Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
gio
6
mar 08

GQ, Temporale – Facoltà (quasi) mentali

Si alza spesso dall’Italia un grido di dolore, un’irrefrenabile insoddisfazione, un senso di vergogna. Avviene quando si parla di Ricerca e Università, temi strategici per ogni paese industrializzato. Ma le cose sono messe davvero così male? Usciamo dai luoghi comuni, per una volta, e valutiamo serenamente la situazione.

Ricerca. Come sanno tutti il bisogno aguzza l’ingegno. E dunque è giusto che i ricercatori italiani siano pagati poco, anzi direi che mille euro al mese sono eccessivi: un potrebbe rammollirsi e non ricercare più con il giusto furore scientifico. Se i ricercatori italiani prendessero un po’ meno – con grande risparmio per la comunità – la loro attività di ricerca migliorerebbe assai: ricercherebbero un altro posto, come minimo. E se il loro stipendio scendesse fino a 400-500 euro al mese la loro attività di ricerca sarebbe senza sosta: bacche, radici, qualcosa per cibarsi, la ricerca sarebbe addirittura forsennata. Ma non si tratta solo di stipendi. Tutti son capaci di fare grandi scoperte con grandi finanziamenti, ma è accertato che chi scoprì il fuoco non aveva una lira, solo il suo talento. E allora basta con i finanziamenti alla ricerca: il buon ricercatore è quello che si porta i topi da casa, che si costruisce i macchinari con il lego, che isola un virus armato soltanto di un pennarello e di due cannucce da bibita. La situazione italiana non è ancora così avanzata, ma ci stiamo lentamente arrivando. Il culmine delle attività scientifiche si toccherà, finalmente, quando i ricercatori italiani, dotati soltanto di un enorme randello, ricercheranno per le vie di Roma i membri del governo.

Università. Basta piangersi addosso! Ora non ci sono più scuse per non avere una laurea! E’ accertato infatti che in Italia ci sono più università che studenti universitari. Ogni paese con più di quattrocento abitanti vuole ormai la sua università, per cui abbiamo ormai molti laureati alla Facoltà di Frosinone Est, all’Università dell’Appennino Modenese, al prestigioso ateneo di Stromboli. E’ evidente che in questa situazione, in questo magico fiorire di atenei, la concorrenza è spietata e i corsi di laurea spaziano fantasiosamente dalla facoltà di cernierologia di Cervinia (come uscire da un sacco a pelo in alta quota) a “statica e dinamica delle lasagne” (Sassuolo). Così, mentre tutti gli altri giovani europei e americani continuano a laurearsi in fisica, chimica, ingegneria – che banalità – in Italia si spazia tra le più interessanti materie. Le statistiche parlano chiaro: sette italiani su dieci stanno seguendo un corso di laurea in Scienza della comunicazioni. Il primo esame è il più difficile e consiste nello spiegare ai genitori a cosa cazzo servirà la laurea. Dicevamo di una concorrenza spietata. Questo riguarda non solo le materie, ma anche le modalità di studio: in molte università private l’assistenza allo studente – cha paga cifre pazzesche – è molto efficiente. Gli esami si possono dare restando a letto, oppure può darli uno zio, un parente di terzo grado, un robot, un assistente sociale o un tutor appositamente assunto. In certe occasioni non serve nemmeno sostenere gli esami: si paga l’iscrizione e si riceve a casa la laurea in pacco anonimo, già incorniciata. Con questo sistema – ingegnoso, a dire il vero – il Paese potrà fare concorrenza a livello mondiale a tutti quel bellimbusti che si laureano ad Harvard, a Oxford o chissà dove, studiando materie antiche.

Come si vede, dunque, la situazione non è così terribile come la si descrive, e il Paese può vantare oasi di eccellenza che ci invidiano in tutto il mondo.

7 commenti »

7 Commenti a “GQ, Temporale – Facoltà (quasi) mentali”

  1. esatto… ma giusto per darti qualche info in più.. se il primo esame di scienze della comunicazione è alquanto arduo, il secondo è davvero insostenibile e mette a dura prova l’integrità mentale dello sprovveduto studente. Ci si sente fare questa domanda: “Come spiegherebbe Lei il moto della foglia che cade ad un aborigeno di una tribù dell’africa centrale?” (ti parlo del lontano 1995, a corso di laurea appena partorito da Umberto Eco… e purtroppo non sto scherzando)

    da stefania   - giovedì, 6 marzo 2008 alle 11:28

  2. non si spiega proprio niente, dal momento che in africa centrale non ci sono gli aborigeni.

    e comunque io ho sentito chiedere che misura di calzari portava cesare (a giurisprudenza,non a storia, dove la domanda seppure aberrante sarebbe stata un filino più legittima).

    per il resto, più lauree per tutti!!!

    da scriptabanane   - giovedì, 6 marzo 2008 alle 11:54

  3. Io veramente pensavo che in Africa Centrale esistessero davvero popoli di origine preistorica, come i Pigmei, per esempio. Il discorso è però un altro. Dalla preistoria chissà quante foglie sono cadute, per esempio nel Camerun. Anche le scimmie non si aspettano sorprese. Per loro il moto della foglia che cade è sempre lo stesso, dall’alto al basso. Il naturale movimento quindi si spiega da solo. Trovo invece più pertinente la domanda sulla misura dei calzari di Cesare. Ad un bravo avvocato che avesse posto attenzione anche al più insignificante dei particolari, è facile che prima o poi si presenti l’occasione per trarne vantaggio. Nel caso specifico l’interrogato faceva ugualmente bella figura tirando ad indovinare. Ho conosciuto un Dirigente molto quotato che aveva sempre pronto un numero a caso da sparare ai suoi superiori in risposta anche alle richieste più curiose o strane. Come succede con le panzane spesso sproloquiate da alcuni nostri politici, quel numero inventato veniva sempre preso per buono.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 6 marzo 2008 alle 14:00

  4. Quando in alcune case delle campagne bolognesi arrivò la lampadina elettrica circolava la voce che alcuni contadini scommettevano perfino di riuscire a spegnere col soffio le nuove strane candele. Ai paesani sempliciotti sembrava infatti impossibile non riuscirci. Le grandi scoperte sono sempre state il risultato di tenaci curiosità di singole persone. Spesso addirittura ignorate e derise dalla società. Evidentemente nella fantasia dei nostri politici è rimasta la speranza che anche per la sconfitta delle malattie più gravi prima o poi salti fuori il mago risolutore. Sembra infatti che a questi politici esca spontaneo il grido di Albanese nella trasmissione di Fazio “Ma che tempo che fa”: Into culo alla ricerca!

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 6 marzo 2008 alle 14:37

  5. Attenzione ! … si potrebbe sconvolegere il benpensante lettore della Conde` Naste – GQ (.. dove spesso scrive dirige e si fa fotografare il furbetto Rossi Valentino) tra una prova su strada di Porsche e una troietta -ops modella-con le belle tettine …
    cmque ci sta

    da Angelino   - giovedì, 6 marzo 2008 alle 16:13

  6. @angelino: il lettore di gq è meno benpensante di quanto tu abbia a credere. tant’è che ci scrive robecchi.

    da scriptabanane   - venerdì, 7 marzo 2008 alle 13:23

  7. @scriptabanane eh lo so .. mi fa piacere che robecchi faccia da grillo parlante ma .. il resto della rivista non regge quasi mai il confronto

    da Angelino   - venerdì, 7 marzo 2008 alle 16:14

Lascia un commento