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ven
19
gen 07

Io e internet – I diritti dei robot

Il problema vi sembrerà peregrino e nel migliore dei casi non urgentissimo. Ma si sa com’è: la capacità di prevedere, prevenire e prepararsi per tempo è una caratteristica umana da sempre. E dunque eccoci: cosa stiamo facendo per i diritti civili dei robot? Il governo inglese ha commissionato alcuni studi ad alcuni istituti specializzati i quali hanno risposto unanimi che prima o poi il problema si porrà. Vale a dire che quando l’intelligenza artificiale sarà abbastanza sviluppata, noi umani avremo il problema dei diritti di queste intelligenze, che dovranno essere in qualche modo cittadini come gli altri. Oddio, detta così fa impressione, ma visto che cento anni fa contavamo ancora col pallottoliere, forse il momento non è lontano: quando si creeranno macchine intelligenti come chi le crea, avremo il problema dei diritti civili dei robot. Sanno tutti che la faccenda evoca fantasmi e timori, da Asimov a Blade Runner e che a nessuno piacerebbe farsi dare ordini da un computer. E’ anche vero che facciamo fatica a liberarci di vecchi luoghi comuni, ad esempio quando pensiamo a un robot come a un cilindro di latta con la caffettiera in testa e le mani a tenaglia. Insomma, la cosa può far sorridere, ma fino a un certo punto. E del resto non è nemmeno nuovissima. L’Aspcr esiste da quasi un decennio, è l’American Society for the Prevention of Cruelty on Robot e si batte perché, almeno, le intelligenze artificiali non vengano maltrattate. Il suo manifesto programmatico è del 1999 e comincia così: Robots are people too, cioè, anche i Robot sono gente. Lo so, adesso vi fate una risatina sardonica, ma ne riparleremo tra vent’anni.

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