuti”, “contrordine compagni”), rivive oggi in forma moderna. Giovani arrabbiati per cui i Dico di Rosy Bindi erano un orrendo compromesso al ribasso, oggi si accontentano di un patto civico, pur di non ostacolare il capo. Ieri agitavano la Costituzione “più bella del mondo” e oggi ne accettano modifiche anche un po’ bislacche. Ieri finivano in prima pagina su Repubblica con i post-it gialli e la scritta “No al bavaglio”, oggi avallano limiti alla libertà di pubblicazione. In nome della vittoria (il 40 per cento delle europee è un altro notevole mantra) sembrano bere tutto, farsi piacere tutto, digerire tutto, purché venga dal quartier generale. Così come le minoranze Pd, i vecchi della Ditta, che fanno il diavolo a quattro, ma alla fine si allineano ubbidienti. E pare questo, a pensarci, il trait-d’union più forte tra vecchi e nuovi militanti: “L’ha detto Matteo” suona oggi, secoli dopo, come il vecchio “L’ha detto Togliatti”. Modernissimi, eh?

14 commenti »

14 Commenti a “L’homo renzianus, profilo di un follower”

  1. non proprio moderno moderno. Ha almeno 20 anni(grande pezzo. Ma se speri di convincerlo a rinsavire dignitosamente ricordando per esempio qualcosa a riguardo del concetto di vergogna ti conviene metterti comodo. Fidati Alessandro)

    da diamonds   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 11:57

  2. Condivido tutto (come quasi sempre:)).
    Una sola aggiunta. alla fine, pero’, le elezioni a Renzi le fanno vincere i voti delle massaie che guardano Rete4, le stesse che facevano vincere Berlusconi (lo dico senza alcun snobismo, sia chiaro).

    da Nicola   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 14:58

  3. Nicola, ma magari; la triste realtà è che lo fanno vincere i voti di quegli elettori del PD che il giornalista Robecchi (nell’ottimo articolo) definisce “militanti” e che Renzi schifa.
    E, ultimora, a proposito di cose che ricompaiono ecco le cariche – di sinistra, naturalmente – ai manifestanti.

    da david   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 15:05

  4. scusate l’OT ma lo schifo di Marchionne che ottiene l’oblazione per condotta antisindicale dichiarando di non essere stato a conoscenza delle decisioni dei dirigenti dello stabilimento di Pomigliano grida vendetta

    da david   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 15:23

  5. Un peccato vedere robecchi nei panni del bacchettone. La leggerezza scherzosa lascia posto al ruolo del barbogia che la sa lunga, che guarda dall’alto al basso chi compie azioni imperdonabili (sostenere Renzo o tollerarlo).
    Tutti un po’ berlusconini, uniscono ai vecchi nuovi difetti senza neanche un pregio. Questi eleganti follower trentenni dal lavoro precario e dall’approccio aggressivo, plaudenti alla prospettiva di vedere i propri genitori senza futuro né lavorativo, né pensionistico, formano tra l’altro lo zoccolo duro che manipola il 40% degli elettori italiani convincendolo a tollarare o plaudire renzi.
    Probabilmente perché mi sento tirato in causa più per profilo sociale e demografico che per simpatia politica, rimane l’impressione di un post pieno di livore, ben poco leggero, capace di consolare solo quelle persone che si sentono all’opposto di quanto descritto, ma totalmente incapace di dare spunti a chi, forse, vorresti fare ragionare.
    Dispiacere.

    da mima   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 15:43

  6. Cara Mina, capisco.
    Però (al netto delle accuse di “bacchettassimo” che fanno un po’ ridere) sarebbe bello se si entrasse anche nel merito invece di non dire niente.
    Qualche domandina, allora.
    E’ vero che il nuovo militante ha alcuni tratti (ovviamente uno è diverso dall’altro, ma insomma, si fa una media) come quelli descritti? Che dice ogni due minuti di essere di sinistra come a rassicurarsi? Che il refrain “la generazione precedente ci sta rubando il futuro” è una specie di cavallo di battaglia che si sente spesso? Che c’è un approccio fideistico al leader e si ingurgita con lui ciò che mai si sarebbe digerito con altri leader? Che certe politiche sempre apprezzate e tentate dalla destra oggi si compiono a sinistra (Squinzi che dice: “Renzi realizza i nostri sogni”, il “modello Marchiane” eccetera…)?
    Io non parlo di pregi e difetti. Io dico quel che vedo. Quel che vedo è una nuova forma di “militanza” che sembra più un’appartenenza generazionale/culturale che politica. Sia la prova il fatto che spesso sento usare “ideologico” come un insulto (un insulto parecchio ideologico, tra l’altro). Io credo che le politiche di Renzi non faranno bene al paese (in soldoni: aumenteranno ulteriormente le diseguaglianze, cosa già in atto) e faranno malissimo al Pd (ma qui io non c’entro, osservo, quel che fanno al loro partito sono fatti loro).
    Aggiungo due cosette off topic della recente legge di stabilità che riguardano proprio questa nuova base che per convenzione (credo che poi la realtà sia più complessa) si ritiene trenta/quarantenne e più o meno precaria:
    1- aumento delle tasse (dall’11,5 al 20 per cento) sui fondi pensioni, cioè l’unica forma di pensione che i lavoratori non garantiti potranno (con enormi sforzi) permettersi
    2- l’aumento dell’Iva (dal 5 al 15%) per le partite iva sotto i 35 anni (che godevano di un trattamento di favore e ora non più…)
    Ecco, la cosa più notevole mi sembra questa: che proprio la tifoseria più accesa di Renzi (basta dare un’occhiata a twitter o Facebook) che lo segue soprattiutto per motivi “generazionali” sarà alla lunga la più penalizzata.
    Se si riuscisse a rispondere nel merito, invece che con generiche accuse di essere bacchettoni sarebbe meglio (cioè, va benissimo anche così, per carità, ma non è che aiuta la comprensione e il dibattito)
    ciao
    PS) La leggerezza scherzosa è sempre una bella cosa. A volte la si usa a volte no. A volte si usa un registro diverso, a volte si ride e a volte no. Scrivo per i giorbnali, soprattutto, e quando mi chiedono un pezzo si parla con chi lo chiede di come farlo e solitamente scelgo io il registro. Va così sui giornali, in tivù, nei libri. Dire che un pezzo non va bene perché non è scherzoso è una buona critica. Occuparsi dei contenuti sarebbe forse più sensato, ma questa è un’idea mia…
    a.r.

