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mar
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set 02

Smemoranda 2003 – Air-bag life

Chi non ha detto almeno una volta, basta, cambio vita! Forse il fidanzato di miss giugno! Ecco, lui è un’eccezione (date retta: mai quanto miss giugno!). Comunque, va da sé, tutti vorrebbero una vita nuova. Il problema è: il concessionario si riprenderà quella vecchia? Non ha gli air-bag, devo essere sincero. Per questo voglio cambiarla… Una vita senza air-bag è piuttosto difficoltosa, ma può essere addirittura letale sull’asfalto bagnato.
Naturalmente il mercato delle vite nuove è in forte espansione e i produttori spingono perché si risolva il problema delle vite vecchie, magari con qualche incentivo alla rottamazione. Qualcuno suggerisce di dare le nostre vite vecchie ai paesi poveri, esattamente come si fa con le scorie radioattive, i rifiuti chimici e le armi. Potrebbe essere una soluzione, ma non è politicamente corretta.
I più spensierati non si curano di questo problema delle vite obsolete e passano tutto il giorno a fantasticare come saranno le vite nuove. Certo avranno gli air-bag, e anche i freni a sensori ultrarapidi, e naturalmente lo speciale accendisigari che ti fa smettere di fumare, un aggeggio che diventa inutile due giorni dopo l’acquisto. Bisogna stare molto attenti nel permettersi una vita nuova. Ce n’è alcune – presentate al recente Salone delle Vite – che hanno anche il telefono cellulare tri-band con umts, un registratore di file mp3 e lo schermo piatto. E’ una cosa fantastica: puoi ordinare una pizza al telefono, vedere al rallentatore il fattorino che casca in Vespa mentre te la porta e protestare in tempo reale mandando una e-mail alla direzione. Vuoi mettere? E senza neanche un senso di colpa!
Le vite nuove verranno prodotte in paesi dove sarebbe un miraggio anche la nostra vita vecchia, ma questo non deve riguardarci. L’importante è che la vita nuova sia full-optional, con le portiere a riconoscimento vocale. Qui c’è qualcuno che avanza qualche dubbio: tra cinque o sei anni il controllo vocale sarà vecchio, superato. I soliti disfattisti. E dov’è il problema? Ci compreremo una vita più nuova ancora, con le portiere che si aprono al controllo della pupilla e l’interfaccia veloce a banda larga. E’ straordinario! Le potenzialità di quella nuovissima vita che verrà sono strabilianti: si potrà addirittura ordinare una pizza in Papuasia del Sud, che arriverà nel nostro forno per teletrasporto e liposuzione della mozzarella. Le impasteranno piccoli paupasi di sei anni per otto cents al giorno. Una bella paghetta, come noi ce l’avevamo centoventi vite fa.
Naturalmente, con un buon reddito si possono cambiare molte vite, e persino possedere più di una vita, a patto di avere il garage. Ogni giorno su questa terra qualcuno decide di voltare pagina e di farsi una vita nuova, che vada più forte e consumi di più, che sia più aggressiva e all’occorrenza un po’ arrogante, che costi il doppio, con prestazioni migliori, performance da record. A cosa ci serve? Semplice: a superare la vita che avevamo prima e fare le corna o il gesto dell’ombrello a quel fesso che va così piano. Domanda: cosa ci rimarrà quando avremo cambiato vita cento volte e avremo ormai l’ultimissima vita a decollo verticale controllabile a distanza con il movimento delle palpebre, o a scelta del naso? Francamente non lo so. A quel punto temo che sarebbe più sensato cambiare vita. Darsi all’antiquariato, alle vite d’epoca: quelle vecchie vite morigerate, dove si consuma il giusto, non si sporca troppo, non si inquina più di tanto, non si fa rumore. Che bella vita, sarebbe! Ma a quel punto, ragazzi, mi sa che costerà un occhio della testa! E la mia paura è che quando finalmente saremo abbastanza intelligenti di rivolere la nostra vecchia vita, con meno sprechi e meno ingiustizie, non potremo più permettercela. Fessi!

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