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Agnelli ci voleva pecore, Marchionne peggio ancora! Firma l’appello di Micromega

Bene, gente, non sono un gran firmatore di appelli. Però è anche vero che quando ce vuo’ che vuo’ e questo mi sembra un caso che ce vuo’. Il fatto è che quando tra qualche anno ci troveremo a chiederci perché e percome certi diritti sono scomparsi (come quello di rappresentanza sindacale, dico a caso), non sapremo esattamente darci una risposta. E’ successo quando (per un decennio o già di lì) andava tanto di moda la parola "flessibilità" e la usavano tutti, dalla confindustria a certa "sinistra", e ora siamo così flessibili che un trentenne attuale prenderà di pensione 122 euro se gli va bene. Lo stesso trucchetto fetente lo stiamo vedendo con la parola "merito": ne raccoglieremo i frutti tra qualche anno, magari risentiamoci tra un po’. Per quanto riguarda Marchionne e la Fiat, invece, il salto indietro è semplicemente spaventoso. Valletta guadagnava come 20 operai Fiat, e durante la sua gestione si vendevano le macchine, Marchionne guadagna come 400 operai Fiat e durante la sua gestione le macchine non si vendono. E questo sarebbe il meno. Il tentativo di togliere rappresentanza ai sindacati che non firmano l’accordo (come la Fiom) non è nemmeno da anni Cinquanta, ma da anni Trenta. In sostanza Marchionne sta facendo da solo la marcia del 40.000, protetto e appoggiato dal potere politico (non solo di destra, va detto) che vede in un ridimensionamento della democrazia sindacale (e non solo sindacale, je piacerebbe!) una nuova frontiera del fascismo soft che avanza nel Paese. Oggi a Torino e a Pomigliano e domani a tutti noi, l’avvertimento è chiaro, per niente velato, come per niente velato è il ricatto che sta alla base della strategia Fiat: o così o niente, o pecore o si chiude e tanti saluti. Per questo, e per altri motivi, mi sembra il caso di alzare un po’ la voce, questa volta. E tra gli altri motivi ci metto pure quello che non vorrei, tra qualche anno, svegliarmi con le anime belle e dire: ma come siamo arrivati a questo punto? Ecco, vediamo di non arrivarci. Micromega, mettendo in campo un bel po’ di belle firme (Camilleri, Hack, Flores D’Arcais, don Gallo, Tabucchi, Fo, Strada, Rame, Gallino e tantissimi altri) si propone di raccoglierne almeno centomila prima dello sciopero indetto dalla Fiom. E’ una specie di missione impossibile: un Paese anestetizzato pensa che quel che riguarda la Fiat non riguardi necessariamente anche lui, e dunque oltre che anestetizzato è anche un po’ scemo. Firmate. Fate girare. Ditelo in giro. Spiegatelo ai vostri amici. Fatelo. Non sono un gran firmatore di appelli, ma stavolta…
Clicca qui per firmare l’appello di Micromega, Sì ai diritti, No ai ricatti.

25 commenti »

25 Commenti a “Agnelli ci voleva pecore, Marchionne peggio ancora! Firma l’appello di Micromega”

  1. Con tutto quello che si produce in Cina e con i costi di frutta e verdura, tolto dalle scatole qualche parassita politico di troppo, mi chiedo: possiamo vivere senza industrie?
    In Italia inizio a pensare di sì. Non abbiamo industrie di grande innovazione, possiamo comprare da fuori tutto quanto ci serve. Dovremmo fare come gli Svizzeri: tenerci poche banche sane e creare una manciata di Grandi Aziende di dimensione multinazionale (dicendo Grandi Aziende mi sentirei di escludere Fiat, dove se si perdono quote di mercato rispetto alla concorrenza è evidente che il problema NON è la scarsa produttività del turno di lavoro dell’operaio).

    da Logico   - martedì, 4 gennaio 2011 alle 22:35

  2. Se Marchionne ha l’approvazione di Berlusconi non può essere una cosa buona…

    da Antonio Orlandino   - martedì, 4 gennaio 2011 alle 22:47

  3. fascismo soft, rende benissimo quello che sta succedendo e da parecchio!!

