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set 07

Voi siete qui – La paranoia è sicura

Sono assolutamente d’accordo nel moderare i toni a proposito di questa faccenda della sicurezza che sta spaccando il paese, la sinistra, e anche un po’ i maroni. Ieri non sono stato scippato, né rapinato in villa, né fatto oggetto di alcuni colpi di arma da fuoco; nessuno mi ha sputato in un occhio o ferito in modo grave, nemmeno lieve. Non ho subito rapine, nessun congiunto mi ha finito infierendo sul cadavere, gli zingari non mi hanno importunato o rapito i bambini, nessuno mi ha molestato sessualmente, nemmeno lavandomi il vetro della macchina. E’vero che c’erano due scritte sui muri e che ho incontrato un barbone, ma ne sono uscito incolume. Non mi capita spesso, ma ieri ero netta maggioranza, schiacciante, direi che ero statisticamente il linea con il 99,9 per cento degli italiani. Verso il tardo pomeriggio, l’ipotesi da poco ventilata per cui, se non diamo subito armi nucleari ai vigili urbani, tra poco rischiamo che ritorni il fascismo, mi sembrava infondata. Poi è venuta sera e, ancora stupefatto per gli scampati pericoli, mi sono messo a vedere i tg Mediaset, ho cominciato alle 18,30 col tg dei puffi e ho finito alle 20.30. In queste due ore ho messo in atto i seguenti propositi. Comprarmi un dobermann addestratissimo. Mettere inferriate alle finestre e un allarme costosissimo collegato con la Nasa e il Mossad. Comprare due pistole e un fucile da caccia grossa, più un kriss, pugnale che davano in omaggio. Ho firmato sette petizioni per liberalizzare la tortura dei finti invalidi che fanno gli accattoni, ho inviato un assegno al sindaco di Firenze perché quella splendida città d’arte si rimetta in piedi dopo che quindici lavavetri l’hanno messa in ginocchio. Ho comprato spray al peperoncino. Ho apprezzato le coraggiose opinioni di Cofferati, e al contempo ho deciso che comunque avrei votato Berlusconi, non essendo disponibili il generale Videla e Rudolph Giuliani. Verso le 22, con la paranoia a mille, sono andato, da solo, a fare una fiaccolata contro i venditori abusivi di borsette, che danneggiano irreparabilmente la civiltà fin qui costruita dal signor Louis Vuitton. Sono andato a dormire verso mezzanotte, dopo aver minato i balconi e avvertito i Ris di Parma che le impronte sullo spazzolino da denti sono le mie. Non posso dire che mi sentivo un “cretino reale”.  No, piuttosto un “cretino percepito” che alla fine, come ci spiegano tutti i giorni, è la stessa cosa.

22 commenti »

22 Commenti a “Voi siete qui – La paranoia è sicura”

  1. un miracolato, nessun writer ti ha minacciato con una bomboletta?
    Finché non passerà il 14 ottobre, troppe ne dobbiamo ancora vedere e sentire.
    Comunque sul programma l’avevano detto
    :”La priorità sarà massima in quei territori dove la criminalità ha “occupato” la società e l’economia e ostacola in misura decisiva lo sviluppo, la convivenza civile, la crescita e l’innovazione.”
    è che io da “estremista” avevo capito tutt’altro, pensavo comiciassero da Palermo e non da Firenze.
    a dire il vero tre righe più su l’avevano anche specificato che sicurezza era una priorità e queste priorità erano mafia camorra.. ma li avro’ fraintesi..
    a dire il vero ho frainteso un po’ tutto il programma a quanto pare.
    besos rojos
    ladytux
    (dai tg e notizie terroristiche mi proteggo benissimo, leggo solo “viatomacelli”)

    da ladytux   - lunedì, 10 settembre 2007 alle 01:11

  2. tu ci scherzi ma a me il fatto che questi delinquenti che ci estirpano le carcasse di api dal parabrezza non mi abbiano ancora ammazzato comincia a preoccuparmi.Se non si fanno vivi entro domani io gli metto l’avvocato(questo per non parlare di quella pericolosa portatrice di eversione che ha osato dipingere con della tintura turchese da quattro soldi,per giunta lavabile le rocce che si frappongono tra la nostra villa,per costruire la quale abbiamo dovuto sbancare una montagna e saccheggiare una foresta,e il mare)

    da diamonds   - lunedì, 10 settembre 2007 alle 16:54

  3. e cosa dovrei dire io che sto lavorando in mezzo a negri, portoricani, indiani e pakistani, nella citta’ dove Giuliani ha regnato davvero, a pochi metri da dove si stanno preparando le celebrazioni dell’11 settembre mentre tante persone chiedono truth now ogni minuto proprio li’ nel buco delle torri, qui dove davvero la gente pensa che Bin Laden sia una minaccia non virtuale, da una settimana sotto alle finestre del mio ufficio non sta succedendo niente di niente di niente e vado da sola a comprare il giornale e persino al mercato? puo’ sempre migliorare e’ vero. un saluto da manhattan.

