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nov 12

Voi siete qui – Le tribù dei pifferai magici

L’epoca dei partiti personali continua la sua fulminante parabola. Da “L’Italia è il paese che io amo” (Silvio Berlusconi, 1994) a “Vaffanculo! (Beppe Grillo, 2011) sono passati diciassette anni. Il diciottesimo anno, quello in cui le tribù col nome in ditta (sul simbolo) diventano maggiorenni, è l’anno delle scalate. Beppe Grillo si mangerà l’Idv senza nemmeno bisogno di un’Opa ostile: un lasciapassare al capo ammaccato di un partito in subbuglio, e subito all’incasso. Non degli elettori, che si sarebbe mangiato comunque, ma di un partito strutturato, quello che gli manca. Pierferdinando Casini l’Opa sul PdL non avrebbe nemmeno bisogno di farla perché il partitone in disarmo glielo regalerebbero volentieri, a patto di metter fuori il cartello “Moderati”. Ma porterebbe più problemi che vantaggi, senza parlare dei voti in fuga (ne ha persi 660.000 solo in Sicilia) e dello scarso appeal commerciale del marchio. Tutto questo perché il padrone se ne va, non se ne va, anzi se ne va, e il balletto alimenta l’ordalia interna, i suoi sacrifici umani, le sue vittime incivili. I nuovisti rottamatori di Renzi tentano l’Opa ostile sul Pd. Fanno i moderni, ma l’operazione è vecchia: giocare la carta del “ghe pensi mi” e del personalismo proprio quando tutti gli uomini nuovi sembrano vecchi come il cucco anche se appena usciti dalla scatola col fiocco potrebbe non funzionare. A parte il fatto che è dai tempi di Craxi al Midas che la parola “moderno” porta più sfiga di un gatto nero. Intanto gli uomini della provvidenza sembrano tutti un po’ nervosi: gli insulti sessiti del renzino Marattin a Nichi Vendola fanno il giro della rete. E Grillo, con le volgarità sessiste alla sua consigliera Salsi che va in tivù, mostra di dimenticare l’articolo 21 della Costituzione. Ecco, tutto qui. Non che abbiamo fretta, ma chissà: forse si sveglierà qualcuno a dire che aver seppellito la politica per sostituirla con una manciata di pifferai magici  con il nome sul simbolo e l’illusione che una faccia valga un programma non è stato poi questo grande affare. Vecchio, eh? Mah… visti i nuovi…

6 commenti »

6 Commenti a “Voi siete qui – Le tribù dei pifferai magici”

  1. Come sempre Lei coglie, con una sintesi perfetta, la situazione del nostro povero Paese e questo mi fa sentire meno solo. Grazie.

    da Lodovico Valentini Perugia   - domenica, 4 novembre 2012 alle 11:42

  2. Dal Manifesto l’invito (neanche tanto latente) a votare Bersani non me lo aspettavo.

    da Stefano   - lunedì, 5 novembre 2012 alle 12:31

  3. per Stefano (commento 2): l’elettorato italiano è quello che è. Se vuoi avere almeno un po’ di sinistra in Parlamento, l’unica speranza è l’apparentamento Vendola-Bersani. Bisogna essere realisti, purtroppo, altrimenti si fa la fine di Bertinotti e compagnia.
    Non so comunque cosa intendesse di preciso il Manifesto, penso una cosa come quella che ho scritto qui sopra. La realtà è comunque questa, “gli operai che votano Lega” non sono un’invenzione. Purtroppo, è andata così.

    da Giuliano   - lunedì, 5 novembre 2012 alle 15:00

  4. Sul Fatto Quotidiano di ieri Dario Fo racconta una bella storiella: “Lo zoo della politica e la storia della zebra” http://users.libero.it/vigro/News_26/storia_zebra.htm L’operaio italiano si è lasciato abbindolare per troppo tempo dal suono armonioso dei vari pifferai magigi ed ora ne paga le conseguenze, proprio come la zebra di Dario Fo… Gli scioperi all’acqua di rosa sono solo uno dei numerosi evidenti esempi che si possono fare sull’argomento… E’ la classe operaia che produce e fin quando la stessa non riuscirà a capirlo e a farsi valere di conseguenza per quello che realmente vale, sarà destinata allo sfruttamento della prepotenza e del ricatto capitalista. I diritti conquistati nel tempo con sangue e sudore sono ora cancellati in un batter d’occhio con decreti fiduciati da una maggioranza inciuciata al massimo che riempie un Parlamente che conta ormai come il due di spade con briscola bastoni.

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 5 novembre 2012 alle 18:56

  5. dopo l’ultima puntata di Report sul Celeste e CL non sarei tanto sicura che il vecchio è proprio andato..

    da paola   - martedì, 6 novembre 2012 alle 01:22

  6. Sono sempre più convinto che il nostro paese non abbia bisogno di salvatori della patria ma di persone normali. Del resto, come diceva Curzio Malaparte, in Italia quella del Salvatore della patria è diventata una professione, aggiungo io, molto ben pagata.

    da Roberto Gerbi   - mercoledì, 7 novembre 2012 alle 00:10

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