    da paola   - martedì, 4 gennaio 2011 alle 23:35

  4. Aderito!

    da Riccardo Orlando   - martedì, 4 gennaio 2011 alle 23:40

  5. io quello che non capisco, è che uno come mio padre, delegato Fiom nella Fiat degli anni 60-70/70-80/80-90, ritenga che: “ce ne fossero compagni come Chiamparino”…
    sarà già un po’ arterio, o l’effetto della pensione che lo ha reso libero? vista la dichiarazione: “Mi sembra un accordo positivo, una Pomigliano migliore” – Sergio Chiamparino, sindaco di Torino :-(

    da angie   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 02:35

  6. Firmato. Ad Alberto Sordi si fermava l’auto e doveva scappare inseguito dagli operai. Speriamo che il fotomontaggio con la faccia del superamministratoredelegato sia di buon auspicio.

    da carlo.e   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 04:26

  7. Prima la “flessibilità” che consisteva nell’esercizio che ogni operaio o impiegato era obbligato a praticare:
    riuscire a toccarsi le punte delle dita dei piedi piegandosi in avanti tenendo le gambe dritte.
    Oggi capiamo che quella era solo una pratica preparatoria,
    il soggetto assumendo tale posizione
    sarebbe così stato “pronto”.
    Mitico Robecchi.

    da Tarkus   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 11:48

  8. Firmato n. 12423… Forza ragazzi andare a 100 mila c’è ancora tanta strada, ma dobbiamo farcela!… Diffidiamo dei “bravi sindaci”. Di solito sono bravi solo fino al momento dell’elezione. Dopo te li raccomando: pancia mia fatti capanna. Sono purtroppo finiti i Dozza, i Fanti, i Zangheri, gli Imbeni, tanto per citarne qualcuno della mia Bologna che mi hanno lasciato un bellissimo ricordo di qualità umana e non di ambizioni sparse.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 12:02

  9. non capisco mai dove attinge questo bizzarro principio che da la facoltà di decidere arbitrariamente chi deve o non deve rappresentare i lavoratori da una parte, e impedisce la logica legittima dell’opporsi a un palese abuso di potere trasformandolo in una sorta di attentato alle istituzioni con tanto di solidale e trasversale quadrato in senso politico.
    sto pensando ad uno scambio, battisti alla fiat e la fiomm in brasile,
    avrebbe tutto più senso no?

    da daniele   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 12:36

  10. Il Prof. Pietro Ichino, senatore manco a dirlo del PD, sparge ai quattro venti la legalità della proposta Marchionne. Cita in proposito l’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, il quale, dopo la modifica del 1995, stabilisce in sintesi che il lavoratore possa scegliere la sua rappresentanza sindacale solo fra le organizzazioni firmatarie del contratto collettivo. Secondo lui quindi è perfettamente legale l’intenzione di Marchionne di escludere la FIOM in quanto appunto ha negato la firma alle sue proposte. In merito mi viene spontanea la seguente considerazione. Nel vecchio contratto collettivo la FIOM era fra i firmatari e quindi legalmente riconosciuta come rappresentante della categoria di settore. Ora le cose cambiano totalmente nell’organizzazione del lavoro per volere unilaterale della Fiat, la quale ha preteso in anticipo la firma di consenso dai sindacati senza attendere il parere degli operai. Poi, senza alcuna logica operativa, ammette il referendum dopo avere ottenuta l’adesione (scontata sic) dei sindacati consenzienti. Non solo, se i consensi dell’illogico referendum risultassero inferiori al 51 %, chiude e se ne va… Mi pare una cosa fuori dal mondo. E’ davvero facile con questo sistema eliminare dalle trattative quei sindacati che per gli interessi degli operai vogliano mettere opportuni paletti negli accordi prima di firmare contratti capestro come quello che occupa ora la nostra principale industria. Non solo il padrone si frega le mani dalla contentezza, ma anche quei sindacati che desiderino levarsi facilmente dalle scatole i concorrenti scomodi e quella politica di becero capitalismo che tutela e difende lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, come quella, ahimè, che ci troviamo attualmente al governo del nostro Paese, da una parte, e quella dell’opposizione che in mezzo a mille pareri interni contrastanti tentenna scandalosamente, dall’altra.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 12:49

  11. FAtto!!
    E’ stato bello vedere la progressione dei numeri,
    sarà la pausa pranzo ma…
    h. 13.20 firme totali 20629
    h. 13.34 firme totali 20725…
    e molti sono ancora in ferie!
    Sarà una sciocchezza ma non sarebbe male dimostrare a qualcuno
    che non tutti stanno dormendo…
    ciao!

    da Alba   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 13:37

  12. Ichino lo avevamo già inquadrato da tempo, potrebbe tranquillamente iscriversi al pdl…lo accoglierebbero a braccia aperte.

    da Mietta   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 14:09

  13. http://www.militant-blog.org/?p=3853

    da avtpea   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 16:15

  14. “E tra gli altri motivi ci metto pure quello che non vorrei, tra qualche anno, svegliarmi con le anime belle e dire: ma come siamo arrivati a questo punto?”

