Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
mar
4
set 12

Editoriale – La compagna Angela

La stagione dei testacoda è lunga e complessa. Il “compagno” Fini che mandava a quel paese il principale era già una follia. Il “compagno” Monti che usava la parola “equità” era una visione. E ora, come dovremmo catalogare il duro attacco della “compagna” Angela Merkel nientemeno che al moloch più potente e inafferrabile del pianeta, il famigerato mercato che tremare il mondo fa? “I mercati non hanno servito il popolo”, ha detto la Merkel in Baviera, ospite dei soci-cugini della Csu. Una frase che probabilmente in tedesco suona benissimo, ma che pareva credibile soltanto – finora – se detta un secolo e mezzo fa da un filosofo con grossa barba e idee chiare non ancora passate di moda. Invece no. A tuonare contro i mercati che “hanno permesso a pochi di arricchirsi e invece hanno impoverito la maggioranza” è proprio Angela Merkel, e come testacoda non c’è male davvero. Contrordine, liberali! Avete presente quella manina che tutto sistema, che tutto livella, che lasciata senza regole se la lasci fare sistema tutto lei tipo Padre Pio in stato di grazia che fa il miracolo? Ecco, invece era una falce sterminatrice, una specie di veleno che frega i molti per far felici pochi, pochissimi, anzi, che possono essere felici solo nella misura in cui gli altri patiscono. Liberisti di tutto il mondo, pentitevi! Se lo dice Angela, che del mercato ha fino a ieri tenuto la bandiera, la spada e i cordoni della borsa (chiedete ai greci!), allora i casi sono due. O il testacoda è clamoroso e inaudito – qualcosa che potrebbe cambiare gli equilibri europei, se non mondiali – oppure la tattica comanda, le elezioni si avvicinano, la Merkel e la sua Cdu annusano aria di disastro, e le parole in libertà non sono una peculiarità solo italiana. La seconda ipotesi sembra la più probabile, ovvio, anche se la tentazione di alzare il ditino e dire: “Noi lo diciamo da sempre” è forte. Ma c’è un’altra possibilità da prendere in considerazione. Che la “compagna” Merkel, campionessa di un mercato finora florido e vincente (industria, manifattura, fabbriche, prodotti), veda alfine lo strapotere di un altro mercato: finanza, speculazione, strumenti avvelenati di economia senza produttori. Insomma: ecco il padrone di un’economia materiale che si accorge (era l’ora!) che un altro mercato – non meno cinico, non meno baro – lo minaccia da vicino. Questo spiegherebbe il plurale (i mercati), ma rivelerebbe anche una vecchia immutabile realtà: che nel mondo del Capitale, ognuno è proletario a qualcun altro, che il mercato alla fine frega tutti, anche gli alfieri del mercato che tirano i cordoni della borsa agli altri. Può sembrare giustizia, alla fine, ma è un abbaglio: è la solita ingiustizia del mercato, singolare o plurale che sia.

4 commenti »

4 Commenti a “Editoriale – La compagna Angela”

  1. Nell’incipit ci stava anche Draghi che dava ragione agli indignati. Fanno come si fa coi matti: ci danno ragione e poi continuano a fare come vogliono. Se ci danno ragione è solo per tenerci buoni…

    da pococurante   - martedì, 4 settembre 2012 alle 08:27

  2. Anche la Merkel si fa prendere la mano dalla demagogia a secchiate a causa delle elezioni in Germania. I mercati, il mercato, la finanza fanno il loro mestiere: mettono soldi, rischiano soldi, incamerano soldi, niente posti di lavoro, poche regole (poco rispettate), impoverimento cinico di paesi e popoli. E la politica? La politica dovrebbe stare li a regolare il traffico, a imbrigliare la speculazione selvaggia, a promuovere l’economia reale, le imprese, l’innovazione. Esistono parlamenti nazionali e parlamento europeo, varie anime politiche (popolari, socialisti, democratici), che cavolo aspettano ad alzare il sedere? Adesso arriva la Merkel e scopre l’acqua calda, ma non prende a calci nel sedere il suo presidente della Bundesbank, che, se continua così, rischia di mandare a sbattere la nave europea dall’incerta e confusa navigazione. Quel signore con la barba brizzolata e lo sguardo serioso, con il suo libro sottobraccio, è moderno e attualissimo. Andrebbe rimesso in circolazione.

    da Edoardo   - martedì, 4 settembre 2012 alle 11:12

  3. compagno sì compagno no compagno un cazz, diceva Ricki Gianco.

    da michelemà   - martedì, 4 settembre 2012 alle 20:52

  4. Caro Alessandro, poiché sei uno dei miei idoli, soffro quando ti aggiungi al coro di chi denuncia le ingiustizie del mercato senza differenziare il ruolo dell’azione coercitiva di stato.

    Pensiamo al mercato come al processo attraverso il quale ci coordiniamo volontariamente in regime di divisione del lavoro. Lo stato altera questo processo falsando i prezzi. L’azione di stato su cui vorrei porre l’attenzione riguarda il denaro a corso forzoso e la licenza bancaria. Entrambe le cose permettono alle banche e allo stato di arricchirsi espandendo la liquidità a prescindere dalla quantità di risparmi presenti nella società. L’espansione induce inizialmente imprenditori e consumatori a comportarsi come se i risparmi abbondassero, quando in realtà non è così. Alla crescita insostenibile segue l’inevitabile e dolorosa ritirata. E mentre i politici prima gonfiano il petto di orgoglio, quando arriva la miseria addossano tutte le colpe al mercato.

    Questo fenomeno (ancora incompreso ai tempi del filosofo con grossa barba), è stato ampiamente documentato negli ultimi cent’anni da economisti di matrice anarchica, ma che per questo motivo piacciono a pochi. Un vero peccato!

    da Kora Nucci   - mercoledì, 5 settembre 2012 alle 10:58

Lascia un commento