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La rincorsa della fattura arretrata: si saldi chi può

Saldate il soldato Ryan. Se Hollywood decidesse di farci un film, avrebbe già il titolo. Perché la trama è semplice: ammesso di avere un lavoro, che di questi tempi non è poi male, acquisireste automaticamente un altro lavoro, da svolgersi gratuitamente, quello di farsi pagare. Un volontariato obbligatorio che può riassumersi nella pratica di uno sport estremo denominato “rincorsa della fattura”: se diventasse specialità olimpica sarebbero medaglie sicure per l’Italia, non c’è dubbio. Secondo la Cgia di Mestre – che periodicamente diffonde cifre, studi e numeri che sembrano uno spot della depressione – le nostre amministrazioni pubbliche sono da record mondiale (una media di 170 giorni per i pagamenti, peggio pure di Grecia e Cipro, per dire). Ma non scherzano nemmeno le aziende private: 96 giorni di media per incassare un pagamento, contro i 34 della Germania, i 41 della Gran Bretagna e i 55 della Francia. Come dire che ogni giorno migliaia di fornitori, professionisti, prestatori d’opera e, in generale, lavoratori non dipendenti, si trasformano in cacciatori di taglie, rabdomanti di fatture, esploratori nel magico mondo del recupero crediti.
Le cifre mentono, e le medie sono un’illusione ottica. Come sa benissimo chi emette nota o fattura, le cose non sono così semplici. La casistica è infinita e va da “I doberman della sicurezza hanno mangiato il suo Iban” a “Il ragioniere è mancato l’altro giorno, siamo un po’ in ritardo coi pagamenti”. E questo quando va bene, cioè quando si riesce a raggiungere telefonicamente qualcuno dell’amministrazione. Che di solito, invece, è un’entità misteriosa nascosta dietro telefoni che squillano a vuoto per ore. Può essere che si riesca a raggiungerli, certo, magari per sentirsi dire: “Per le informazioni sui pagamenti bisogna chiamare il giovedì”, e se poi chiamate il giovedì vi diranno: “Abbiamo riorganizzato il servizio, bisogna chiamare il mercoledì”. Presentarsi con un machete è considerato piuttosto efficace, ma rischia di compromettere il sereno rapporto tra committente e fornitore. Insomma, avreste probabilmente i vostri soldi, ma sarà l’ultima volta.
Capita che, seraficamente, qualcuno si impietosisca, o ceda per spossatezza alla vostra duecentesima telefonata, e passi direttamente alla confessione affranta: “Non abbiamo soldi”, frase che di solito viene tradotta in “C’è una momentanea crisi di liquidità”. In poche parole, tenteranno di impietosirvi. La natura umana è mutevole e complessa: a un certo punto non saranno più i soldi il problema, ma la questione di principio, la tigna e l’ansia da competizione: riuscirò a farmi pagare la mia fattura a costo di fare irruzione come le teste di cuoio.
Le cose si complicano se avete prestato la vostra opera per un ente pubblico, che so, una biblioteca comunale, un convegno della provincia, un intervento per qualunque ente regionale di qualunque angolo della penisola. A quel punto la vostra fattura (solitamente di importo miserrimo) compirà alcune svariate centinaia di chilometri da una scrivania all’altra, da un funzionario all’altro, da un ufficio all’altro, per settimane, mesi e forse anni. A quel punto il vostro supremo sforzo non sarà più rintracciare il pagamento, ma qualcuno che sappia dirvi qualcosa di qualcun altro che sappia fornirvi dati su un qualunque essere umano con cui parlare per avere notizie della vostra fattura. Intanto, pagate l’Iva su quelle fatture disperse, alcune della quali sono al primo, o addirittura secondo compleanno.

4 commenti »

4 Commenti a “La rincorsa della fattura arretrata: si saldi chi può”

  1. pensa che a mio marito per giustificare un ritardo di un paio di mesi sul pagamento dello stipendio gli han detto beh tanto lavora anche tua moglie, mica muori di fame…

    da eve   - giovedì, 30 maggio 2013 alle 17:49

  2. Una componente non secondaria dell` attuale casino in Italia. L` incertezza delle pena va mano nella mano con l` incertezza della fattura.

    da Enrico Marsili   - venerdì, 31 maggio 2013 alle 05:34

  3. O.T. Aver rivisto ieri sera venerdì 31.5.2013 la piccola antologia dal “Paese delle meraviglie” mi fa rimpiangere ancora di più la fine del programma. Ho riso come e anche di più delle altre volte.
    Robecchi, Crozza & C.: tornate!!!!

    da adele5   - sabato, 1 giugno 2013 alle 09:35

  4. Mancano i soldi e crescono le esigenze per la sopravvivenza. Questo è il problema. Molti comuni spendono e spandono senza motivo sociale pratico e poi piangono miseria invocando l’IMU o aumentando le trappole per il controllo del traffico (sic). A Bologna sono in arrivo altri infernali controlli elettronici “rita”. I cittadini sono controllati passo per passo e a livello centrale si soffermano scandalizzati sulle intercettazioni telefoniche di personaggi vip che incrociano casualmente (?) conversazioni con criminali… I soldi quindi ci sono, ma vengono spesi male senza alcuna seria organizzazione. Sempre a Bologna stanno restringendo stupidamente le carreggiate, peraltro già genericamente strette quasi ovunque, per “agevolare” l’attraversamento stradale dei ciclisti, alla frequenza media di uno e mezzo all’ora, con stupide “aiuole” poste al centro della via. In compenso si obbliga il traffico già lentissimo in condizioni normali ad incanalarsi in imbuti pericolosissimi. Non parliamo poi del “Civis”… Spero che sappiate cosa sia stata quell’idiozia… Hanno perfino fatto sottopassaggi per suntare le rotonde al fine di consentire la corretta circolazione di quell’infernale mezzo pubblico. Per fortuna il pericolo dell’attuazione di quel servizio è stato scongiurato, ma i costi sono stati comunque enormi. Così si spendono i nostri soldi anche nelle amministrazioni cd “virtuose”… Potrei continuare… Per il pagamento delle fatture dei lavori ricevuti invece le amministrazioni hanno il braccino corto. In compenso le tasse sulle stesse corrono.. Accidenti come corrono!…

    da Vittorio Grondona   - sabato, 1 giugno 2013 alle 09:36

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