    da silviapalombi   - lunedì, 10 settembre 2007 alle 18:21

  4. Che poi diciamocelo è uno scandalo! Quelle povere api non devono avere una degna sepoltura? Ora telefono a benedettoXVI e glielo dico, altrochè.
    (intanto a Roma blitz contro quelli che vendono gli ombrelli..mentre pioveva…ma sti sceriffi ce l’avessero con noi? due servizi utili che ci sono e ce li cassano?)
    Ma vuoi mettere con tutti questi armati di ombrelli?? Se poi ci dirottano la Metro A a suon di ombrellate?

    da ladytux   - martedì, 11 settembre 2007 alle 01:51

  5. Ehi ehi, non ricordi che QUELLA gente va in giro per il metrò con gli ombrelli inastati come baionette in cerca di vittime sacrificali? Probabilmente la punta dei loro ombrelli è intinta nel curaro. BOICOTTAGGIO. Piuttosto bagnati!

    da abesibé   - martedì, 11 settembre 2007 alle 10:14

  6. Bravo, Alessandro. Questo articolo e il piu buffo che ho letto da tanti anni! E strano, come il buffo e l’arme il piu potente che esiste, et tu ne sei un maestro. Era tempo che qualcuno metti in evidenza l’assurdita della politica di oggi, et tu l’ai fatto in poche parole. Encora bravo.

    da Shayne Nelson   - martedì, 11 settembre 2007 alle 10:56

  7. Caro Robecchi,
    questo articolo ci ha fatto piangere. Dalle risate.

    Pianti autentici generano invece certe campagne mediatiche amplificate dal copia e incolla imperversante e favorite dal fatto che pochi si informano di quale sia l’andamento numerico di certi crimini negli anni a fronte dell’allarme crescente.

    da Mauro   - martedì, 11 settembre 2007 alle 14:20

  8. Complimenti per l’ultimo articolo pubblicato da il Manifesto. Ovviamente, come molti avranno notato, quello di Robecchi fa da contraltare allo stillicidio di decenza che campeggiava sulla colonna destra del medesimo giornale “comunista”. Quando ho letto quell’editoriale talmente aleatorio, qualunquista ed attento a non urtare troppo i palati fini del centro neoliberista della loro coalizione, ho pensato di aver sbagliato all’edicola comprando “Repubblica” o “L’Unità”; ma era tutto vero, il giornale che avevo comperato era il “comunista” Manifesto. A farmi rientrare in contatto, se non altro virtuale, con le motivazioni per cui avevo acquistato il giornale, ci ha pensato l’articolo di Robecchi. Vorrei mandare un messaggio a tutti quanti frequrentano il blog, dicendo che se si vuole effettivamente cambiare in un’Italia che sta ormai sempre più scivolando nel baratro dell’ingiustizia sociale, avallata quest’ultima dall’assoluto asservimento della cosiddetta “sinistra radicale” alle logiche antioperaie ed antipopolari (le ultime vicende sui lavavetri lo dimostrano) di questo governo imperialista, sfruttatore,(in politica estere, vedi Libano, Afghanistan etc)truffaldino, reazionario, repressivo, clerico-fascista in politica interna (scippo Tfr, aumento età pensionabile, repressione Serre, criminalizzazione Vicenza, Family Day, Finanziaria “lacrime e sangue”, miliardi di euro regalati alle imprese, infami politiche contro gli immigrati e gli ultimi, i reietti della società, come i lavavetri, etc.) Dimenticherò sicuramente una delle tante malefatte di questo ennesimo quanto collaudato governo dei padroni e dei poteri forti. Diconseguenza ribadisco che per cambiare le cose bisogna necessariamente porsi al di fuori delle sopradette logiche, tralasciando qualsivoglia tentativo, che la storia ci insegna essere improponibile, di coesistenza tra padroni e sfruttati. Bisogna fare una scelta di campo: o si sta con i padroni ed i suoi governi oppure si sta nelle piazze con gli operai e gli sfruttati. Non esiste alcuna via di mezzo, nonostante gli interessati commenti degli intellettualoidi contigui a questi interessi come Polo, Sansonetti e Sullo. Un saluto.