    Fra qualche anno? io me lo chiedo gia’ da tempo. Siamo proprio come le rane nella pentola!

    da Fri   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 18:35

  15. Alba. ore 18.20 24.100.
    L’articolo 18 dello statuto dei lavoratori recita: il lavoratore non può essere licenziato senza giusta causa. Il senso profondo di questa normativa è di una chiarezza cristallina. In questa faccenda quell’articolo è fondamentale, la chiave di tutto. Il lavoratore è un soggetto di diritti, cosa che una merce non potrà mai essere. Capito? Più chiari di così. Quella norma ha sempre avuto l’intento di alzare una barriera giuridica contro il pericolo che il lavoratore, o il lavoro, venisse trattato come una merce. Negli ultimi anni, invece, sono state abbattute tutte le barriere poste nella Costituzione e nello Statuto dei Lavoratori. Che cosa sono il “lavoro in affitto”, il “contratto a scadenza”, i “co.co.co” e altre diavolerie varie? Merce, niet’altro che merce. E’ rimasto solo San Precario a difendere il lavoro e i lavoratori. Quell’articolo andrebbe fatto leggere a Marchionne, colletti bianchi della FIAT, Sacconi, Bonanni, Angeletti e Camusso ogni giorno appena si alzano e durante il caffelatte. Ai politici che governano questo sfortunato paese no, non capirebbero. Forse anche molti dell’opposizione. Al socialista Sacconi (ma vale per tutti) basta ribadirgli quanto scriveva stamani M. Serra in risposta alla frase del Ministro “…che queste scelte sono imposti dall’andamento del mercato”. Scrive Serra: “Per un socialista è come riconoscere che al di fuori delle leggi del capitale non esiste altro significato politico. E che – dunque – il socialismo , il movimento operaio, il sindacato “di classe” sono stati solo un folle abbaglio lungo quasi due secoli”.

    da EDOARDO   - mercoledì, 5 gennaio 2011 alle 18:39

  16. L’accordo di Mirafiori, come quello di Pomigliano, non solo sarebbe rigettato da ogni serio sindacato o partito di sinistra, ma vedrebbe una reazione di sdegno in tutto il paese per il VERGOGNOSO ricatto messo in campo dalla Fiat di Marchionne.

    Invece, una classe dirigente trasversalmente piegata verso confindustria (per dovere, per opportunismo, per piaggeria) saluta l’accordo con giubilo o con soffio da scampato pericolo.

    E questi sedicenti capitalisti assistiti da anni con i soldi dello stato, pontificano e reclamano maggiore libertà d’azione e concorrenza. Obbligando i lavoratori a rinunciare a diritti conquistati con sangue e sudore.

    Ma cos’altro deve succedere per riavere una forza popolare, autentica e chiaramente dalla parete dei più deboli, che abbia il coraggio di rimettere in discussione il liberismo e questo finto mercato, le privatizzazioni dei beni comuni come l’Acqua e la Terra e il progressivo impoverimento culturale che ha visto i cittadini trasformarsi da portatori di diritti in meri consumatori?

    http://domenicofiniguerra.it/?p=1755

    da Domenico Finiguerra   - giovedì, 6 gennaio 2011 alle 11:42

  17. Parlando di Berlusconi, il mio direttore, tedesco di Lipsia, per consolarmi:
    “Su dai, anche noi nella DDR abbiamo avuto lo stesso problema, con Honecker, non riuscivamo mai a liberarcene”
    “Sì, ma Honecker?!!! Era il regime!”
    “Sì, dai, vedrai, dopo 40 anni….”

