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mar
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apr 07

Domani è un altro porno

Sul nostro confortevole pianetino ci facciamo ogni anno pippe per cinquanta miliardi di dollari. A tanto ammonta il mercato della pornografia (e dintorni) a livello mondiale secondo una recentissima ricerca di Vacature, rivista belga. Non è poca cosa, specie se si considera l’ampia e veloce crescita del mercato a luci rosse: meno di dieci anni fa la Forrester Corporation di Cambridge (Massachussetts) parlava di 14 miliardi di dollari e dunque saremmo praticamente a un giro d’affari triplicato in otto anni. Niente male per un comparto economico che si basa su cose molto semplici: un po’ di privacy e qualche minuto in compagnia del vostro Migliore Amico. Come diceva Woody Allen, la masturbazione è fare sesso con una persona che si stima molto.

Quanto a moralismo e scandalo, voliamo bassi. Non si parla qui di utenti minorenni, di pedofilia e siti illegali (dai quali comunque l’industria del porno pare tenersi decisamente alla larga), né di violenza. Per restare all’economia, basti sapere che il settore soffre (e allo stesso tempo gode) di una velocissima innovazione tecnologica che periodicamente lo mette in crisi e lo rilancia.  In ogni caso, i tre maggiori gruppi mondiali (Vivid, americana, Beate Uhse, tedesca, e Private Media Group, spagnola) sono felicemente quotati in Borsa. Per ogni dollaro speso per vedere un film “normale”, gli americani spendono 90 centesimi per un filmino porno. E c’è di più. 
Il porno dirà la sua sul lancio e sull’affermazione di nuovi supporti, cioè deciderà le tecnologie della nostra vita quotidiana.
La battaglia in corso, si sa, riguarda il dvd ad alta definizione e i due nuovi standard che si fanno la guerra, il Blue Ray di Sony e l’HD Toshiba. Sony ha dalla sua Apple, parte di Hollywood e soprattutto il colosso Disney. A parteggiare per Toshiba sono Microsoft, Intel e altri. Insomma, un campo di battaglia piuttosto affollato. Ma è bastato che un portavoce della Vivid Entertainment si sbilanciasse in favore dell’HD per terremotate il settore. Probabile che qualcuno in casa Sony abbia sudato freddo ricordando come il Vhs, a suo tempo, strangolò nella culla il Betamax. E anche allora con l’apporto fondamentale dell’industria del porno.

Qualcuno ha notato, spiritoso, che sarà dura per attori e attrici dell’hard mostrare le chiappe allegramente con l’alta definizione che evidenzia ogni brufolo. Notazione divertente, ma falsa: se c’è una cosa di cui il porno oggi si disinteressa assolutamente è l’hi-fi. E anzi il trend vincente, è l’opposto: un ruspantissimo, scombinato, artigianale low-fi. Questo sì che è divertente: come tutte le subculture più importanti, anche le pippe, prima o poi, incontrano il punk.

Non esistono più i giornali pornografici (signora mia, dove andremo a finire?). O, meglio, sono mosche bianche i periodici con scene di accoppiamenti, modelle, modelli, foto posate e luci soft. Però impazzano i giornali di annunci. Alcuni veri e propri cataloghi di prostituzione, altri valvola di sfogo per un esibizionismo un po’ provinciale e pecoreccio, ma evidentemente (dato il vero e proprio boom) gradito ai clienti. Al posto della pornostar compare la massaia, con marito, con altri, svestita in modo improbabile, immersa sovente in tinelli e camere da letto normalissime. E’ un porno a costo zero che induce a divertenti divagazioni mediatiche. Coppia elegante e raffinata, dice l’annuncio, mentre la foto mostra lui con un sedano nel culo. Spiazzante, no? Gli interni denunciano gusti piccolo-borghesi, le luci sono sempre categoricamente sbagliate. Ecco il low-fi che avanza. E se avanza qui, sulla carta, cioè un rimasuglio appena del mercato del porno, potete immaginarvi la rete.

