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set 01

Smemoranda 2002 – Un posto sicuro

Non c’è posto dove sei al sicuro, baby. Dovunque ti metti fai danni a qualcuno, è bene saperlo. Sulla gobba del Col du Ticka, in Marocco, per dirne una. Una strada lunga con un milione di curve che porta da Marrakech a Ouazarzate. In cima al passo ti vendono delle frecce di onice e ti fanno una tagine di capretto condita probabilmente con oliofiat, ma buona, però e con pure le prugne. In un certo periodo sul Col du Ticka e in tutto il Marocco era tutta una grande festa di boom economico. Qualche cervellone del marketing, magari a Oslo, magari a Tokyo, aveva scoperto che i fosfati nei detersivi facevano felici le massaie. Le lavatrici giravano e i marocchini scavavano i fosfati, le massaie erano raggianti. Dopo dieci anni di fosfati, per le massaie era normale, per i marocchini andava benino, in compenso i delfini morivano come mosche. Il mondo doveva scegliere: o i marocchini o i delfini. Oggi marocchini estraggono un po’ meno fosfati, i delfini schiattano un po’ meno, la biancheria resta pulita perchè a Oslo o a Tokyo hanno trovato qualche altra porcata da metter dentro ai detersivi. Tra il marocchino e il delfino esiste un ben noto conflitto di interessi, con l’aggravante che i delfini non possono presentarsi agli uffici marketing dei detersivi a prendere a sberle qualcuno.
Però si può fare a sberle coi cinesi. Quando un miliardo di cinesi avranno un miliardo di frigoriferi è molto probabile che noi non avremo più l’ozono. Eppure è un diritto elementare dei cinesi avere il frigorifero, almeno quanto il nostro di avere l’ozono. E se volessero anche la macchina? Un miliardo di utilitarie cinesi, con i fari a mandorla, che vi intasano i polmoni. C’è un conflitto d’interessi anche con i cinesi, pare, anche senza delfini di mezzo, ma con i polmoni marci. Aggiungo che da quando hai cominciato a leggere sono nati almeno venti piccoli cinesi, futuri guidatori di automobili e possessori di frigoriferi. Puoi calcolare quanti altri ne nasceranno mentre ti procuri una maschera antigas e le bombole per l’ossigeno.
Tutte queste precauzioni e poi basta un caffè per ammazzare gli uccellini. Centinaia di specie migratorie arrivano dal nord America al centro America… il Nicaragua cinguetta, mangiano tutti insieme sugli alberi che stanno sopra le piantagioni di caffè. Il caffè si coglie nel sottobosco e si fa seccare al sole. Se non ci fossero gli alberi alti, il caffè potrebbe essiccare sulle piante, molto più economico. Per l’industria del caffè, naturalmente, mica per gli uccellini che non hanno più i loro alberi, spariscono specie intere. E nessuno, tanto meno le multinazionali del caffè, vogliono riconvertirsi a mangiare le zanzare. Il caffè ha contenuto il suo prezzo sul mercato mondiale, la concorrenza è terribile, soprattutto per gli uccellini: ogni cinque tazze ne ammazzi uno, e in più ti rende nervoso. E come se non bastasse aumentano gli insetti nelle piantagioni di caffè. Così tra dieci anni si deciderà che ci rivogliono gli uccellini e gli alberi, ma piante così ci mettono decenni a crescere e gli uccellini chi li avverte, si manda un telegramma? Posti normali, senza conflitti d’interesse, ho paura che non ce n’è più molti, sulle cartine. Posti al sicuro non ce n’è più. Certo, sono bellissimi i mari, azzurri fino al bianco e blu fino al blu… grandi mari e piccoli mari, come il Mediterraneo. Piccolo mare con un nobile nome: per questo forse l’hanno chiamata così, la grande petroliera, The Mediterranean. In una vita precedente si chiamava Exxon Valdez, si era spaccata di fronte all’Alaska e aveva impestato tutto, foche, pinguini e cormorani. Undici milioni di galloni di petrolio greggio, per la precisione. Adesso viaggia qui, nel piccolo mare, carica di milioni di tonnellate di petrolio, dicono che è più sicuro. Non vedo di cosa aver paura: qui mica ci sono i pinguini.

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