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Furore. Cosa diceva John Steinbeck della riforma del mercato lavoro

John Steinbeck pubblicò Furore (The grapes of wrath) nel 1939. Vinse il Pulitzer nel ’40. Vinse il Nobel per la letteratura nel 1962. Furore è considerato universalmente il più grande romanzo mai scritto sulla Grande Depressione, oltre che uno straordinario affresco degli anni del New Deal di Roosevelt. E’ solo un libro, dirà qualcuno. E’ vero. E’ solo un libro. E qui se ne possono leggere solo poche righe. Le dedico a tutti i giovani precari italiani, ai lavoratori che verranno licenziati per motivi "economici" con la nuova riforma dell’articolo 18, alla signora ministra Fornero e ai famosi mercati. Poche righe. Buona lettura.

Dove c’è lavoro per uno, accorrono in cento. Se quell’uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque.
  Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti.
  No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici.
  Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po’ di frutta, di quella a terra, abbattuta dal vento, e mi date un po’ di carne per fare il brodo ai miei bambini, io non chiedo altro.
  E questo, per taluno, è un bene, perché fa calare le paghe rimanendo invariati i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati.
  Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù.

(John Steinbeck, Furore, 1939)

23 commenti »

23 Commenti a “Furore. Cosa diceva John Steinbeck della riforma del mercato lavoro”

  1. E’ uno schifo, Robecchi, un vero scandalo.
    Una decisone del genere merita una mobilitazione permanente di tutti i lavoratori e non solo.
    Pensandoci invece freddamente: questa potrebbe essere una grande occasione per il PD (una delle tante grandi occasioni)
    per far cadere il governo bancario e vincere le elezioni.
    Ma a Bersani mancano gli attributi, li donò a suo tempo a Veltroni e D’alema per i loro portachiavi.
    Mitico Robecchi.

    da Tarkus   - venerdì, 23 marzo 2012 alle 15:38

  2. John Steinbeck… Ed era il 1939… E l’Italia fu travolta dal furore della guerra… Io non ho letto quel libro, ma ho sempre avuta innata nel sangue quella filosofia. Fremevo di “rabbia” quando camion di “crumiri” affamati venivano reclutati con poche lire dal signor padrone per sostituire i lavoratori in sciopero. Nessuno è disposto a regalarti la dignità. Te la devi guadagnare e quando ci sei riuscito devi difenderla anche con i denti se necessario. Nel frattempo il nostro Capo dello Stato distribuisce a iosa in lungo e in largo la sua moral suasion… Il popolo tartassato in questo momento avrebbe bisogno di ben altre cose, molto più concrete della persuasione morale. L’art. 18 è una delle poche dignità conquistate dal mondo del lavoro, non buttiamolo alle ortiche.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 23 marzo 2012 alle 17:59

  3. perchè mai dovremmo scandalizzarci! ieri sul Manifesto ho letto le percentuali dei partiti nazifascisti europei,arrivano al 17 %, enon ho dubbi che un altro 80% siano di destra (Francia Italia Spagna,ecc.)o di pensiero liberista, cioè semi fascisti. Insomma per costoro i lavoratori sono merce da produzione. Come dice Vittorio la dignità ce la dobbiamo conquistare poichè i partiti di cui sopra giocano a togliercela affamandoci. Sono sempre più convinto “O SOCIALISMO, O BARBARIE”, un saluto da Alessandro

    da Alessandro Colombo   - sabato, 24 marzo 2012 alle 01:47

  4. ottima scelta. volendo, c’è anche Dickens: Tempi difficili, metà Ottocento (da leggere, sembra oggi).

    da giuliano   - sabato, 24 marzo 2012 alle 10:48

  5. Chiedo scusa agli amici del blog se insisto sull’argomento che mi sta molto a cuore, non tanto per me che, come si dice, data l’età ho bene o male già dato, ma per i giovani che dovranno affrontare la difficile storia della loro vita. Non vorrei in sostanza che un prossimo domani siano costretti a costruire come una volta monumentali chiese in cambio di un tozzo di pane… L’art. 18 entra in un disegno di legge e quindi, senza se e senza ma ne è stata decretata la sua sostanziale distruzione. Si prenderà solo tempo… Passeranno le amministrative e poi verrà l’estate. Periodo ideale per i distruttori delle dignità dei lavoratori, nella loro umiliante qualità di nominati parlamentari con la missione unica di eseguire senza discussione gli ordini del capo e per i tecnici scelti per un governo al servizio delle banche e sostanzialmente dei ricchi, sicuramente preparati da tempo con cura per concretizzare appunto gli scopi finali del capitale cavalcando a loro pro la crisi causata principalmente da remoti mandanti. L’art. 18 deve essere mantenuto così com’è!… Senza ascoltare le tante chiacchiere dei politici tipo il vicesegretario PD Enrico Letta o dei sindacalisti tipo Bonanni e Angeletti… Bersani deve esere chiaro su questo argomento e, secondo il buon senso delle cose politiche tese al servizio esclusivo del benessere generale della popolazione che rappresenta, deve pronunciarsi prima delle prossime elezioni amministrative. Noi siamo italiani e desideriamo prodotti amministrativi italiani, non tedeschi o di altri paesi… I format generalizzati possono essere tollerati a malincuore solo per una televisione di infima qualità…

