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Non ci sono più i Maestri di una volta. La figu di Beppe Viola

Visto che si parla tanto di sport, per i Mondiali, e che in tivù impazzano vecchie cariatidi e tonnellate di retorica, mi sembra giusto regalare agli affezionati una figu speciale, quella di Beppe Viola, che forse i più giovani non sanno neanche chi era, e peggio per loro. Aggiungo che per me è una figu speciale, perché l’ho amato tanto, e anche se so che la nostalgia è una brutta bestia, beh… Buona visione. (La figu di Beppe Viola è andata in onda il 9 novembre 2009)

FIGU – Album di persone notevoli. Un programma di Alessandro Robecchi e Peter Freeman. Produttore esecutivo: Erica Vitellozzi. In redazione: Cristiana Turchetti, Paolo Zappelloni, Paola Ippoliti. In onda dal 12 ottobre 2009, Rai Tre, ore 9.10

6 commenti »

6 Commenti a “Non ci sono più i Maestri di una volta. La figu di Beppe Viola”

  1. Quelli che straparlano di calcio e dopo due minuti non sanno più nemmeno loro di cosa stanno parlando, oh yeah…
    :-)

    da giuliano   - martedì, 6 luglio 2010 alle 12:19

  2. Io non sono tanto amante del calcio. Me ne resi conto fin da piccolo. Mio padre alla domenica vendeva i “canditi” allo Stadio… Ebbene, mai mi era sfiorato per la testa il desiderio di cogliere anche solo una delle innumerevoli favorevoli occasioni per andare alla partita… Beppe Viola? Come no!… Me lo ricordo molto bene e lo ascoltavo davvero volentieri… Un uomo di assoluta onestà morale. E poi, tra le righe, era un uomo di spettacolo di prim’ordine…

    da Vittorio Grondona   - martedì, 6 luglio 2010 alle 13:32

  3. Che tristezza pensando al grande Beppe Viola mentre oggi ci tocca sopportare due teste di rapa come Marco Mazzocchi e Marino Bartoletti, simpatici come un calcio nella palle con gli scarponi chiodati!

    da Mauro Pigozzi   - martedì, 6 luglio 2010 alle 14:24

  4. Beppe Viola era tante cose, ma il mio ricordo è di lui giornalista. In Rai e all’Intrepido, settimanale che oggi non c’è più nemmeno come modello. Diciamo che era un misto tra calcio e fumetti, il pane quotidiano di una generazione cresciuta a oratorio e figurine Panini, con le maglie numerate dall’1 all’11, dove l’1 era il portiere, anzi il primo portiere, perché il secondo era il 12, quello che non giocava mai, a volte per un’intera carriera, e l’11 l’ala sinistra, il 7 l’ala destra, il 4 il mediano e il 5 lo stopper. Beppe Viola sull’Intrepido curava la rubrica delle lettere o per meglio dire di storie, aforismi, metafore e tanta ironia. Faceva parte di quella genia di giornalisti sportivi, lui, Vladimiro Caminiti, che su Tuttosport si firmava camin, Gianni Brera, un po’ fuori dal coro, capaci di parlare della vita oltre che del pressing. Beppe Viola è morto in redazione, alla sede Rai di Corso Sempione a Milano. Era il 1982, l’anno della vittoria del Mundial spagnolo. Aveva solo 43 anni. Tre anni fa, nel 25esimo della scomparsa, la tv di stato sentì il dovere di ricordarlo. Di ricordare quella volta che intervistò Gianni Rivera sul tram che lo portava da casa al campo di allenamento. O di quando mandò in onda le immagini di un derby Milan Inter dell’anno precedente, perché quella domenica la partita era stata talmente brutta che non valeva la pena di rivederla. Tito Stagno, capo della Domenica Sportiva, se lo sarebbe mangiato vivo. Per me Beppe Viola era un genio. Di sicuro era un giornalista libero, eccentrico forse, avanti anni luce per la Rai bacchettona, protocollare e priva di spirito dell’epoca, che mal sopportava personaggi non allineati. Per capire chi era Beppe Viola basta forse questo piccolo aneddoto. All’esame da professionista ad Enzo Biagi, presidente della commissione, che gli chiedeva se secondo lui Fanfani nello schieramento della dc stava a destra o a sinistra, rispose: dipende dai giorni. Un collega commentando la contrizione del 25esimo definì tardivo e ipocrita l’omaggio della Rai. “Perché allora, e poi nel tempo lungo gli anni, la Rai si guardò bene dall’adottare lo stile giornalistico di Beppe Viola e preferì invece quello di Biscardi. Il calcio di Viola era leggero, ironico, divertente, festoso, sportivo nel vero senso della parola, mai sguaiato, urlante, offensivo, becero e volgare. Ma vinse la linea Biscardi, per cui oggi in tv si dà spazio ai buffoni, a chi fa il cretino, ai litigiosi di mestiere e per interesse. Ecco perché il ricordo senza scuse è suonato tardivo, ipocrita e per nulla rispettoso dell’alta e civile professionalità di Beppe Viola”. Per quel che può valere, sottoscrivo.

    da gino   - martedì, 6 luglio 2010 alle 16:05

  5. Grazie per avermi ricordato Beppe Viola.

    da Federico (VR)   - martedì, 6 luglio 2010 alle 22:05

  6. Ricordero’ per sempre una sua stilettata, uno squarcio nella noia di una partita della Francia a Spagna 82. “Battiston e Fernandez, accomunati da questioni di….diciamo così…cerchez la femme…”.
    E, scivendo alla dirigenza RAI all’ennesima mancata promozione: Ho quarant’anni, quattro figlie e la sensazione di essere preso per il culo…”,
    Ci manca tanto.

    da giudo   - giovedì, 16 dicembre 2010 alle 22:39

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