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3
set 00

Smemoranda 2001 – La seconda volta di tutto

Ci sono forme di vita intelligenti nell’universo? Si direbbe di no. Ci siamo soltanto noi, e come intelligenza, beh, lasciamo perdere che è meglio. Del resto, lo sapete, siamo soltanto una prova generale. Quando Dio creò tutto quanto – purtroppo anche i centravanti del Milan e il Fondo Monetario Internazionale – non è che aveva proprio tutto chiarissimo. Era la prima volta e anche lui non era pratico. Per esempio non era sicuro della scheda grafica (consultare il manuale utente) e all’inizio non gli funzionava il modem. Le cose andarono subito un po’ meglio (per esempio con la creazione della luce), ma Lui, che era un vecchio saggio, conosceva già l’importanza dell’esperienza e del saper trarre insegnamenti dai propri errori.
E allora creò la Terra. Una specie di prova generale che gli procurò soltanto grattacapi e problemi con gli sponsor. Gli animali si mangiavano tra loro, poi l’uomo si mangiava gli animali. Fin qui, tutto previsto. Poi l’uomo cominciò ad ammazzare gli animali anche per vestirsi, poi per sfizio, poi per sembrare un lord inglese alla caccia alla volpe, tu pensa che cretino. Un imbecille totale, però con la cravatta di cincillà. L’uomo cominciò a prendere a randellate un altro uomo praticamente dieci minuti dopo essere stato creato, e questo era seccante, specie per le compagnie di assicurazioni.  Secolo dopo secolo il randello diventò una roncola e poi una spingarda, e poi un missile e poi un affare pieno di plutonio che poteva fare danni per milioni. Per un paio di volte la prova generale rischiò di saltare letteralmente per aria. Per fortuna non tutto era proprio così tremendo: qualcuno ci stava ancora con la testa, e in generale erano quelli che venivano randellati. Ogni tanto qualcuno esclama: perchè Dio permette che avvenga tutto ciò? Semplice: perché tutto ciò è solo una prova generale!
Dopo aver creato tutto quanto – purtroppo anche gli Stati Uniti e il vino nel cartone – in una settimana e senza starci troppo attento, Dio si mise comodo a guardare. Aveva qualche birra e un piccolo taccuino per gli appunti. I bruchi che diventavano farfalle, scriveva sul taccuino, vanno bene, ecco qualcosa che funziona già alla prima volta. Anche i cavalli non sono male, specie quelli della terza corsa all’ippodromo di Parigi. Ma un sacco di cose non vanno, ci sono troppi errori. Mentre il taccuino si riempiva di appunti, Dio – che nel frattempo si era creato una certa fama anche sotto diversi nomi –   aveva ormai capito che la prima volta era andata, e che il lavoro vero cominciava adesso. Insomma, si congratulava tra sé e sé il Signore: meno male che ho fatto prima questa brutta copia, così la seconda volta andrà tutto bene e non ci saranno malintesi.
La seconda volta non ci mise una settimana. Ormai aveva una certa credibilità e si era fatto un nome presso la clientela. Così si prese i suoi tempi. Esclusi i sabati e le domeniche ci mise un paio d’anni, sempre sbirciando sul taccuino cos’era andato storto la prima volta. Per esempio il fatto che i tonni non avessero sciabole per bucare le reti, o che i visioni non avessero una tasca nella pelliccia dove tenere una piccola calibro 22. Questa volta fu un lavoro lungo, gli vennero bene persino i giapponesi. I bruchi e le farfalle, che erano venuti una meraviglia al primo colpo, li aveva lasciati com’erano, tanto per far vedere a tutti che la prova generale era servita a qualcosa. Ma il resto era tutto nuovo e funzionava. Per la seconda volta, si sedette comodo a guardare lo spettacolo, e ne fu molto, molto contento.

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