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mer
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nov 07

Enzo Biagi al Tg5, quando si dice l’eufemismo

Commemorare un italiano con la schiena dritta come Enzo Biagi è difficile per tutti. Il coccodrillo, si sa, non è una cosa semplice, mai. Tra le parole più o meno retoriche e più o meno sincere sentite e pubblicate in questi giorni, spicca però un eufemismo un po’ ridicolo, contenuto nel ritratto che al grande Biagi ha dedicato il Tg5 (edizione delle 20 del 6 novembre 2007). Il servizio era firmato da Desideria Cavina, e lanciato da studio dal direttore Clemente Mimum.
Ecco come ha descritto il Tg5 la censura subita da Biagi e il famoso editto bulgaro:
"Seguono gli anni più difficili: la perdita della moglie e di una figlia adorata, lo stop alla collaborazione con la Rai per le note polemiche con il governo di centro-destra, il cuore molto malato".
Le note polemiche, lo stop alla collaborazione. Quando si dice l’eufemismo.

13 commenti »

13 Commenti a “Enzo Biagi al Tg5, quando si dice l’eufemismo”

  1. Assolutamente coerente con il “rapporto di cordialità che nasceva dalla stima” sfacciatamente evocato dall’editore di Mimun.

    da Paola   - mercoledì, 7 novembre 2007 alle 12:31

  2. vediamola in positivo: avrebbero potuto dire “lo stop alla collaborazione con la Rai per le note polemiche con il governo”, o addirittura “lo stop alla collaborazione con la Rai”.

    da .mau.   - mercoledì, 7 novembre 2007 alle 12:48

  3. Eufemismo o travisamento?

    da Alberto   - mercoledì, 7 novembre 2007 alle 14:24

  4. giusto il commento di .mau. poteva andare peggio e poi, in fondo, sono rimasti coerenti!!

    da Karlitos   - mercoledì, 7 novembre 2007 alle 15:30

  5. Epitaffio anche per lui, naturalmente

    da Dust   - mercoledì, 7 novembre 2007 alle 17:08

  6. Il Cavaliere batte tutti: “Io non ho mai detto…” Più eufemismo di così!

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 7 novembre 2007 alle 20:54

  7. Mi permetto di segnalare anche questo:
    http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_09/berlusconi_pier_silvio_mediaset_biagi.shtml

    ……………….
    OT:
    Complimenti per il blog.
    :)

    da Beppone   - venerdì, 9 novembre 2007 alle 18:42

  8. Ditemi quello che volete, ma penso che si stia esagerando con il vittimismo, che rende molto bene a coloro che incorrono in incidenti professionali, specialmente nel campo dei media, dove i malcapitati giornalisti possono farsi pubblicità da soli. Anche a me è capitato di essere stroncata nella carriera per dissidi con i soliti poteri che contano in tutte le istituzioni. Avveniva a quarant’anni e ho dovuto riprendere tutto da capo senza essere sostenuta dai miei colleghi, nè da altri. Con orgoglio posso dire di dover solo a me stessa l’aver assunto una individualità professionale. Ciò capita a tanti altri in silenzio e nessuno afferma, come ha fatto Monsignor Tonini, che si tratta di un omicidio. Che dire allora dei tanti che perdono il lavoro e non hanno le opportunità di un affermato giornalista, qual era Biagi? Certo, vedersi tagliare il cordone ombelicale con l’istituzione per la quale si è lavorato con passione è dura, ma capita anche nelle migliori famiglie.

    da isabella guarini   - venerdì, 9 novembre 2007 alle 21:45

  9. Disgusto.
    Isabella, non dimenticarti che parliamo di un uomo di 85 anni, già debole di suo, epurato dopo una carriera straordinaria. Credo sia più grave è più cattiva, passami il termine, come epurazione.

