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mar
3
ott 06

E’ l’EcoNOmy, bellezza

Andiamo, chi non può permettersi una tonnellata di rame al giorno d’oggi? Dopotutto costa appena 7.750 dollari, meno della più piccola delle utilitarie (con la differenza, però che una tonnellata di rame non consuma benzina, il problema, semmai, è il parcheggio). Sembra un discorso assurdo, ma con l’economia non è sempre così? Invece, da quando è partita la moda dei futures sulle materie prime, la questione si fa interessante e il rame ci dà l’occasione di verificare una cinica ma funzionale regola della finanza: più i lavoratori sono scontenti e stanno male, più l’accorto investitore può farci dei soldi. Non prendetevela con me, si chiama capitalismo e io non ero ancora nato quando l’hanno inventato. Se la vostra tonnellata di rame la compravate in gennaio, per esempio, la pagavate la metà, un bell’affare (raddoppio del valore in otto mesi). Ma cosa ne ha fatto impennare il valore in modo così deciso? Semplice: i minatori cileni, che da mesi vogliono un nuovo contratto di lavoro, che sono scesi massicciamente in sciopero e hanno chiuso a doppia mandata i cancelli dell’Escondida, la più grande miniera di rame del mondo. Questo ha fatto la fortuna di chi ha investito in rame prima delle agitazioni. Bene! Epidemie e carestie presso i minatori cileni potrebbero rendere ancora più redditizio l’investimento. Speriamo!
La miniera Escondida ha ridotto la sua produzione di rame del 60 per cento, con perdite stimate di 15-20 milioni di dollari al giorno. Il valore spot del rame (a tonnellata) era di 7.755 dollari a fine agosto e soltanto di 4.537 a gennaio. (fonte: Finanzaonline)

 

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