    da Vittorio Grondona   - sabato, 24 marzo 2012 alle 11:51

  6. Caro Ale, oggi mi hai costretto ad andare alla Feltrinelli ad acquistare Furore!!!! Non si fa cosi , tu devi promuovere i tuoi scritti non quelli degli altri.

    da MAURIZIO   - sabato, 24 marzo 2012 alle 18:11

  7. Non sono d`accordo. Il discorso vale solo per i lavoratori non (o poco) qualificati. I lavoratori specializzati (diploma tecnico di qualita` e/o laurea pesante) sono molto piu`richiesti, perche`rari, quindi rischiano meno la corsa al ribasso. Studiate e fate studiare, per non perdere il treno.

    Saluti

    da Enrico Marsili   - domenica, 25 marzo 2012 alle 00:05

  8. dal pd inutile aspettarsi nulla.
    che anche adesso facessero “qualcosa”: è sempre troppo tardi e troppo poco.
    ma poi dai, stiamo mica a scherzare?
    che cavolo ci sarebbe mai da aspettarsi dal partito di PRECARIATO PER TUTTI-Ichino e di FIAT-Chiamparino?
    prima scompaiono dalla faccia dei partiti, meglio è per tutti.

    da stella   - domenica, 25 marzo 2012 alle 03:38

  9. per Maurizio (commento n.6): se riesci a trovare il film che ne fu tratto, di John Ford, del 1940 con Henry Fonda, è un capolavoro. Una volta lo si vedeva spesso anche in tv (poi è arrivata la fininvest, publitalia…)

    da giuliano   - domenica, 25 marzo 2012 alle 09:26

  10. per Marsili (commento n.7): ammesso che sia vero, poi dei lavoratori “sfigati” che si fa, una bella fucilazione di massa, le camere a gas, corsi di aggiornamento? Quanto a perdere il treno, ha presente quante stazioni sta chiudendo o ha fatto chiudere Trenitalia? (tante ma tante, comprese quelle di città importanti)

    da giuliano   - domenica, 25 marzo 2012 alle 09:29

  11. per Giuliano: chi non ha potuto studiare deve avere una seconda possibilita`, es. corsi finanziati dal welfare pubblico. Si usa cosi in pareccchi paesi del nord Europa. Senza specializzazione (che non e`una laurea, ma una qualche capacita`ben definita) non si arriva lontano.

    da Enrico Marsili   - domenica, 25 marzo 2012 alle 09:50

  12. mah.

    da giuliano   - domenica, 25 marzo 2012 alle 13:06

  13. Bellissima questa di “Furore”.
    Per quanto riguarda i laureati a mio parere ed esperienza non siamo messi tanto meglio, perchè lavori non ne trovano. Non ho più nemmeno la voglia di convincere nessuno di questo, saranno i vostri figli a convincervi quando con la laurea in ingegneria saranno disoccupati e pochi di loro ( i migliori ) faranno gli impiegati low cost in Germania.
    Marsili, la difficoltà di trovare lavoro riguarda gli specializzati e i laureati!
    Non c’è una via “privata” che risolva questa situazione..ci sarà di nuovo da lottare. Forse anche gli ingegneri lo dovranno fare, perchè spesso sono i figli del popolo, illusi di barattare qualche anno di studio con una posizione al riparo. Non c’è più riparo, ma stipendiucci bassi e rischio disoccupazione.
    M

