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La dignità che va di corsa. La figu di Abebe Bikila

Insomma, gli africani di Rosarno che si ribellano alla ‘ndrangheta, gli africani di Castel Volturno che si ribellano alla camorra… Non sono i primi africani che ci danno una lezione di forza e dignità. Eccone un altro. Buona visione

FIGU – Album di terrestri notevoli. Un programma di Alessandro Robecchi e Peter Freeman. Produttore esecutivo: Erica Vitellozzi. In redazione: Cristiana Turchetti, Paolo Zappelloni, Paola Ippoliti. In onda dal 12 ottobre 2009, Rai Tre, ore 9.15

4 commenti »

4 Commenti a “La dignità che va di corsa. La figu di Abebe Bikila”

  1. Grazie

    da angela   - mercoledì, 13 gennaio 2010 alle 00:05

  2. Gli africani di Rosarno e Castel Volturno si sarebbero ribellati ad ‘ndrangheta e Camorra? ma non diciamo sciocchezze… quegli immigrati non se la sono presa con mafiosi o caporali (non sarebbe stato così facile), ma si sono scatenati indiscriminatamente contro la cittadinanza distruggendo negozi, bruciando auto e aggredendo addirittura delle donne, è questa la lezione di forza e dignità che ci darebbero???
    Anche a Castel Volturno gli africani non avevano alcuna coscienza della loro presunta rivolta anti-camorra, gridavano “italiani bastardi, italiani di merda”, perchè per loro non erano dei camorristi ad aver ucciso i loro connazionali, erano semplicemente degli italiani.

    da Stefano   - giovedì, 14 gennaio 2010 alle 15:43

  3. Inutile dire che non sono d’accordo. L’idea che agli africani gli salta il tappo di colpo e se la prendono con gli italiani così, perché gli gira è in effetti un po’ balzana. A Rosarno i capi del pogrom di stampo razzista erano vicini alla ‘ndrangheta (un figlio di boss è ancora in galera, sperimo ci resti a lungo). Se si sente quel che dicono gli esperti (sindacalisti e associazioni) della raccolta delle arance e dei kiwi in quella zona, si capirà che il pogrom è stato guidato dal racket. Lo Stato (il famoso stato italiano) ha solo finito il lavoro deportando le vittime delle violenze. Quanto alla rivolta, si sa che quando c’è la rivolta non si sta a guardare troppo. Eppure, come hanno sottolineato i giornali che hanno mandato gli inviati sul posto, negli ospedali della zona non ci sono ricoverati italiani a seguito della rivolta, né donne né bambini. Della famosa signora incinta picchiata fino a perdere il bambino non c’è traccia, era una fantasia, o meglio un falso per aizzare la gente. A Castel Volturno, stessa cosa: chi ha interesse a scacciare la comunità nera tanto utile quando si tratta di piegare la schiena sono gli interessi immobiliari che hanno individuato certe aree ora occupate. Gli schiavisti, quando gli schiavi non servono più diventano addirittura più stronzi, non più bravi. A Ponticelli (Napoli) per scacciare i rom si prese a pretesto una ragazza rom notoriamente vittima di un disagio mentale (malattia interetnica e interraziale) che aveva preso in braccio un bambino. Ecco fatto: gli zingari rubano i bambini e allora la buona e brava gente della nazione gli brucia le baracche e li caccia via. In prima fila, nei disordini di Ponticelli, c’erano i picciotti della camorra, in quel caso massicciamente coadiuvati da una popolazione aizzata dai media (soprattutto dai media di proprietà del premier) e – duole dirlo – anche da forze democratiche come il PD. A Castel Volturno, tra l’altro (e anche a Rosarno) la resistenza degli africani al potere mafioso-camorristico è stata comprovata in più occasioni. Del resto, stiamo parlando di un comune (Rosarno) sciolto per mafia, dove il sindaco lo fa un commissario del governo (del governo Berlusconi, non del governo di Marte). Su Castel Volturno, stessa cosa. Per parlarne con un minimo di cognizione di causa consiglio di vedersi il documentario La Domiziana di Romano Montesarchio (a questo link: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0bc3be81-202d-40e6-ac99-017656603d2a.html?p=0), che faceva parte della scorsa stagione di Doc Tre (Rai Tre).
    a.r.

    da a.r.   - giovedì, 14 gennaio 2010 alle 19:23

  4. Da sempre sono consapevole che ogni anno ricorrono lavori stagionali. Pomodori, patate, uva/vendemmia, arance e via di seguito hanno bisogno di mano d’opera per potere entrare nei mercati. Uno Stato degno di questo nome dovrebbe saperlo e agevolare quindi le relative onerosissime raccolte con provvedimenti concreti. Cosa costa per esempio prevedere misure speciali di tassazione? Cosa costa ancora per esempio prevedere tendopoli organizzate con i relativi servizi per ospitare i lavoratori stagionali?. Pochissimo, credo. La dignità umana e l’aumento dei consumi ripagherebbero lo Stato, e di conseguenza tutti noi, con gli interessi.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 16 gennaio 2010 alle 12:21

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