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Lasciateci almeno il diritto di incazzarci un po’

Non saranno i soldi per i boxer di Cota o per il sushi della Minetti ad affondare il Paese, la le spese pazze rivelano la mentalità di una classe dirigente arrogante e ridicola

Sospendiamo per un attimo il giudizio se fare la pipì sia di destra o di sinistra. Chiediamoci invece se sia un’attività inerente alla vita privata o a quella politica, e dunque se sia giusto e lecito farsi rimborsare dalla Regione i cinquanta centesimi del cesso pubblico, come ha fatto in Emilia Romagna il consigliere regionale Thomas Casadei. Certo, sono le grandi cifre a gonfiare la Babele dei rimborsi regionali, il mare di soldi volatilizzato, la grande, ridicola rapina. Ma a volte è dal singolo albero che si capisce meglio la foresta, e quei cinquanta centesimi sono un simbolo niente male. Ma sì, c’è di meglio per chi vuol cogliere fior da fiore: il busto del Duce e altra paccottiglia fascista (9.000 euro, Roberto Boniperti, Piemonte, Gruppo Misto), una Barbie (sì, la bambola, il nuovo Psi in Calabria), un libro sull’orgasmo femminile (Raffaele Bucciarelli, Comunisti Italiani, nelle Marche), 190 mila euro per sondaggi telefonici (in Piemonte, Michele Dell’Utri, Moderati per Bresso, quello che sui manifesti elettorali scriveva, per difendere il suo buon nome: “Non sono parente”). Ah, ecco.
Ce n’è per tutti. Ma ce n’è anche per chi vuole farsi quattro risate e – avendo pagato un biglietto piuttosto salato – ne ha facoltà. Anzi, forse dovevano telefonarci. Dovevano invitarci ai quattro (quatto!) convegni che il Nuovo Psi marchigiano ha organizzato in una sola giornata in una sola città (Chiaravalle). E, potendo scegliere, saremmo andati volentieri al congresso sulla sanità regionale del 31 dicembre, San Silvestro, chissà, forse incentrato sugli effetti collaterali dello spumante. Le mutande verdi del governatore Cota sono un dettaglio: se la Lega non è stata seppellita da una risata per il dio Po e per le multe del Trota (pagate da noi pure quelle, come i cioccolatini che metteva in nota spese), non crollerà certo sotto il peso di un paio di boxer. E i diecimila euro in sushi di Nicole Minetti non oscureranno certo i suoi maggiori e ben noti meriti.
Poi ci sono i carpiati, gli esercizi per “solutori più che abili”, come dice la Settimana Enigmistica. Il pranzo di nozze della figlia del leghista Stefano Galli (siamo sempre in Lombardia, l’eccellenza) che procura anche il contrattino al genero e poi, a scoperta avvenuta, fa lo scaricabarile sulla moglie (colpa sua) e promette il divorzio. Meraviglia. I cosmetici per la ragazza e i campanacci per le mucche (Piemonte), vini e cibo (un po’ dappertutto), fino a cinque cene nella stessa sera. Pantagruel? No, Cota. E poi tavoli da oltre sessanta coperti, cene consumate a Matera mente si stava a Roma, o le 105 ricevute dello stesso ristorante presentate da Rosa Mastrosimone (Basilicata), che però l’oste dice di non aver mai visto. E poi, lo metterei alla voce “formazione professionale”, lo spettacolo di lap dance rimborsato dai soldi pubblici in Molise.
La consolle di videogiochi per i figli, “così stanno buoni durante le riunioni” (Piemonte). Il cibo per gatti (Liguria). Il gratta e vinci e altra lap dance (è una mania! Calabria).
Basta.
Da cittadini né buoni né cattivi, c’è da uscire con le mani alzate. Sono più bravi di noi. Sfiorano abissi di fantasia che nemmeno gli sceneggiatori della Pixar, perché farsi rimborsare un caffè a Torino mentre sei in trasferta a Bruxelles è roba da mesmerismo e magia, e noi non possiamo farci niente.
“Ve lo meritate Alberto Sordi”, diceva Moretti. E forse no, non ce lo meritiamo, ma ne abbiamo a decine, a centinaia, moltiplicati per mogli, fidanzate, parenti, amici, elettori da invitare a cena, notti da passare a Parigi, inviti di San Valentino festeggiati con soldi pubblici, iPad, pizze, e persino – siamo nel sublime – centomila euro buttati nelle slot machines da Vincenzo Maruccio (Idv Lazio).
Tutto questo in un paese dove si sostiene un giorno sì e l’altro pure, che le pensioni a mille euro sono un  privilegio, che bisogna fare la decrescita, felice o infelice che sia, che adesso basta con gli sprechi, eccetera eccetera. A corollario e completamento dell’opera, comunque c’è quella “sindrome Bettino” che unisce la furbizia levantina (a qualunque latitudine) all’arroganza della certezza dell’impunità Un po’ perché “lo fanno tutti”, un po’ perché ci si prova e se nessuno dice niente (fino ad oggi) perchè no? E molto, moltissimo, perché la vera, immutabile, immortale malattia italiana è il morbo di Arturo Celletti, il meraviglioso vigile di Alberto Sordi, quello che se gli dai una divisa, un distintivo, un incarico, una briciola di potere, si sente Gengis Khan incrociato con Bokassa: intoccabile, sopra le leggi e persino sopra la superficie del grande mare del ridicolo che ora li sommerge.
Attenzione. Non è con questi soldi rubacchiati da piccoli e medi ladri di galline che si rimetterà in sesto la baracca e si raddrizzerà la barca Italia: stiamo pur sempre parlando di gocce nel grande mare dello spreco e del malaffare. Però sia messo a verbale che il mood è importante, l’atteggiamento mentale rivelatore. Che se ai piani bassi del potere un piccolo consigliere molisano paga coi soldi nostri la sua seratina di lap dance, la diga è già caduta, e l’inondazione basta a giustificare quel che si fa ai piani alti.
Niente galera, niente gogna, niente condanne preventive. Ma lo scoramento e l’incazzatura, pur ridanciana, quella ci spetta di diritto, ci tocca, la vogliamo. Perché va bene tutto, ma a un paese che fa sempre più fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e vede il politico locale farsi pagare la toelette del cane (Friuli Venezia Giulia), non si può negare una certa voglia di Bastiglia. Poi, sarà la vecchia storia, certo. Il pane e le brioches di Maria Antonietta. Che gliene frega, tanto: le metterà in nota spese.