    da Maurizio   - lunedì, 26 marzo 2012 alle 15:27

  14. Caro Maurizio,
    le lauree pesanti sono quelle tecnico-scientifiche in generale: economia, giurisprudenza, medicina, ingegneria, chimica, fisica, matematica, geologia, etc. Biologia e`un caso a se`, per il gran numero di laureati che produce ogni anno. L`80% del resto delle lauree Italiane serve a poco, se si vuole trovare un buon lavoro non da insegnante. E quei laureati sono spesso disoccupati, perche’ non hanno un sapere molto disperso, se va bene.
    Non e`la questione di qualche anno di studio. Lo studio si deve intraprendere perche`e’ fondamentale come l`aria, non perche`con qualche anno di studiacchiamento si possa atterrare in un posto garantito a vita!
    Gli stipenducci non mi risultano, anzi. Ovviamente non in Italia. Non ne faccio una questione personale, ma qui il mercato del lavoro esiste, e i piu`qualificati (non necessariamente i piu`anziani) prendono un bel po`di piu`. Non sono solo rose e fiori, ma e`un buon inizio.
    Anche qui ci sono moltissimi disoccupati e sottoformati, che stanno pagando scelte educative scellerate prese durante il periodo di crescita economica.
    Ah, un`ultima cosa. Nei paesi EU si compete, senza nascondersi, con i candidati extra-EU che sono in genere ancora piu`affamati, ambiziosi, e competitivi.
    La lotta e`finita nel momento in cui ci si e`arresi a Monti e a Merkel, pur di liberarsi di qualcun`altro. In bocca al lupo e scusate la prolissita`.

    da Enrico Marsili   - martedì, 27 marzo 2012 alle 00:20

  15. l’unica cosa che guardano è la data di nascita. mi spiace dirlo, concordo in linea teorica su quello che dice Marsili, ma la realtà è questa: i nostri industriali hanno traslocato, non sono più in Italia ma in Serbia, in Albania, in Romania, e mica da oggi. Che questa sia la realtà è fuori da ogni dubbio, ma bisognerebbe quantomeno aggiungerci un bel PURTROPPO.
    (risparmio esempi, casi personali, eccetera)

    da giuliano   - martedì, 27 marzo 2012 alle 09:57

  16. A Marsili vorrei dire….pur di liberarci di qualcun altro..forse che non ce ne dovessimo liberare (ammesso che l’abbiano fatto)? Il problema sta nel come…non c’erano molte alternative ma forse, a questo punto, sarebbe stato meglio andare alle elezioni perchè penso nessuno si senta rappresentato da questa èlite di professoroni con la pancia piena ed incapaci di comprendere i veri problemi della ggggente! Questa pensa alla propria vita, ai guai derivanti da una disastrosa gestione economica de a quel che la aspetta…miseria, debiti, incapacità di portar avanti impegni che hanno preso e sfamare i propri figli, scusate se è poco! Alla Fornero importerà poco e poco può comprendere, ma si mangia tutti i giorni!

    da Mietta   - martedì, 27 marzo 2012 alle 13:33

  17. Mi spiace ma forse non mi sono spiegato bene: lo so quali sono le lauree pesanti..sono ingegnere da molti anni e so come funziona sia l’universita’ che il lavoro “vero”. Ho con me giovani (fortunati ) 110 e lode, altrimenti non sarebbero qui, che guadagnano la bellezza di 1400 1600 euro al mese, questa e’ l’ industria e il terzo settore. Possono rimanere in quelle condizioni anni e anni. A mEeno che qualcuno li faccia crescere( un vescovo, un politico, il babbo che ha qualche favore da vendere, etc). Avessero aperto un negozio di scarpe sarebbero piu’ ricchi, contenti, piu’ ” cittadini”. Invece cosi’ non sono niente, hanno solo la rabbia di gente brava che si sente senza via di uscita. In italia non serve avere la laurea in ingegneria, sarebbe bello, ma non c’e’ lavoro..per tutta questa gente.

    da Maurizio   - martedì, 27 marzo 2012 alle 23:22

  18. aggiungo qualcosa anch’io, poi chiudo: guardano la data di nascita, ma solo perché ai ventenni al primo impiego si possono dare quattro soldi (e a volte neanche quelli) perché negli ultimi 10-15 hanno fatto leggi che lo consentono. Già al secondo impiego uno comincia a farsi delle domande: e quindi va scartato. (poi ai giovani si spiega in tv che i vecchi sono dei privilegiati, e loro ovviamente ci credono)
    Insomma, sfruttamento. Usa e getta, queste cose qui. Per il resto, ha spiegato benissimo Maurizio: per il futuro, non c’è nessuna certezza. I soldi per aiutare un po’ tutti c’erano, ma sono stati spesi per la TAV, il Ponte di Messina, il grattacielo della Regione, eccetera.

