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ven
9
mar 07

Io e internet – Un cinese in coma

Se c’è una cosa che mi ha insegnato la rete è: dubitare. Dubito per istinto quando vedo una di quelle notizie da manuale, fatte apposta per finire sui giornali. Tipo: Cina, giovane muore per troppi videogames. Lo ha scritto il China Daily con gran strombazzamento. Poi vai a vedere, a leggere, e scopri che pesava 150 chili, non dormiva da settimane, beveva come una spugna e giocava al computer. Ma è quest’ultima cosa, ovvio, che l’ha ucciso. Strano come le notizie sull’emergenza dei computer-addicted (drogati del web) vengano quasi tutte dalla Cina. La gioventù comunista cinese è molto preoccupata (sempre il China Daily) per questa piaga sociale e sanitaria dei giovani cinesi che stanno ore e ore e ore in rete, fino a morirne. Ci sono cliniche per la rieducazione e la cura, come quella di Daxing, descritta in lungo e in largo dal Washington Post, dove si va dal sostegno psicologico alla somministrazione di farmaci. Ma in questa lotta alla triste piaga della dipendenza da internet non mancano interventi dall’alto, come razionamenti della rete o software che bloccano il gioco dopo qualche ora.
Ecco, qualche dubbio viene spontaneo. Come mai questa emergenza da dipendenza da web viene proprio da un paese che lo vuole limitare per motivi politici e di censura? Perché non si sente mai di uno svizzero, un danese, un ragazzino inuit che schiatta davanti al computer come un tossico? E’ bizzarro. Alla fine, pur candidi come gigli, si finisce per dubitare che quest’emergenza esista davvero e non sia, diciamo così, un nuovo barbatrucco della censura. Internet! Si diventa ciechi! O sordi? Non ricordo bene…

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