    da stellavale   - sabato, 10 novembre 2007 alle 02:50

  10. Io sono del parere che solo i deboli si rassegnino ad essere vittime. Chi è forte reagisce sempre e di sicuro riemerge. Come lei gentile signora Isabella Guarini conferma per gli avvicendamenti negativi che ha incontrato nella sua professione. Purtroppo non siamo tutti forti… Enzo Biagi non era un debole nella vita. Ha affrontato il suo tirocinio con dignità ed ha vinto con la qualità del suo lavoro la debolezza iniziale, dovuta alle sue povere origini. Certo, dopo avere trionfato, praticamente a dispetto della casta dei cronisti invidiosi dell’intruso, nel mezzo della sua vita ha trovato più agevole il proseguio del suo proficuo itinerario nel mondo del giornalismo. A 82 anni, fra enormi disgrazie famigliari nel frattempo intervenute, le sue forze si sono affievolite tanto da non avere nemmeno più la voglia di reagire con la giusta efficacia contro un crudele editto bulgaro emanato dall’avidità fredda ed impietosa del portafoglio maggiormente inquinata dall’illogica sete incontrollata del potere terreno.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 10 novembre 2007 alle 12:41

  11. I blog sono spesso criticati perché espongono in pubblico i pensieri individuali.Ciò effettivamente somiglia al narcisismo. Ma se una vicenda personale è condivisibile, come quella inerente la libertà d’espressione, penso che bisognerebbe parlarne, confrontandosi. Ho letto un articolo di Biagi, riportato da Panorama, sulle vicende di Genova durante il Governo Tambroni del 1960. Un articolo pieno di pesanti accuse ai politici di allora, che gli costò l’allontanamento di rito. Leggendo di quelle critiche e i sentimenti antipolitici suscitati, sembra che il tempo non sia trascorso e che la nostra democrazia sia figlia della nemesi storica della corruzione.Tuttavia penso che l’essere messi fuori dalle tante camarille, della politca e del business, sia un segno di distinzione,una medaglia al valore professionale che tutti dovrebbero desiderare di ottenere sul campo. Non vittime di editti, ma eroi moderni, che emergono da quegli albi professionali chiusi nella loro burocratica esistenza e paludati di silenziosa coesistenza con il potere politico vincente. In questo senso dicevo basta al vittimismo e al conseguente rischio di sciacallaggio.

    da isabella guarini   - lunedì, 12 novembre 2007 alle 14:05

  12. La metà del 1960 fu segnata in Italia dalle manovre autoritarie del governo Tambroni, eletto con il voto determinante del Movimento Sociale Italiano. Per il 1° luglio 1960 l’MSI indisse provocatoriamente un congresso a Genova, città simbolo della resistenza antifascista. La reazione popolare fu immediata: a Genova fu sciopero generale e durissimi scontri seguirono le cariche della polizia. Nonostante il trasferimento del congresso missino, la protesta dilagò e dimostrazioni si svolsero in tutta Italia, duramente attaccate dalla polizia. Nella manifestazione di Reggio Emilia del 7 luglio 1960 contro quel Governo, la polizia sparò sui dimostranti uccidendo cinque operai comunisti e ferendo 30 persone. Solo questi tragici fatti storici ci danno un’idea di quale pasta fosse composto il “Governo Tambroni”. Non mi meraviglio quindi del fatto che per le sue fastidiose critiche un giornalista della tempra di Enzo Biagi fosse stato messo “da parte”. Allora era giovane, però!… E seppe reagire nel migliore dei modi. L’editto bulgaro del Cavaliere è stato un’infelice cattiveria, inopportuna e completamente fuori dai nostri tempi democratici e di libertà dei quali, a torto, il Cavaliere stesso si vanta tanto di esserne il più qualificato artefice.

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 12 novembre 2007 alle 18:10

  13. con grande dolore, mi hanno costretto a lasciare il mondo televisivo… ora sono un pensionato…. ho fatto la fine di Laura Antonelli………pregherei a darmi un aiuto oltre alla pensione……pregherei il pubblico di beatiful di non prendersela,forse rientrero’ nel 2012 come comparsa nel castin….essendo io la DATA DI BETIFUL,, QUA MIE VICINA LA MERICA E NON LITALIA CIAO GRAZIE DI TUTTO AI FANNNNNNNNN

    da lUCA   - domenica, 7 novembre 2010 alle 21:35

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