    da gianguido mussomeli   - giovedì, 6 gennaio 2011 alle 11:59

  18. io a questo punto mi accontenterei che mi dicessero: “PURTROPPO”. E intendo i vari commentatori, politici, eccetera. E invece no, bisogna essere contenti e fregarsi le mani dalla gioia, è un affarone e chi non ci sta è scemo. Sarebbe così semplice: “PURTROPPO il mondo in cui viviamo è questo…” “PURTROPPO non possiamo più dare le pensioni a cinquant’anni…” (Carlo Emilio Gadda li manderebbe tutti a Tchapall, e così faccio anch’io)

    da giuliano   - giovedì, 6 gennaio 2011 alle 13:19

  19. Firmato! E oggi abbiamo superato le 30.000.

    da Irene   - giovedì, 6 gennaio 2011 alle 14:47

  20. firmato e diffuso…

    da eve   - venerdì, 7 gennaio 2011 alle 00:25

  21. Fatto!comunque per spiegare lo stato di cose che caratterizza il nostro bel paese (marchionne compreso), credo che la sintesi più efficace l’abbia espressa Paolo Rossi con queste parole:
    “Penso che nel nostro paese ci sia uno stronzo ogni due persone.
    E’uno zoccolo duro che nulla porebbe scalfire,
    nemmeno una pestilenza”
    Buon anno a tutti voi (anche se sarà un annus horribilis, si può sempre provare a resistere)

    da antonella   - venerdì, 7 gennaio 2011 alle 02:43

  22. Firmato.
    Ichino: vada a cagare con Marchionne
    Cofferati: bene
    Ci sono persone (capitalisti,politici, finanzieri, manager, padroni, sì, padroni del denaro – ma non delle persone)
    semplicemente avide al di là di ogni umanità, altro che “piani industriali”!
    Qualche tempo fa, deploravamo le condizioni di lavoro in Cina e anche in Giappone…e adesso si vuol portarle, meglio: riportarle anche qui, dopo tante lotte operaie?

    da Adele5   - sabato, 8 gennaio 2011 alle 10:03

  23. Mi sto facendo un’idea, che è questa: Sbagliamo se pensiamo che con il referendum siano in gioco i posti di lavoro in Fiat, credo che questi ce li siamo già giocati con lo scorporo di Fiat Industrial, poiché è questa la fabbrica che può avere sviluppo. Fiat macchine non ha comunque futuro, e lo dimostrano i numeri sulla vendita di auto a livello mondiale, e il fatto che Marchionne continua a cambiare idea sulle possibili delocalizzazioni, che non mette soldi a bilancio per gli investimenti, che non ci sono sviluppi dopo il referendum di Pomigliano, ecc.
    La posta in gioco dunque secondo me, è unicamente politica: l’asservimento dei lavoratori alle decisioni dei padroni o manager. Credo che questo dovrebbe essere chiaro anche ai lavoratori Fiat, proprio per il loro futuro e il futuro di tutti i lavoratori.

    da Angela   - martedì, 11 gennaio 2011 alle 12:15

  24. Da come hanno spiegato le prospettive di Marchionne, alla Fiat in Italia si farà unicamente un lavoro si assemblaggio delle parti macchina che giungeranno dall’estero. Non solo quindi si pretende dagli operai la rinuncia ai diritti in quell’industria mantenuta in piedi finora con i nostri soldi, ma anche alla professionalità. E’ la nota sequenza dell’ingranaggio di charlot… ricordate? Che sia una questione politica finalizzata all’annientamento dei diritti costituzionali del lavoro e della sua rappresentanza sindacale è ormai palese. Il Presidente del Consiglio l’ha chiarito ieri, ripetendo agli operai la stessa minaccia di Marchionne addirittura in un modo più duro e irriverente nei confronti dei cittadini che per istituzione dovrebbe invece difendere.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 13 gennaio 2011 alle 17:59

  25. Caro Robecchi,
    bisogna provare a fare l’imprenditore o l’amministratore nel nostro Paese.
    La paga netta del dipendente italiano è purtroppo la più bassa d’Europa mentre, di contro, la paga lorda (compresi i contributi a carico impresa) è la più alta.
    Dove lordo si legge costo per l’azienda pari al 42%, contro l’8% trattenuto in busta al dipendente.
    Quando la popolazione invecchia, il costo del welfare aumenta e qualcuno deve provvedervi : l’impresa.
    Un buon amministratore prima fa quadrare i conti e poi filosofeggia. E se non quadrano i conti chiude o trasferisce l’opificio in altri lidi più ospitali. Altrimenti non è un amministratore responsabile.
    Quindi provi a fare l’imprenditore o il manager nel nostro paese vedrà che sarà un equilibrio “precario” sopra la follia.

    joubert

    da joubert   - giovedì, 3 marzo 2011 alle 17:37

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