3 commenti »

3 Commenti a “Lasciateci almeno il diritto di incazzarci un po’”

  1. Ma infatti, quando parlano d’altro, i nostri politici, quando si appellano a Europa o crisi internazionale o indubbia ripresa o lenta crescita economica o – eccoci qua a un passo da occupazione sfrenata per i giovani, così tanto danneggiati dalle politiche “precedenti” (quelle dei diritti, poi scopri) -, ecco, io penso ogni volta ma come fanno a non vergognarsi? come possono prenderci così tanto in giro? come fanno a non sentirsi seduti intorno ad un tavolo che è tutto di loro proprietà e noi, i cittadini, fuori, a pagare? Ne avranno un minimo di coscienza? La risposta è – no – perché la coscienza, la consapevolezza, il senso di responsabilità, in questo paese pare non esista proprio, come prassi di vita, dico, come mentalità, come “filosofia” di vita.
    Voglio dire… tu li spenderesti non so quanti euro per uno spettacolo di lap dance? ecco, nemmeno i politici, di tasca propria! :-(

    da Tiziana   - domenica, 8 dicembre 2013 alle 12:48

  2. Ho un dubbio amletico: devo incazzarmi per le spese idiote dei politici o per la vittoria rigorosamente democratica di Matteo Renzi alle primarie PD …

    da Marco da Zurigo   - lunedì, 9 dicembre 2013 alle 01:06

  3. Diciamo: vittoria democristiana… Gli ex comunisti si stanno accorgendo solo oggi che a forza di divieti, di tagli al sistema sociale, di tasse e imposte ivate, di burocrazia, di chiusura delle piccole aziende, di illusoria tracciabilità a favore del capitale bancario, di sgretolamento delle famiglie tradizionali, di apertura a chiunque delle nostre linee ferroviarie costruite con i nostri soldi, ecc. fino all’infinito, si stanno convertendo al pensiero che la speranza di un minimo di opacità nel sistema privato personale, possa rinascere solo ritornando pericolosamente alla politica del passato. E così si riurla: per fortuna che Silvio c’è, evviva lo scudo crociato, evviva il capitalismo, abbasso gli sfigati sociali!…

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 9 dicembre 2013 alle 16:13

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