    da giuliano   - mercoledì, 28 marzo 2012 alle 09:11

  19. Io penso che al motto tutti a scuola e poi ognuno si arrangi non si troverà mai la risoluzione alla problematica del lavoro giovanile post universitario. In fatto di preparazione al lavoro la politica e l’industria dovrebbero andare avanti in perfetta sincronia di intenti, fermo restando ovviamente il rispetto delle aspirazioni individuali dei singoli giovani, almeno per quanto possibile. Voglio dire in sostanza che le imprese datoriali e la Confindustria in genere dovrebbero informare per ogni ciclo universitario quali discipline fossero prevalenti nelle richieste del mercato. Il Ministero dell’Istruzione da parte sua dovrebbe pensare alla scuola per incanalare la formazione appunto verso quelle discipline. In un sistema così lineare al conseguimento della laurea sarebbe addirittura il mercato a formulare direttamente agli interessati la proposta di assunzione. Infine un periodo pratico di lavoro è comunque sempre necessario ed indispensabile. Purtroppo il flagello della delocalizzazione selvaggia permessa non si sa bene perché dalla politica arraffona italiana, non consente un’organizzazione civile del lavoro nel nostro Paese… I vecchi ex lavoratori, poi, non sono dei privilegiati, sono soltanto vecchi che da giovani avevano tribolato per migliorarsi la vita e nonostante gli enormi sacrifici fatti, tanti di loro non ci sono riusciti e si trovano a dover trascorrere l’ultimo scorcio della vita praticamente nella povertà, succubi fra l’altro della prepotenza di una politica impietosa nei loro confronti e in più, in tanti casi, devono pure accollarsi la disoccupazione imposta ai loro figli.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 28 marzo 2012 alle 11:40

  20. Una società civile deve dare pari dignità a tutti i lavoratori, in quale libro sta scritto che per avere una vita dignitosa si deve studiare? leggo che bisogna studiare per diventare un buon strumento per il signor padrone (chiamatelo come volete, imprenditore, industriale per me il soggetto rimane sempre lo stesso) cose da pazzi…Signori ricordiamoci che nella nostra costituzione il LAVORO E’ UN DIRITTO e se questa gestione liberista dei mezzi di produzione e di distribuzione dei beni non è in grado di attuare, penso che sia giunta l’ora di cambiarla.
    Ps. Con questo non voglio dire che chi ha studiato lettere deve fare il letterato, ma che abbia una vita degna di essere vissuta questo si …..alla faccia della confindustria e dei signorini della bocconi che ci governano la nostra vita trattandoci come semplici unità biologiche del mercato.

    da carlo   - mercoledì, 28 marzo 2012 alle 23:52

  21. Il pensiero di Carlo non fa una grinza… Mi permetto però di fare una considerazione. Non si studia solo per il “padrone”, ma si studia, o almeno si tenta di studiare, oltre che per perfezionare il livello di cultura personale, anche per svincolarsi dal sistema prevedendo una carriera professionale individuale o, al limite, aspirando al passaggio nel campo sociale dei “padroni”. Siamo però tutti consapevoli che in questo difficile settore, in balia del vento impetuoso dei mercati e della finanza capitalista pseudo liberale come quella attuale, non sia possibile generalizzare, nonostante sia ben presente l’esigenza generale di raggiungere finalmente la meta agognata del diritto costituzionale del lavoro per tutti. Nessun Stato al mondo è in grado di distribuire le occupazioni in base alle preferenze dei singoli. Per questi motivi è mio parere “personale” che un Paese moderno e democratico debba prevedere la pianificazione delle occupazioni e delle formazioni in base alle esigenze sociali e, soprattutto, che debba “limitare” con apposite leggi la delocalizzazione selvaggia delle produzioni interne.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 29 marzo 2012 alle 09:39

  22. Studiare non e`facile, ne`lo e`trovare un posto decente, ne`tantomeno mantenerlo. Purtroppo, il sistema corrente obbliga alla competizione, su scala quasi globale. Non mi piace alla follia, ma tocca adattarsi. Quindi, giu`a studiare (per se`stessi e per i propri vicini di relazione). Per evitare di sputarsi in faccia la mattina allo specchio, un po`di volontariato o di lavoro nell`educazione puo`aiutare. Ripeto pero`che fuori dall`Italia, dove il mercato del lavoro e` meno statico, il merito e`seriamente premiato.

    da Enrico Marsili   - giovedì, 29 marzo 2012 alle 15:06

  23. Questo intervento è realmente scritto come si deve, nello stesso modo in cui tutto il il sito (http://www.alessandrorobecchi.it) generalmente.
    Son un frequente lettore, a presto.

    maggiori articoli sono accessibili a questo indirizzo web

    da Jeffrey   - martedì, 22 dicembre 2015 alle 14:04

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