    da Claudio Mastrogiulio   - martedì, 11 settembre 2007 alle 14:28

  9. come dicevo altrove, è in questi momenti che l’Ipod torna particolarmente utile

    da Dust   - martedì, 11 settembre 2007 alle 15:15

  10. Grazie a Dust mi soffermo a osservare le persone con iPod per strada sul pullman, in fila , dovunque. Il loro aspetto è indecifrabile ed emanano un flusso catalitico negativo. Ma ritorno all’articolo di Robecchi che metterei nella categoria della retorica figurata con iperboli, paradosssi e ossimori, più che nella stanza dello psicanalista.Bravo!

    da isabella guarini   - martedì, 11 settembre 2007 alle 20:29

  11. Grande Robek, come sempre…

    da Matt   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 10:16

  12. Ritengo che non sia con il tono volutamente esagerato di questo articolo, sebbene chiaramente perseguito e frutto di una scelta nella modalità di espressione di una opinione, che si possa suscitare nel lettore una riflessione sufficientemente equilibrata. Non è scrivendo “il 99.99 % degli Italiani” che si fa informazione. Andrebbe piuttosto indicato il numero di cittadini che non hanno mai subito le conseguenze di reati e il numero totale dei cittadini. Ma, soprattutto, andrebbero fornite le cifre dei cittadini che le hanno subite.
    Nessuno chiede di “liberalizzare la tortura dei finti
    invalidi che fanno gli accattoni” ed eseguire azioni simili. L’idea che personalmente traggo dall’articolo è che lei ritenga il problema della sicurezza un problema poco diffuso e probabilmente anche marginale. Non è così.

    da Fabrizio   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 10:45

  13. Per la precisione. E per accontentare i maestrini che spiegano come “si fa informazione”. Andarsi a vedere please i dati del Viminale (ministero dell’interno) del luglio 2007. Constatare che rispetto al ’91 gli omicidi cono quasi un terzo. Rapine, scippi, furti in appartamento e furti d’auto sono molto diminuiti. Nessuno nega che ci sia la delinquenza, la domanda è un’altra: come diavolo è che ci sono meno delitti di 15 anni fa e invece c’è più “paura”? Come mai 15 anni fa i tg non sembravano CSI e oggi sì? A chi serve una società impaurita?

    da Alessandro Robecchi   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 11:11

  14. Gentile Robecchi, se lo dicono le statistiche, significa che i delitti e reati sono realmente diminuiti. Per esperienza personale devo dire di aver subito in tutta la mia vita un furto nell’abitazione, uno scippo di collana, un furto di portafogli, poi recuperato, un furto di gomma dell’auto. L’ultimo risale a più di dieci anni fa, ma da circa un quinquennio si vanno diffondendo le tante molestie da parte di gruppi, quelli della notte, che impazzzano per le strade e piazze con lanci di bottiglie e lattine, corse di motociclette rumorose nel cuore della notte, stero ad alto volume. Insomma molestie della quiete, con diffusione di risse che spesso finiscono in accoltellamenti. Inoltre aumentano i danni nei confronti delle scuole dove dilaga il bullismo e la violenza Voglio dire che è notevolmente aumentato il livello d’illegalità non denunciata e quindi non registrata dalle statistiche. Inoltre, i delitti sono divenuti più efferati, anche se minori di numero, vedi la recente uccisione dei due custodi nel treviggiano. La paura deriva dalla consapevolezza di trovarsi immersi nel pericolo, in ogni direzione, senza potersi difendere. Da noi si dice che tanti niente uccisero l’asino.

    da isabella guarini   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 13:31