Il calcolo è ovviamente indicativo, ma varie fonti concordano nel valutare che ogni giorno gli utenti aprano 372 milioni di pagine pornografiche, provenienti da quasi quattro milioni e mezzo di siti. Il computer sta diventando insomma il nostro Secondo Miglior Amico per certi passatempi privati. 11 milioni di inglesi hanno frequentato l’anno scorso almeno un sito porno, in Italia abbiamo circa trenta milioni di computer connessi alla rete, con India e Cina che crescono a manetta si va verso un mercato praticamente planetario, senza confini. Qui l’offerta è semplicemente infinita: c’è ogni cosa, ogni pratica, ogni gusto, fino al grottesco di categorie tracciate con precisione millimetrica. Sarà anche il regno della fantasia, d’accordo, ma ognuno può raggiungere esattamente, perfettamente e senza timore di dubbi, le immagini della fantasia che preferisce. Il solo sito di free sex 89.com (uno dei più generalisti tra i gratuiti) offre ben 125 categorie per foto e filmati, dai classici di sempre (hardcore, blowjob, ecc. ecc.) fino a rasentare il fetish (bukkake, pregnant, strap-on), fino ai gusti davvero particolari e bizzarri (fat, flexible, vegetables, midget…). E anche qui si osserva facilmente l’onda montante del low-fi, il fatto in casa, il genere “amateur” che fa il grande balzo, forte del fatto che la tecnologia per filmare la mogliettina ce l’hanno tutti, è facile, costa poco. PornoTube ha avuto un successo impensabile, i vari adult-blog dispersi per la rete (centinaia e centinaia) non fanno che mettere on line il materiale hard inviato dai lettori, l’home-made trionfa e cresce ben più velocemente del porno tradizionale con modelle, modelli e attori. Il grugnito orgasmico del ragioniere del terzo piano mentre si fa frustare, anche se ha le luci sbagliate e le inquadrature che ballano, pare più eccitante dei corpi scolpiti dal body-building e allenati all’anal estremo.
In ogni caso e sotto ogni aspetto una cosa è sicura: è il trionfo porno della massaia, la vendetta della cellulite e delle smagliature. E non è un caso che la categoria in ascesa, tra quelle non amatoriali, sia “milf” (Mother I’d Like to Fuck), oppure “mature”, cioè porno con protagoniste non giovani, non filiformi e non fotogeniche. Una svolta del mercato che riproduce una svolta culturale: si sogna il possibile, quindi non il numero da circo con l’inarrivabile pornostar, ma l’avventura sporcacciona con la vicina di casa o la moglie del capufficio. Insomma, sogniamo bassi. O sogniamo più “reale”.

Ma non è tutto rose e fiori, e l’industria del porno on-line soffre di qualche problema strategico. Secondo dati dell’Adult Entertainment Expo di Los Angeles l’incremento del porno-on-demand (film comprati in rete) nel prossimo decennio sarà del 6,4 per cento l’anno. Cifra da capogiro, ma inferiore alla crescita prevista per il mercato on line di film non porno, che sarà esattamente il doppio, 12,9 per cento. Forte crescita, insomma, ma non un traino. Il problema, pare paradossale, sta in un debito di cultura elettronica. Come i paesi del Terzo Mondo che inseguono a fatica lo sviluppo informatico, anche il cliente del porno soffre di un digital divide. Fermo restando che il consumo di pornografia attraversa tutte le fasce d’età, pare che l’utente più fedele sia del tipo “uomo non più giovane” (lo dicono molte ricerche e anche quella dell’Eurispes che data un paio di anni fa). Da qui la scarsa predisposizione allo strumento computer, ai suoi trucchi, all’abilità nel download e nel p2p. Insomma, dannazione, se il mercato perde qualche colpo è perché il suo cliente preferito ancora non padroneggia perfettamente lo strumento d’acquisto. E questo è il motivo per cui il dvd non se la passa bene, ma non è ancora morto.
Ma c’è dell’altro, e riguarda le modalità del consumo. Spezzettato in filmati di pochi minuti, catalogato verticalmente con categorie precisissime, il porno ha per definizione una fruizione veloce e repentina, un mordi e fuggi. La promozione consiste nel regalare qualche immagine per invogliare a comprare il resto. Ma il resto, o vari brandelli di tutto, si trovano gratis, sempre “per prova”, ovunque. Questo spiega perché tra la percentuale di chi acquista porno è piccolissima, quasi infinitesimale, rispetto a chi fruisce solo dei promo, dei trailers o degli articoli civetta. Se ogni dieci metri ti regalassero un po’ di detersivo per invogliarti a comprare il detersivo, forse non lo comprerebbe più nessuno. E’ un problemino. Sicuro che ci stanno ragionando.

1 commento »

Un Commento a “Domani è un altro porno”

  1. Purtroppo il fenomeno pornografia è l’anima trainante del settore internet, senza il quale forse la metà degli utenti non esisterebbe nemmeno.

    Certo è che se le stesse organizzazioni e provider non prendono provvedimenti, il problema difficilmente verrà mai arginato.

    da Anonimo   - mercoledì, 26 settembre 2007 alle 17:43

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