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lug 13

Francesco, il White bloc contro la globalizzazione

Nei migliori romanzi gialli, dopo l’omicidio, gli investigatori vanno al funerale del morto ammazzato per guardarsi un po’ in giro e vedere se per caso tra la folla in gramaglie non si nasconda l’assassino. Ecco: qualcuno avrebbe dovuto farlo anche l’altro giorno, quando papa Bergoglio ha pregato per i ventimila morti del Mediterraneo, ha parlato di globalizzazione e di indifferenza, e ha denunciato coloro che “nell’anonimato prendono decisioni socioeconomiche che aprono la strada a questi drammi”. Perfetto. Con due allegati che preghiamo di mettere a verbale qui, en passant. Primo allegato: tutti a battere le mani e a congratularsi per il grande gesto. Anche chi, naturalmente, ha votato la vergognosa legge Bossi-Fini. Oppure l’istituzione di quei piccoli lager per innocenti che sono i Cie. O ancora per il reato di clandestinità. Secondo allegato: appena una dozzina di anni fa, a Genova ma non solo a Genova, chi metteva al centro della sua agenda argomenti come questi – libera circolazione delle persone e non solo delle merci, guasti ed eccessi della globalizzazione, decisioni geopolitiche che provocano stragi su vasta scala – veniva allegramente manganellato. E non parlo solo di cattivissimi (peraltro impuniti) Black Block, ma di suorine, boys scout e pacifisti di varia specie e natura che avanzavano a mani alzate e venivano suonati come tamburi. Ora, che tutti gridino osanna e hurrà a questo coraggiosissimo White Block di nome Francesco fa piacere, ma – diciamo così – si segnala il ritardo.
Caso isolato? Direi di no. Per restare a una dozzina di anni fa (e dintorni), si pensi alla Tobin Tax, per dirne una, e in generale alla pretesa di tassare le rendite finanziarie. Non come si tassa il lavoro, eh (sacrilegio!), ma un pochino di più di ora. Anche lì, giù botte, sia vere che in metafora. Oggi, assorbiti i lividi (sia veri che metaforici), la Tobin Tax è una specie di realtà indiscutibile. Ne parlano i governi, ne discutono gli economisti, ne studiano effetti e benefici i ministri delle finanze di tutto il mondo. Ecco.
Caso isolato? Ri-direi di no. Mentre l’economia boccheggia, lo Stato si affanna a dire che pagherà i fornitori in tempi più brevi, i soldi non ci sono, l’edilizia scolastica scricchiola sulle teste dei ragazzi e un pendolare medio affronta il suo viaggio quotidiano verso il lavoro con lo spirito di Indiana Jones, ancora ci si intigna a fare la (o il) Tav tra Torino e Lione. Anche qui, come si sa, ci sono di mezzo le manganellate, quelle vere e quelle metaforiche, nel senso che se sei contro l’Alta Velocità in quel posto passi automaticamente dalla parte dei violenti, dei cattivi, dei Black Block, dei luddisti, insomma sei ideologicamente inadeguato alla modernità. E questo nonostante il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault abbia detto chiaro e tondo che per la Francia non è cosa urgente (ne riparleranno dopo il 2030). E questo nonostante ben due sottosegretari ai trasporti italiani (Girlanda prima, De Angelis ora) si lascino sfuggire che, se fosse per loro, ci sarebbero opere più urgenti (e, aggiungo io, anche più utili alla ripresa economica, all’occupazione, allo sviluppo, ecc. ecc.).
Ora, modesta proposta. O il nostro White Block preferito, il fuoriclasse argentino, va a dire messa in val di Susa (e non credo si possa chiedergli tanto), oppure si comincia a pensarci due-tre-dieci volte a manganellare la gente che – come si dimostrerà anni dopo i referti del pronto soccorso – potrebbe anche avere ragione. E spesso, anzi, ce l’ha.

4 commenti »

4 Commenti a “Francesco, il White bloc contro la globalizzazione”

  1. l’erba del vicino è sempre più verde e allora anche i Capi di Stato Estero diventano sempre i migliori.

    Per fortuna, ad oggi, ci sono ancora decine-centinaia-migliaia di anarchici e compagni che, a volte pure costretti ad incapppucciarsi, si battono in prima fila contro i razzisti e i lager voluti dal fascista Fini e dai suoi camerati del PD.

    il resto è la solita aria fritta di chi fa solo parole (sulla pelle degli altri).

    da stella   - mercoledì, 10 luglio 2013 alle 14:17

  2. “Mentre l’economia boccheggia, lo Stato si affanna a dire che pagherà i fornitori in tempi più brevi, i soldi non ci sono, l’edilizia scolastica scricchiola sulle teste dei ragazzi e un pendolare medio affronta il suo viaggio quotidiano verso il lavoro con lo spirito di Indiana Jones, ancora ci si intigna a fare la (o il) Tav tra Torino e Lione”
    [citazione Robecchi],

    i Compagni Delle Libertà del PD hanno votato a favore della sospensione dei lavori delle aule parlamentari per mezzagiornata per portare il loro sostegno al piduista pluircondannato, guadagnandosi una bella mezzagiornata da passare al mare per ritemprarsi dalle immani fatiche.

    ovviamente la colpa non può che essere di Grillo e dei M5S. cattivi cattivi cattivi!

    da stella   - mercoledì, 10 luglio 2013 alle 17:47

  3. Da uno a tre anni di carcere e fino a 2.500 euro di multa per chi “impedisce o turba” una manifestazione o riunione politica.

    E’ quanto prevede una proposta di legge presentata alla Camera dal deputato del Pdl Ignazio Abrignani.

    “Chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione politica, sia pubblica che privata, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 1.000 a 2.500 euro; se la riunione è di propaganda elettorale la multa è raddoppiata”.

    http://www.repubblica.it/politica/2013/07/10/news/pdl_presenta_legge_anti-contestatori_3_anni_carcere_e_multe_fino_a_2_500_euro-62749775/

    finalemente i COMPAGNI potranno stare tranquilli quando invitano condannati per MAFIA a parlare alle festicciuole dell’unità

    da stella   - mercoledì, 10 luglio 2013 alle 17:52

  4. A parte il fatto che non si riesca mai ad identificare con sicurezza i veri disturbatori delle manifestazioni politiche e soprattutto i veri responsabili, identificabili senza alcun dubbio nei loro mandanti, si sono dimenticati di fare due distingui. Per primo dovrebbe essere chiarito nella legge il campo di intervento del provvedimento di punizione, riservandolo magari ai soli poveracci del popolo bue, prassi quest’ultima generalmente consolidata nei paesi a regimi del menga; per secondo specificare cosa si intenda per manifestazione politica. Per esempio, protestare davanti al tribunale contro le sentenze, o addirittura in piazza contro i magistrati da parte di un’intera coalizione politica con la scusa di sostenere un candidato sindaco, sono manifestazioni comprese in quella legge?… La verità è che il ricco e potente, legge o non legge, nel nostro paese ha sempre ragione… Facciamocene appunto una ragione!… Oppure diamoci da fare per cambiare questo stato di cose… Col voto, quando ci tocca!…

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 12 luglio 2013 alle 09:44

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