Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
sab
23
giu 12

Expo e Dalai Lama, frittata alla milanese

Ci sono regole che è meglio rispettare, anche se non ci piacciono. Tipo non fare il bagno dopo mangiato, non guidare ubriachi, non promettere riconoscimenti al Dalai Lama se hai molto bisogno di soldi cinesi. Nei primi due casi si rischia la salute, nel terzo la figuraccia, e chissà cosa è meglio. Ma insomma, ora che la frittata è fatta, si medita su come rimettere insieme le uova. Frittata alla milanese, per la precisione, perché il gioco della cittadinanza onoraria con l’elastico – prima annunciata, poi ritirata un minuto prima del voto –  al capo spirituale della comunità buddista mondiale è uno di quel manicaretti di cui si parla e si parlerà in tutto il mondo. E del resto, si dirà, è facile fare bei discorsi, ma poi tutti si paralizzano davanti al “che fare?” d’ordinanza. Già, che fare? Mostrare coerenza e schiena drittissima e perdere poi il più volte annunciato padiglione cinese all’Expo? Perdere quel milione di visitatori cinesi d’alta gamma di cui si favoleggia? Tutta brava gente con soldi in tasca, frequentatori di mostre e ristoranti, abitatori di alberghi, consumatori forti, compratori di Ferrari, moltitudini in assetto di guerra che lanceranno l’assedio alle boutiques? Vuoi mettere con una guida spirituale, pur nobilissima e stimata in tutto il mondo? Andiamo, qualunque statistica economica vi dirà chiaro e tondo che il turismo tibetano non è granché, anche per la notoria parsimonia dei monaci: un tozzo di pane, un po’ di burro di yak e loro sono a posto, mentre i cinesi comprano Armani e Prada. Lo scambio è dunque fuori discussione. L’autogol milanese della prima giunta perbene dopo anni e anni di saccheggiatori, mediocri amministratori di condominio e persino signorotti della Lega (parlandone da viva), è un po’ triste e un po’ maldestro. Triste, perché ci ricorda, se ce n’era bisogno, che la prevalenza dell’economia su tutto il resto, valori, promesse, principi, democrazia è soverchiante. Maldestro perché ora si assiste al balletto della toppa peggio del buco: un discorso in consiglio comunale invece della cittadinanza, tanti salamelecchi, molti attestati di stima, ma sempre con l’uccellaccio cinese, minaccioso e ricattatorio, appollaiato su una spalla, a ricordare chi comanda. Con il contorno di precedenti illustri. Anche Obama aveva dovuto piegarsi alle proteste cinesi e incontrare il Dalai Lama privatamente. Anche la Moratti (ci si perdoni l’accostamento) aveva tirato indietro la gamba al momento del contrasto. E così decine di governi mondiali per cui un “bau!” della Cina può significare milioni e milioni di dollari. Dunque, che anche la città di Milano – di più e di meglio, la città di Milano governata da Giuliano Pisapia – scopra l’esistenza della Realpolitik non deve fare troppo scalpore. Semmai dispiace per il modo, che un po’ offende e un po’ fa ridere: ecco la cittadinanza, driiiin, chi è? L’ambasciatore cinese… ecco, ci ridia la cittadinanza, per favore. Non bello. Eppure, diciamolo, tragicamente e cinicamente comprensibile. Del resto, questa maledetta Expo su cui tutti puntano quasi senza sapere cosa sarà, appare pure agli scettici come una medicina per tutti i mali. Fare incazzare i primi clienti non è una buona mossa, e a Milano, per storia, cultura e tradizioni, di commercio ci s’intende parecchio. Peccato, e fine della storia. Assago, che da Palazzo Marino dista tre-quattro chilometri, offre la cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Bella mossa. Lui, nella sua immensa saggezza, sa che ogni creatura ha la stessa dignità, e che magari Assago, in una prossima vita, si reincarnerà in una grande metropoli capace di non impaurirsi davanti a un diktat cinese. Cioè, non è così facile, ma non si sa mai: essere un po’ zen non può far male, nemmeno a sinistra.

11 commenti »

