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mar
24
apr 07

Verba Volant – Doppio

DOPPIO
Doppio. Moltiplicato per due, due volte la stessa cosa, grande o lungo, o pesante due volte tanto. Doppio, insomma, lo capiscono tutti, pure dopo un whisky doppio. Doppio ha certamente a che vedere con la ripetizione, ma anche con le cose che vanno a due a due e naturalmente con tutto quello che è la sua copia, il suo doppio. La macchina in doppia fila e il doppio mento, il doppiofondo nelle valige e i doppi servizi negli appartamenti, eccetera eccetera. Le cose si complicano quando c’è il doppio gioco, e addirittura quando c’è una doppia vita. Il concetto di doppio qui si complica un po’, il doppio non è una cosa uguale: nessuno, dovendosi fare una doppia vita, se la fa uguale alla prima. Lascia o raddoppia, un classico italiano. E poi tutte le parole con cui si gioca quando si gioca in due, il doppio misto, il doppio a tennis, il doppio salto mortale, e il gergo nautico, che doppia la boa, o il capo, insomma lo doppia, lo sorpassa. Doppio è anche fatto due volte, un doppio errore, per esempio, ma anche la doppia mandata quando si chiude a chiave. Ma non si dimentichi che alla fine, doppio significa quantità, ed è la più semplice delle moltiplicazioni, per due. Da qui tutti i giochetti che nascono quando la lingua incontra la matematica. Come diceva Robert Musil, Berna è grande il doppio del cimitero di Berlino. Ma divertente la metà. Spiritoso. Doppiamente spiritoso.

DOPPIEZZA
Doppiezza. Falsità, ipocrisia, ambiguità. La doppiezza è il vizio, la pessima abitudine, di esser doppi. La dove il doppio è chiaramente un falso. Si finge amico e non lo è, si finge buono e non lo è, sostiene una cosa e ne fa un’altra. E’ doppio, insomma. La doppiezza deve per forza confinare con la malafede, cioè non si è doppi per caso, bisogna volerlo. E l’individuo doppio sta dunque recitando, almeno in una delle due parti, spesso in tutte e due. Così, avere una doppia morale è particolarmente grave, si predica una cosa e si fa il contrario, vizio anche politico, e a volte persino arte diplomatica, ma sostanzialmente una cosa eticamente condannabile, anche se è un vizio piuttosto diffuso. Per questo ipocrisia è forse la miglior traduzione di doppiezza, il sinonimo che più si avvicina. Predicare bene e razzolare male, vecchio adagio popolare, che smaschera la doppiezza, cioè due morali, una pubblica e una privata, che fanno a pugni.

IL SUO DOPPIO
Fin qui, tutto troppo facile. Perché il concetto di doppio, invece è complicatissimo. Filosofia, psicanalisi, e persino religioni, non c’è dubbio che il doppio ha il suo fascino. E, naturalmente, letteratura. Già Plauto usa il doppio per creare situazioni comiche e grotteschi quiproquò. Dottor Jackill e Mister Hyde sono una persona sola, ovvio, ma doppia, per non dire del ritratto di Dorian Grey, che invecchia al posto del padrone, o del Vagabondo delle stelle di Jack London, che riesce a evadere con lo spirito anche se sta in galera con il corpo. Ma ci si può mettere anche il Calvino del visconte dimezzato, e quel povere dostojevskiano studente Raskolnikov che per centinaia di pagine dolorose combatte con il suo doppio. Che è lui, ma non è lui. Doppio, insomma. Poveretto.

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