C’è stato un periodo in cui l’Iraq era mainstream, popolare, noto a tutti. Era quando si sradicavano le statue del pessimo Saddam, e poi anche quando lo si sradicava di persona, con una corda al collo. L’Iraq, in qualche suo modo assurdo e sanguinoso, andava di moda, come certi posti in Africa quando arriva la star americana a occuparsi di profughi. Poi la star americana torna a casa e i profughi rimangono lì. Proprio come gli iracheni, che però non rimangono lì: in duecentomila fuggono da Mosul caduta in mano al Al Quaeda. Falluja è già presa. Ramadi pure. Sembrano nomi antichi, del passato. Perché l’effetto collaterale dell’esportazione della democrazia – oltre alle vittime civili – sembra essere una certa amnesia degli esportatori. L’Iraq? Chi? Dove? Ah, sì, il posto in cui raccontammo di aver vinto una guerra.
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Smemorati si nasce o si diventa?
Good question mr Watson!
da Marco da Zurigo - mercoledì, 11 giugno 2014 alle 23:03