  15. Chi sarebbero i maestrini che spiegano come si fa informazione?

    Ora, è chiaro che nell’articolo originale non vi sarebbe certo stato spazio per pubblicare le cifre relative ai reati suddivise per tipologia e anno, in modo da determinarne l’andamento. Ritenendo che il suo commento (n.13) si riferisca al mio (n. 12), vorrei segnalare come io abbia infatti suggerito di riportare 2 o 3 sole cifre, al massimo. Ma nella sua risposta (sempre che a me si riferisse), lei parla di 1991, 1/3, “molto diminuiti”. Se non si riportano le cifre e le condizioni in cui sono state rilevate (ad esempio, anche solo l’anno), l’analisi non ha rilevante valore oggettivo.
    Inoltre, sentendomi chiamato in causa, riporto alcuni estratti del “La sintesi del Rapporto sulla criminalità in Italia” del 2006, presente sul sito del Ministero degli Interni.
    Non ho certo tempo di andare a vedere anche le statistiche del 2007, che avranno aggiunto dati, ma non direi corretto il rapporto dell’anno precedente.
    Non mi sembra proprio che i furti in genere e le rapine siano diminuiti, come lei afferma.
    Non sta a me riportare le cifre; se lo facessi, dovrei riportare esattamente anche il metodo di rilevazione, il contesto, le avvertenze che sono presenti nel documento citato. Sempre nell’ottica secondo cui in questa sedi si vuole fornire una idea di informazione (ma un’idea reale), e non un grafico con i punti sperimentali, riporto invece del testo che mi sembra autoesplicativo e non mi pare abbia bisogno di precisazioni dettagliate.

    “Per i furti il tasso comincia a crescere nuovamente a partire dalla metà degli anni 90 e, attraverso una serie di oscillazioni, si è riavvicinato oggi ai livelli elevati del 1991. Quella che tra ’99 e 2000 poteva sembrare una nuova fase di discesa si è rivelata un fenomeno temporaneo.
    Per le rapine la tendenza al rialzo a partire dalla metà degli anni 90 è stata più marcata e ha portato in breve tempo a raggiungere e sfondare il tetto raggiunto nei primi anni novanta. Oggi il tasso di rapine è una volta e mezza quello del 1991, due volte e mezzo quello del 1984, 18 volte quello del 1970.”

    da Fabrizio   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 13:31

  16. Stavo giusto per citare anch’io il “Rapporto sulla criminalità in Italia” (quella citata da Fabrizio è comunque l’edizione più recente), che appunto rileva sì una riduzione nel numero degli omicidi, ma anche
    – un trend decisamente crescente dagli anni ’90 dei cosiddetti reati predatori, come sottolinea anche Fabrizio
    – una % dei crimini commessa da stranieri (reg.+irreg.) molto superiore all’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione. La delittuosità fra i regolari è invece simile a quella degli italiani. Qualche % degli stranieri sul totale arrestati (2006): Omicidio: 32%, Violenze sessuali: 39%, Furti (a seconda della tipologia): dal 29% al 68%. In termini statistici, insomma, se incontro un rumeno, albanese o marocchino la probabilità che mi imbatta in un delinquente è piuttosto alta.
    I numeri sono questi: poco tranquillizzanti. Naturalmente
    a) necessitano di un’analisi più approfondita e di “distinguo”
    b) non se ne desume automaticamente la necessità di una politica repressiva sbilanciata nei confronti degli immigrati: i dati non ci parlano delle cause e meno che mai delle soluzioni. L’unica sensazione – abbastanza ovvia – è che qualsiasi politica della sicurezza di scala nazionale deve ragionare sui tempi lunghi.
    E’ vero, i media ci mettono del loro per far montare la paranoia collettiva, e cominciare dai lavavetri suona grottesco. Però sostenere che il problema è solo di “percezione” mi pare ormai sotto il livello intellettuale e politico di “presa sul reale” che mi aspetto da una sinistra in grado di governare e non soltanto di rimpiangere il passato o di servire sempre lo stesso insipido brodino ideologico (con conseguente mio scatto verso l’Ipod. Che poi non ho neanche l’Ipod ma un ottimo e meno costoso Creative, ma Ipod viene meglio) – e qui non mi riferisco a Robecchi, beninteso

    da Dust   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 14:49

  17. Quanti delitti in Sicilia o in Campania? E quanti furti, stupri, quante truffe? Allora se incontro un siciliano o un campano é alta la probabilitá che sia un delinquente? Ho incontrato tanti “extra-comunitari”: non mi é mai successo niente. Fortuna o che?

