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apr 06

E’ l’EcoNOmy, bellezza

Come tutti sanno, e come gli economisti non smettono mai di ricordarci, l’economia è un gioco abbastanza duro. Non è roba per signorine (direbbe Gattuso), né un pranzo di gala (direbbe Lenin). L’obiettivo primario di aumentare il Pil – che è l’unico sport mondiale praticato da tutta la popolazione del pianeta – non deve quindi cedere o arretrare di fronte a sentimentalismi e piccoli, antichi moralismi. Immaginate dunque il dispetto nel dover spendere un sacco di soldi per liberarsi di qualcosa che invece potremmo vendere con profitto. Proprio così: l’Italia si tiene in casa 235 tonnallate di scorie nucleari, e dovrà spendere qualcosa come 300  milioni di euro per mandarle a riprocessare in Francia o in Inghiletrra. Che spreco! E pensare che c’è sicuramente qualche stato-canaglia, o capo-guerriglia, o integralista-armato che pagherebbe oro per avere quel materiale e fabbricare qualche bomba “sporca”. Cinico? Lo ammetto: cinico, ma non più di tutte quelle pistole Beretta trovate in mano alla guerriglia irakena. 

1.032 barre irraggiate sono ancora stoccate in Italia, per un totale di 235 tonnnellate di scorrie radioattive. 47 tonnellate di combustibile nucleare sono state vendute alla tedesca Nukem (fonte: CorriereEconomia)

Difficile distinguere, nei consumi, l’impennata snobistica dal reale bisogno. Quindi non è facile interpretare la nuova fortuna del settore del “riscaldamento a biocombustibile legnoso”, che si scrive così, ma in italiano si legge “stufe e caminetti”. Circa 40.000 visitatori (record) hanno affollato la fiera del settore (a Verona) e gli imprenditori russi sono calati in massa. Ecco un indicatore economico di difficile lettura. Cosa vorrà dire? La minoritaria categoria dei neo-ricchi brama il caminetto? Oppure la maggioritaria categoria dei neo-poveri è costretta a farsi la stufa? Urgono altri indicatori. Un’indizio, però, c’è. Non risulta che nel centro delle grandi città aprano e prosperino venditori di legna da ardere, e ciò deporrebbe a favore dell’ipotesi numero uno, cioè il caminetto, la stufa in maiolica, sarebbero più status symbol per pochi che necessità per molti. Bene, questo li inserisce nel fecondissimo e arrembante mercato del lusso, anche perché una fascina di legna nel centro di Milano costa come gli asparagi fuori stagione. E questo, indubbiamente, è un toccasana per il Pil nazionale.

400 espositori da 22 paesi hanno partecipato a Progetto Fuoco, alla Fiera di Verona, confermando la forte espansione del settore (fonte: Progetto Fuoco)
 

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