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Così lavora il governo di centro-destra-sinistra

Una cosa prima di tutto: la famosa questione generazionale non esiste. E’ vero che i giovani virgulti renziani al governo sopportano a fatica gli anziani, ma solo gli anziani loro, perché invece con gli anziani di Forza Italia hanno un feeling tutto particolare. Come ha scritto ieri questo giornale spulciando i numeri di Open Polis non si è mai visto un governo avere così tanti voti dall’opposizione e non si è mai vista un’opposizione sostenere così strenuamente un governo. Marciare divisi e colpire (nel senso di votare) uniti, il che fa del governo Renzi il primo governo di centro-sinistra-destra-centro dopo il triste caso del dottor Monti, parlandone da vivo.
Ma andiamo con ordine: la formula del governo-ombra non ha mai portato fortuna, così tanto vale giocare con la formula del governo-fotocopia. Renzi decide una linea, ne parla con Verdini, Verdini riferisce a Silvio, Silvio telefona a Brunetta, Brunetta scrive il Mattinale, i deputati della destra lo leggono e corrono a votare come il governo “di sinistra”.  Poi escono dall’aula, rilasciano qualche dichiarazione contro il governo, poi rientrano in aula e votano con il governo.
Questo getta una luce inquietante sulle riunioni politiche del governo. Che succederà là dentro? Per esempio quando Renzi dice: “La parola al ministro delle riforme”, chi parla, la Boschi o Verdini? Quando la parola passa al ministro della giustizia, chi parla, Orlando o Ghedini? Naturalmente avranno fatto delle prove audio per non accavallare le voci, un problema risolto con un accordo sul ritmo: dicendo le stesse cose nello stesso momento – a parte l’effetto coro – si capirà tutto. Si è sperimentata anche una speciale modalità di intervento alla maniera di Qui, Quo e Qua: Boschi dice una parola, Verdini la successiva, Renzi chiude la frase. Poi li manda a votare tutti insieme. Oppure si traduce con il linguaggio dei non udenti: Finocchiaro parla e Romani fa strani gesti agitando le mani nell’aria. Poi escono e vanno a votare uguale. Resta qualche dissidio, ovvio. Per esempio quello sull’uso degli aggeggi elettronici, con Scalfarotto che spiega a Romani che l’iPhone non ha la rotella per i numeri, o quando Verdini usa l’iPad della Madia come piano d’appoggio per affettare la fiorentina da otto etti con cui fa colazione, ma sono dettagli. Più difficile, invece, la scelta delle controfigure. Boschi non vuole far coppia con Santanché (con cui ha votato solo l’81,5 per cento delle volte) e preferisce la Gelmini (con cui ha votato il 90,3 per cento delle volte), questione di affinità. Anzi, come disse il premier dopo il patto del Nazareno uno-punto-zero “profonde sintonie”.
In assenza di differenze politiche, si discute molto sulle cose tecniche. Renzi, come si sa, vuole riunire i suoi due governi, quello di centrosinistra e quello di centrodestra, alle sette del mattino, cioè più o meno all’ora in cui di solito i ministri-fotocopia del centrodestra vanno a dormire. Per il pranzo fa portare i pacchettini di Eataly, mentre quelli, abituati a Palazzo Grazioli, vorrebbero le pennette tricolore. Ma quando si parla di contenuti sono tutti invariabilmente d’accordo, cosa che si evidenzia poi nelle votazioni parlamentari. Certo, si tratta di scegliere bene gli argomenti. Riforme? D’accordo. Senato? D’accordo. Italicum? D’accordo Lavoro? D’accordo. Brunetta si piazza vicino all’impianto voce: nel’eventualità, piuttosto remota, che qualcuno affronti argomenti come lotta alla mafia, evasione fiscale, tassazione dei ceti più alti, è pronto a schiacciare un piccolo tasto che spegne tutto. Traquilli, finora non è mai successo, perché il governo “più di sinistra degli ultimi trent’anni” (cfr. Matteo Renzi, febbraio 2014) è capace di qualche sensibilità e di certe cose non parla.
Alla fine, in queste bizzarre riunioni del governo di centro-destra-sinistra, l’unico momento un po’ teso è quello in cui si concordano le dichiarazioni. Silvio teme di perdere visibilità marciando compatto con Matteo, e allora capita che qualcuno del centrodestra twitti una dissociazione, una critica, una cattiveria acidina. A volte gliele scrive direttamente Zanda, che avendo votato insieme a Verdini 99,8 volte su cento, lo conosce come le sue tasche, forse di più.

5 commenti »

5 Commenti a “Così lavora il governo di centro-destra-sinistra”

  1. Magari se anche Lei cominciasse a togliere “sinistra” dal logo del governo le cose sarebbero un po’ più chiare.

    da david   - giovedì, 2 ottobre 2014 alle 10:06

  2. e oggi alle manifestazioni di Napoli il governo di sinistra fa esordire le telecamere sulle divise

    da david   - giovedì, 2 ottobre 2014 alle 10:38

  3. Ok, ok,ok!… Il partito unico è questo, bellezza! Prendiamo a caso la dichiarazione di Bersani letta su la prima pagina di La Repubblica di oggi: dirò sì a Matteo, ma non prendo lezioni dai 101 che tradirono Prodi. Mi è venta in mente una storiela del periodo fascista. Uno squadrista di quell’epoca irrompendo una sera insieme ai suoi amici con prepotenza in una osteria di paese pretendeva dai clienti un obolo per il partito. Un cliente si rifiutò. Bene fu la reazione dell’audace fascista, adesso esci di qui e te ne vai subito a letto, e non finisce qui… Il cliente, intimorito per via del clima teso di quell’attimo, se ne uscì dicendo: vado a letto, ma non dormo!… Toh mo!…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 2 ottobre 2014 alle 12:36

  4. Qualche “bell’anima” mi ha chiesto come mai non ho rinnovato piu la tessera del PD ………………..

    da michele   - venerdì, 3 ottobre 2014 alle 13:14

  5. infatti quelli lì possono votare a destra a sinistra e perfino … il risultato non cambia: comandano loro. invece,

    da mario   - sabato, 4 ottobre 2014 alle 11:49

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