    da a.r.   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 15:59

  7. Ma non bastava dire, come qualche volta si sintetizzava su “Cuore”,che l’homo renzianus è un’enorme testa di cazzo?

    da Roberto Alessi   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 17:27

  8. Renzi comanda e l’homo renzianus ubbidisce … that’s it!

    da Marco da Zurigo   - venerdì, 17 ottobre 2014 alle 22:51

  9. Un giorno dopo l’altro
    il tempo se ne va
    le strade sempre uguali,
    le stesse case.
    Un giorno dopo l’altro
    e tutto e’ come prima
    un passo dopo l’altro,
    la stessa vita.
    E gli occhi intorno cercano
    quell’avvenire che avevano sognato
    ma i sogni sono ancora sogni
    e l’avvenire e’ ormai quasi passato.
    Un giorno dopo l’altro
    la vita se ne va
    domani sarà un giorno uguale a ieri.
    La nave ha già lasciato il porto
    e dalla riva sembra un punto lontano
    qualcuno anche questa sera
    torna deluso a casa piano piano.
    Un giorno dopo l’altro
    la vita se ne va
    e la speranza ormai e’ un’abitudine.
    luigi Tenco 1966
    Il renziano di mescolanza democristiana lo vedo ben definito nella bellissima canzone di Luigi Tenco. Gira che ti rigira si lascia stupidamente guidare alla cieca nella disperata ricerca di una qualità di vita migliore, ma alla fine si trova suo malgrado nello stesso punto dal quale era partito. In una società asservita al capitale, un lavoratore benestante è scomodo al padrone, potrebbe perfino alzare la cresta. Beh, ora può perfino essere licenziato e la confindustria gongola dalla felicità… I vari “Renzi” non nascono, sono creati dal capitale.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 18 ottobre 2014 alle 01:53

  10. quando persone come Giuliano Ferrara(uno che ha sostenuto fortissimamente la guerra a Saddam, la stessa che ha scoperchiato l’inferno in terra , sempre meglio non scordarlo)cominciano a strepitare, “uffa che noia, che barba”, a proposito dei critici del governo Renzi, non posso non pensare all’onorevole razzi che prende in disparte Zanone

    https://www.youtube.com/watch?v=8t7gtx-cCKE

    da diamonds   - sabato, 18 ottobre 2014 alle 10:54

  11. la vera mancanza è quella di una nuova visione

    cosa mi da un simpatico (???) 40nne che replica gli schemi di ragionamento degli ultimi 20 anni? o che vuol mettere il TFR in busta paga per aumentare i consumi, proposta che credo di aver sentito la prima volta prima dell’università?

    xchè è vero che il mondo è molto cambiato, che l’economia non è + la stessa e probabilmente i paradigmi attuali vanno ripensati, ad esempio dal lato della crescita, del lavoro e della sua organizzazione; ma quello che viene proposto dal sindaho coglie gli aspetti sociali e di comunicazione del nuovo mondo, ma non le telluriche variazioni economiche (ovvero guarda alla sovrastruttura e non alla struttura…)
    x dire, si schiaccia su De Scalzi mentre i Rockfeller escono dai combustibili fossili, ma il futuro potrà essere solo ashtag e giovanilismo, peraltro con pochi meriti (vedi lista ministri: ok lui e Serracchiani, che han + o – vinto elezioni, ma xché Madia e Boschi sono ministri)?
    purtroppo, poi uno vede che l’opposizione è Chiamparino e Fassino e dice: il ragazzo almeno è fortunato, vediamo se almeno ci dice bene……
    e del resto, il comico senior no, quello junior bravo a nuotare nemmeno, la sentinella in piedi figurati, il verdista non se ne parla…. ci fosse almeno il partito dell’amore di Moana&Ilona, come nel 1992….

    da glk   - martedì, 21 ottobre 2014 alle 17:19

  12. Se posso dare un contributo, di qualche mese fa ma sempre attuale, sul tema: http://temi.repubblica.it/micromega-online/fenomenologia-dei-renziani/

    da andrea bianchi   - mercoledì, 22 ottobre 2014 alle 15:44

  13. Caro Anfrea, ottimo contributo (avevo letto a suo tempo)
    a.r.

    da a.r.   - mercoledì, 22 ottobre 2014 alle 16:00

  14. Non avevo letto. Grazie per la segnalazione.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 23 ottobre 2014 alle 08:41

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