11 Commenti a “Expo e Dalai Lama, frittata alla milanese”

  1. Tutto condivisibile, pero‘ che grande lezione di dignita‘ poteva venire da Milano, e invece…

    da alberto   - sabato, 23 giugno 2012 alle 08:59

  2. Io nel mio intimo sono un po’ contrario alla moda di concedere cittadinanze o diplomi di laurea per onorare meritevoli personaggi o altri. Sono inoltre del tutto contrario all’inchino incondizionato delle nostre istituzioni alle finanze straniere. Se la Cina non viene all’expo, affari suoi. Evidentemente vede i suoi affari altrove, altrimenti verrebbe indipendentemente dal riconoscimento riservato al Dalai Lama… Al limite potremmo anche noi ribattere dicendo no ai prodotti cinesi. Nei primi tre mesi dell’anno la cura Monti/Germania, applaudita incondizionatamente dagli inciuciati pseudo “responsabili”, ha fatto morire 146.368 imprese, una media di 1.626 al giorno (fonte La Repubblica di oggi). Vorrà dire che la “robetta” importata ora dalla Cina la potranno produrre con sicura migliore qualità quelle imprese riaprendo. Che facciamo, perdiamo la nostra dignità per potere esportare in Cina Ferrari o Armani e Prada? Ribadisco, infine, Europa o non Europa, realpolitik o non realpolitik chi si arroga il diritto di comandare in casa nostra va buttato fuori dai piedi a calci nel sedere. Non ha quindi insegnato nulla il passato? Non ci ricorda proprio nulla la bella poesia “S. Ambrogio” di Giuseppe Giusti?… Ne riporto un pezzettino:
    “(…) Entro, e ti trovo un pieno di soldati,
    di que’ soldati settentrionali,
    come sarebbe Boemi e Croati,
    messi qui nella vigna a far da pali:
    difatto se ne stavano impalati,
    come sogliono in faccia a’ generali,
    co’ baffi di capecchio e con que’ musi,
    davanti a Dio, diritti come fusi.
    Mi tenni indietro, chè, piovuto in mezzo
    di quella maramaglia, io non lo nego
    d’aver provato un senso di ribrezzo,
    che lei non prova in grazia dell’impiego.
    Sentiva un’afa, un alito di lezzo;
    scusi, Eccellenza, mi parean di sego,
    in quella bella casa del Signore,
    fin le candele dell’altar maggiore. (…)”

    da Vittorio Grondona   - sabato, 23 giugno 2012 alle 11:18

  3. la cittadinanza o la laurea at honorem hanno l’effetto dell’aspirina,la si da a tutti ma non serve niente.il mercato globale impone nuove regole e pochi fronzoli!
    piantiamola con le favole!,siamo deboli e dipendenti (malati) di una repubblica comunista che fa tutto quello che serve e non.l’orgoglio non è nostra virtù….ma poi che cazzo possiamo fare noi x il Tibet vs Cina ?

    da michele   - sabato, 23 giugno 2012 alle 14:42

  4. Brillante come sempre, caro Robecchi. Ma le azioni dell’amministrazione pubblica sono eticamente ingiustificabili nei confronti di tutti quelli che non ne condividono la politica e che invece sono costretti a sostenerla. In questo non ci distinguiamo per niente dai cinesi.

    da Kora Nucci   - sabato, 23 giugno 2012 alle 15:06

  5. francamente a me i cinesi (il governo non i poveracci chiusi nelle fabbriche come sardine) cominciano a stare sulle scatole, loro e i loro soldi fatti le loro mercanzie posticce e copiaticce e soprattutto col loro non rispetto dei diritti umani, da qulli del Tibet alle loro censure e alle condanne a morte a gogo (non i soli certo, ma gli altri almeno tendono a stare un po’ in disparte..).
    Ho iniziato un mio personale sciopero dagli acquisti di tutto ciò che è made in china, inclusi ahimé anche gli involtini primavera. Un saluto

    da paola   - sabato, 23 giugno 2012 alle 18:11

  6. …torta di marchionne, frittata alla milanese….
    Robecchi, che stai in periodo culinario questi giorni?

    ps: bell’articolo

    da stella   - domenica, 24 giugno 2012 alle 04:59

  7. La solita pantomima del ricatto e del pericolo giallo. Mi preoccupo di più del pericolo padano: Formigoni, Daccò, i vari Don Verzè e protettori associati, i Moratti, i lumbard con i loro infiltrati in tutte le amministrazioni pubbliche, banche e mafie amiche. Mi preoccupano di più i loro grandi evasori, speculatori finanziari, tutti i “ghe pensi mi” che pensano a solo a loro, i trafficoni con la sanità pubblica, gli inquisiti che non si dimettono. Insomma, il pericolo cinese è solo uno dei tanti e non il più importante. Più che dare la cittadinanza tanto al chilo, io la toglierei a molti che ne fanno un uso indegno. Buona domenica.

    da Edoardo   - domenica, 24 giugno 2012 alle 10:20

  8. Un brutto autogol.
    Happy Sunday Robecchi.

    da Tarkus   - domenica, 24 giugno 2012 alle 14:11

  9. Questo genere di cose (cittadinanza onoraria, ecc…) secondo me ha un suo valore simbolico. Aver rinunciato è stata una vergogna.

    da Irene   - domenica, 24 giugno 2012 alle 16:59

  10. Ieri sera ho visto il servizio sulla visita del Dalai Lama ai terremotati dell’Emilia. Ora mi vergogno ancora di più.

    da Irene   - lunedì, 25 giugno 2012 alle 11:20

  11. Robecchi un minimo di comprensione !
    stai parlando di uno che guardava il commissario Rex come il papa

    da king Mob   - martedì, 26 giugno 2012 alle 11:40

Lascia un commento