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sab
28
lug 07

Io e Internet – Un virus tira l’altro

Sono passati venticinque anni, che di fronte all’eternità sono un battito di ciglia, ma di fronte a un computer sono un’era geologica. Un quarto di secolo fa nasceva il primo virus informatico. Lo inventò uno studente di un liceo di Pittsburgh, e si chiamava Elk Cloner (il virus, non lo studente). E’ un anniversario come un altro, ma forse non proprio come un altro. Già, perché forse quello studente che nel 1982 lanciò il primo virus non sapeva che avrebbe dato il via a una delle più floride industrie del pianeta, quella della sicurezza dei computer. Ogni giorno si inventano nuovi virus, il che significa che ogni giorno si inventano nuovi antivirus, ed è questo il motivo per cui il vostro Firewall ogni tanto si deve aggiornare. Cioè: fa un censimento dei veleni inventati dai cattivi e vi spara nel disco fisso l’antidoto acquistato dai buoni, generando un giro d’affari di alcuni miliardi di dollari. Questo naturalmente non vi sembrerà una buona cosa quando, almeno una volta all’anno, dovete sganciare dei soldi per proteggervi. Eppure, che ci siano i virus e che ci siano gli antivirus è una cosa che fa benissimo al Pil mondiale, esattamente come il fatto che brucino i boschi e che arrivino i pompieri a spegnerli. Vi sembra cinico? E infatti lo è: non è forse cinica l’adorazione del Pil, unica vera religione planetaria? Sta di fatto che quel vecchio virus del 1982, visto oggi, sembra il tipo di Cro-Magnon, molto meno evoluto e molto più scemo dei tipi che ci sono in giro oggi. Insomma, proprio come noi, i virus hanno fatto le loro tappe, sono cresciuti, si sono evoluti, e magari sono pure più furbi di noi. Già, magari mica sono così scemi da conteggiare nella crescita economica anche le sfighe, gli incidenti e le sventure.

11 commenti »

11 Commenti a “Io e Internet – Un virus tira l’altro”

  1. Il virus informatico inventato da uno studente liceale la dice lunga su come i giovani possano essere dannosi alla società. Ora, che dobbiamo fare se c’è stato un mostro che, invece di studiare qualcosa per il bene, si è messo a fare qualcosa per il male, alimentando il business mondiale della sicurezza informatica? Forse voleva far vedere quanto era bravo?. Allora andava bacchettato per il suo narcisismo.

    da isabella   - lunedì, 30 luglio 2007 alle 13:24

  2. Ma non scherziamo! scoprire le debolezze di un qualunque sistema elettronico o informatico che sia e’ un segno della volonta’ di conoscere e capire. Guidereste una macchina il cui produttore non ha fatto alcun tipo di crash test? No, e allora perche’ raccontare sempre queste favolette sui virus informatici? tra l’altro esistono debolezze specifiche per i singoli prodotti… e sono cosi’ note soprattutto perche’ al mondo c’e’ UN sistema operativo che ha quasi il monopolio del computer, e questo e’ terribilmente debole e scritto cosi’ male, che quando esce una versione non solo aggiunge nuove debolezze, ma spesso si porta dietro anche buona parte di quelle delle versioni precedenti.

    Viva la voglia di scoprire come funziona, viva la circolazione del sapere! :)

    da christian   - lunedì, 30 luglio 2007 alle 17:05

  3. Ogni volta che si scopre una debolezza si determina un trust d’affari. La logica direbbe che vale la pena di starsene buonini, e non rompere.

    da isabella   - lunedì, 30 luglio 2007 alle 18:19

  4. no, a me ‘sta storia della volontà di capire non mi frega. E’ come spiegare a uno quanto sono pericolose le armi da fuoco sparandogli addosso. Ci sono metodi assai meno rompiballe per segnalare i difetti di un programma, di un linguaggio o di un sistema operativo che infettare i PC degli utilizzatori.
    Il tutto ricorda (in versione “virtuale”) quei vecchi film dell’orrore in cui – dopo aver saccheggiato il cimitero – lo scienziato pazzo di turno in vena di esperimenti comincia a produrre cadaveri freschi in proprio. Per “volontà di conoscere”, ovviamente

    da Dust   - lunedì, 30 luglio 2007 alle 19:25

  5. E a che pro? per far si’ che su quell’affare ci guadagni qualcun altro in modo ben piu’ losco? le debolezze vengono fuori comunque, presto o tardi. E queste debolezze mettono a rischio la privacy e la sicurezza di chi usa la tecnologia. Un po’ come se nessuno dicesse niente quando ci sono prodotti che fanno male o che sono fortemente pericolosi/tossici/o quel che e’. La sicurezza basata sulla segretezza non funziona.

