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16
set 07

Voi siete qui – Partito Democratico, mi si è rotto il kit

Ai responsabili marketing del Partito Democratico – loro sedi
Egregi signori. In data 10.09.2007 ho ricevuto in pacco assicurato il vostro kit di montaggio del Partito Democratico. Ho subito messo mano al libretto delle istruzioni e disposto ordinatamente i pezzi sul mio tavolo di lavoro. Purtroppo le istruzioni non sono chiare. Per esempio: dove devo incollare Luigi Einaudi che il vostro candidato Gawronski indica come “riferimento esemplare”? E Aldo Moro, portato ad esempio da un certo Adinolfi, va inserito nel motorino di avviamento, oppure imbullonato alla struttura portante? Il pannello solare, che Walter Veltroni indica come suo “riferimento esemplare” del Pd, lo devo collegare alle orecchie di Gandhi? Le istruzioni non sono per niente chiare.
In ogni pagina del manuale delle istruzioni è spiegato in modo esplicito, in grassetto, e più volte sottolineato, che non bisogna usare l’ideologia per assemblare le diverse componenti, ma allora che colla uso? Va bene il vinavil? Perché non c’era nel mio kit di montaggio del Partito Democratico? Ho fatto come suggerisce il manuale a pagina uno, dove dice di incastrare il libero mercato nello stato sociale, ma non ci riesco, non ci sta. Devo ridurlo con una lima? Oppure devo prendere a martellate lo stato sociale? Il disegno non è chiaro, e le istruzioni di questo paragrafo sono in cinese. Il libretto non dice dove collocare le forze operaie, mentre ho trovato ben sei confezioni sigillate di “ceto medio”. E’ vero che c’era un sacchettino con quindici lavavetri e cento rom, ma che vuol dire (manuale utente, pag, 21) “usare secondo le convenienze”?
Con la presente, dunque, intendo esercitare il mio diritto di recesso e rispedirvi il pacco con il kit di montaggio del Partito Democratico, ma siccome non riesco a ricomporre la confezione, è meglio che ve lo veniate a prendere. Fate presto, perché ho Luigi Einaudi in salotto che vuol fondare un partito di sinistra!

6 commenti »

6 Commenti a “Voi siete qui – Partito Democratico, mi si è rotto il kit”

  1. Arcimboldo, il genio surrealista che anticipò Dalì, non avrebbe saputo fare di meglio.

    da isabella guarini   - domenica, 16 settembre 2007 alle 19:09

  2. Mentre cerco di seguire il complicato mosaico del nuovo PD descritto da A. Robecchi, ascolto da radio radicale il discorso in differita tenuto da Fassino in chiusura del Festival ultimo dell’Unità. I valori non cambiano dice, cambia solo il modo col quale questi valori si possono realizzare. In poche parole sta dicendo che i valori della sinistra possono attuarsi coi metodi di destra. O meglio, coi metodi di quella invariata DC, storicamente avversata da tutta la sinistra. Se per caso mi arrivasse il pacco assicurato del kit, per scaramanzia mi guarderei bene dall’aprirlo. Lo respingerei senza pensarci due volte al mittente. Se anche a me non riuscisse l’assemblaggio corretto, potrei ingenuamente commuovermi come Fassino sugli applausi della claque di fine discorso e di conseguenza correre il rischio di seguire inconscio la sorte dei teleguidati di professione.

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 17 settembre 2007 alle 11:55

  3. be’, un epitaffio mi sembra doveroso

    da Dust   - martedì, 18 settembre 2007 alle 17:55

  4. Ho sentito anch’io il discorso di Fassino da Radio radicale. A proposito di Radio radicale, mi vien da pensare alla doppiezza della situazione che rappresenta, di appartenere a un partito e di godere di un finanziamento pubblico. Anche il Partito radicale ha percorso la strada del populismo, con liste griffate, in forme diverse da Grillo, anche scandalistiche, ma è finito nella contraddizione di combattere il finanziamento pubblico dei partiti per poi godere di un canale radio personalizzato con fondi pubblici. Così fan tutti!
    C’è da stare attenti quando si aderisce a forme apparentemente liberatorie perché non si hanno i mezzi per seguire l’effettivo operato di quelli a cui abbiamo dato fiducia, una volta integrati nel sistema parlamentare. Molti richiamano alla memoria altri movimenti populistici, spariti nel nulla, come quello dell’uomo qualunque e mettono in guardia dal fatto che il populismo per manifestarsi ha bisogno di un leader in cui riconoscersi. Ciò spaventa per l’analogia con le forme populiste delle dittature del primo Novecento europeo. Ma, i politologi esperti in profezie catastrofiche, che sono sempre gli stessi in parallelo con i politici, non considerano la novità offerta dalle nuove tecnologie. I partecipanti ai blog, oggi come oggi, sono persone che leggono, che sanno usare le nuove tecnologie della comunicazione, che per lo più hanno il loro sito web o blog personale. Insomma sono persone che usano il computer in modo consapevole e non come molti, per farsi la partita elettronica,per navigare senza meta o per accedere a siti porno. I nostri politici aprono blog solo in campagna elettorale, fumus che fanno gestire dai loro segretari. Dopo le elezioni cade il silenzio più assoluto. Mi piacebbe sapere quale sia il livello di conoscenze e competenze informatiche dei nostri parlamentari, che, in genere, non rispondono alle mail inviate al loro indirizzo di posta elettronica in Parlamento. Così i siti rappresentativi delle massime istituzioni democratiche appaiono come il buco nero dello spazio cosmico nel quale spariscono i messaggi degli elettori.

    da isabella guarini   - mercoledì, 19 settembre 2007 alle 08:55

  5. Purtroppo siamo tra due fuochi. Da una parte abbiamo in prospettiva i possibili rischi di cui parla Isabella Guarini, e dall’altra una insostenibile arroganza politica che ci sta soffocando. Dobbiamo quindi decidere, o di qua o di là. Per scegliere da che parte stare ci può aiutare il fatto concreto che rispetto al passato godiamo di una consapevolezza maggiore della realtà che ci circonda e disponiamo di un’intelligenza più attrezzata e più arricchita di esperienze che ci consentono di fiutare sempre più precocemente i pericoli fisiologici dell’ignoranza della massa che si affida incondizionatamente ad un leader acclamato confezionato a tavolino.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 19 settembre 2007 alle 10:31

  6. Sono circa trent’anni o forse più che leggo il manifesto,
    non mi sono mai abbonato perchè il piacere di entrare in
    edicola per comperarmi il Manifesto è una delle poche cose
    gradevoli che sento quotidianamente.
    Da quando poi Alessandro Robecchi (senza nulla togliere agli
    altri MAESTRI del manifresto) scrive sul “MIO” giornale il piacere si è triplicato, amo il suo modo di scrivere quella sua ironia e sarcasmo intelligente e la sua capacità critica
    è semplicemente geniale.
    Devo dire che con i miei colleghi al lavoro leggendo i suoi articloi ci facciamo delle risate felici, mi è piaciuto soprattutto il discorso americano di berlusconi sul conflitto di interressi, veramente uno spasso, se potessi avere un segnale da te sarei molto contento magari con l’indicazione dove poter trovare tutti i tuoi articoli per farne una raccolta. Grazie Enrico

    da Enrico Giacomelli   - venerdì, 12 ottobre 2007 alle 09:18

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