    da Massimo   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 16:01

  18. Massimo, giustamente fai notare come partendo da un (cattivo) uso delle statistiche si arrivi a conclusioni sbagliate. Per tirare le conclusioni che tu paventi bisognerebbe dimostrare che i cittadini di quelle due regioni hanno un tasso di delittuosità particolarmente alto a livello nazionale e magari distribuito in modo largamente omogeneo sul territorio. Invece, se nelle due regioni (per ipotesi) rileviamo una maggiore “delittuosità” che nella media italiana potremo solo dire che lì la vita è più pericolosa, il che – almeno per alcune città – non mi pare francamente azzardatissimo.
    Staremmo comunque sempre parlando di (rozze) probabilità statistiche, concettualmente diverse da “esperienze personali ripetute”, e che spesso non sono in grado di guidare sensatamente la nostra condotta quotidiana. In questo caso, direi, fortunatamente: se uno – “ragionando probabilisticamente” – impugnasse una pistola ogni volta che vede un rumeno staremmo freschi. Spostandoci su un livello meno “aggressivo”, però, è lo stesso tipo di valutazione che spinge a prestare particolare attenzione al portafoglio in presenza di zingare ma non in presenza di suore.
    A livello personale, il problema credo che non stia nell’accettare i dati di fatto, ma nella capacità di “governare” il rapporto con l’altro, nell’interesse che provo nei suoi confronti al di là di questa visione unilaterale e schematica. In sostanza, oltre al “gioco” relativo al portafoglio, sono proprio sicuro che non mi interessi provare altri “giochi” ? Mi viene in mente un brano di Pasolini (in “Lettere luterane”): “Io con un Napoletano posso semplicemente dire quel che so, perché ho, per il suo sapere, un’idea piena di rispetto quasi mitico, e comunque pieno di allegria e di naturale affetto. Considero anche l’imbroglio uno scambio di sapere. Un giorno mi sono accorto che un Napoletano, durante un’effusione di affetto, mi stava sfilando il portafoglio: gliel’ho fatto notare, e il nostro affetto è cresciuto”. Be’, questa è una via – quasi da Idiota dostoevskiano – per affrontare la faccenda.

    da Dust   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 17:47

  19. Scusate, ma di quali Napoletani state parlando, perché non mi riconosco nella descrizione che fate, essendo napoletana di madre napoletana e residente a Napoli. Mi sembra che si tratti dei soliti luoghi comuni confezionati da scrittori e registi cinematografici. Napoli è una città che rende scenograficamente e teatralmente, ma la realtà è sconosciuta. Purtroppo non si riesce a scardinare lo stereotipo del borseggiatore che ti ruba il portafogli, mentre ti accarezza, con il quale, se te ne accorgi finisci col diventare amico. Dicebat quod cupiebat.

    da isabella guarini   - mercoledì, 12 settembre 2007 alle 21:09

  20. Robecchi.
    Non la conoscevo finchè non ho letto il pezzo su Corona su GQ.
    Poi il sito.
    Devo farle i miei complimenti (quasi) totali.
    Il quasi è per Manu Chao. Ma non si può essere perfetti.
    Intanto la linko e spero che la sua visione sarcastica ma precisa del mondo si diffonda come la peste nel ‘500.
    Ossequi.

    da majortom   - venerdì, 14 settembre 2007 alle 09:59

  21. sperando di poterci scherzare a lungo,io rimango della mia idea.La Merini quando ha recentemente dichiarato all’amico “sono alla canna del gas”(frase per cui i vigili del fuoco in seguito alla denuncia dell’amico le hanno staccato i contatori che approvvigionavano di metano la sua abitazione)stava parlando di noi italiani.E Dominici con questo capolavoro potrà un giorno fruire dei benefici della legge Bacchelli

    da diamonds   - venerdì, 14 settembre 2007 alle 15:23

  22. Tolleranza zero non è un sistema che si può attuare a caso. Occorre un metodo preparatorio. Statischiche fatte di percentuali anziché di numeri portano a non capire esattamente la dimensione del problema. L’intolleranza a prescindere sulla microcriminalità è come mettere la spazzatura sotto il tappeto. Prima o poi ne escono delle bestiacce. Il rimedio più serio per riuscire a ridimensionare il problema, inopportunamente sempre più amplificato dai media, è dare vita ad una ferrea lotta contro le cause del crimine. Nel caso degli immigrati e dei meno abbienti la causa principale è la disperazione della miseria. Le grida di dolore che ne provengono non possono coprirsi nemmeno con il rock più sfrenato emesso da un i-Pod (o Creative) che sia.

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 17 settembre 2007 alle 12:33

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