    da christian   - lunedì, 30 luglio 2007 alle 19:37

  6. quindi il ragionamento è questo: per non farci guadagnare sopra qualcun altro (anche se poi alla fine so già che qualcuno ci guadagnerà) procuro dei danni a tutti quelli che sono così pirla da utilizzare il prodotto difettoso. Come esempio di difesa del consumatore (perché è di questo che stiamo parlando, mica di massimi sistemi) mi pare ecceda un po’ sul versante – come dire – “educativo”. Dove poi in realtà chi viene “educato” è solo chi il software lo gestisce e lo impone. Colpirne 100 per educarne 1.
    Nel frattempo c’è chi invece i bugs li scopre e li documenta a beneficio della collettività – fregandosene assai se qualcun altro ci guadagnerà sopra o meno – o, meglio ancora, produce software migliore.
    La diffusione di virus – per quanto possa apprezzare l’ebbrezza intellettuale che deve produrre nell’autore – è l’esatto opposto di una buona pratica collaborativa: è segreta, solitaria, distruttiva. Nel migliore dei casi è puro onanismo da piccolo chimico, nel peggiore mette in pratica misere teorie da anima bella. E le anime belle, per quanto mi riguarda, vanno fucilate per prime.

    da Dust   - martedì, 31 luglio 2007 alle 10:29

  7. Il discorso e’ ben diverso. Un conto e’ divertirsi per sfruttare le debolezze e fare il cretino alla faccia degli altri, e un altro e’ lo studio della sicurezza e dell’insicurezza di tutti i sistemi che sono basati sul software. Tu usi un sistema sul quale basi lavoro, amicizie, attivita’ sociale, culturale, politica, fatti tuoi in generale, non importa cosa. Preferisci che qualcuno ti spieghi chiaramente che stai usando un sistema a rischio per questo o quel motivo, in modo che tu possa liberamente decidere il modo in cui usarlo e magari prendere provvedimenti, o preferisci invece scoprire che stai usando un sistema che permette ai tuoi nemici, concorrenti, avversari o allo stupido di turno di impossessarsi dei tuoi dati o di usare il tuo computer per i suoi secondi fini?

    La domanda, anche se spiegata con tante parole, e’ molto semplice. Preferisci correre un rischio non trascurabile senza saperlo o preferisci che qualcuno si occupi di studiare quanto sono sicuri i sistemi che usiamo?

    da christian   - martedì, 31 luglio 2007 alle 13:18

  8. Il modo per uscire da questo circolo vizioso c’è, è libero, è gratuito, è GNU/Linux :)

    da chris   - martedì, 31 luglio 2007 alle 16:15

  9. a questo punto mi sembra che ci sia un misunderstanding di fondo: chi diffonde un virus è esattamente il cretino di cui parli, chi si occupa di studiare e criticare apertamente i sistemi che uso è esattamente il tipo di hacker (in senso “tecnico”, senza connotazioni negative) che apprezzo anch’io, soprattutto perché la cosa me la spiega e non me la fa sperimentare sabotandomi. Non capisco allora l’incipit del commento #2, ma tendenzialmente la finirei qui

    da Dust   - martedì, 31 luglio 2007 alle 16:43

  10. Forse il caldo ci aveva confuso le idee. Quello che non riuscivo a concepire era proprio la presunta inutilita’ della voglia di capire e di studiare. :)

    chris: la risposta la conosco da tempo, grazie 😉

    da christian   - martedì, 31 luglio 2007 alle 19:13

  11. non riesco a mandare i virus alle persone

    da andrea   - venerdì, 5 settembre 2008 alle 19:39

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